mercoledì 31 agosto 2011

L'uomo dai mille spaghetti


E' morto l'uomo dai mille spaghetti.
L'uomo dai mille spaghetti era mio nonno.
Non ho mai avuto un buon rapporto con lui, anzi, è morto vecchio e ha sofferto poco.
Ma è morto in un momento non poco difficile per la mia famiglia: io in ospedale, zio in ospedale, mamma stanca e provata da un'estate di lutti dolorosi.
Oggi ci sono stati i funerali, io ci sono arrivata con una colica in corso e così sono sembrata di sicuro la più addolorata di tutti. Gli uomini della confraternita hanno salutato mio nonno con le loro bellissime preghiere in latino, recitate da un compagno di deportazione ancora vivo, visibilmente emozionato e fiero del suo addio.
Ora la casa sarà più vuota, anche i pensieri lo saranno e i ricordi troveranno il loro giusto posto. Poche ore prima che morisse sono riuscita a dirgli ciao come desideravo e poi, prima che venisse chiuso, sono riuscita a mettere accanto a lui un rotolino di spago che non si sa mai. Lui era l'uomo dai mille spaghetti ovunque, nelle sue cose o addirittura su se stesso tutto era tenuto insieme da un pezzetto di corda. Corde al posto dei lacci delle scarpe, corde per appendere il bastone, corde per gli occhiali, corde come cintura, corde per accendere la luce sul comodino, corde per legare il berretto alla testa, corde per fermare la radio sul ripiano, corde per appendere il cestino delle caramelle accanto al letto, corde corde corde...
Anche la foto che abbiamo scelto lo ritrae che chiacchiera, col suo cappellino bianco e un cordino al collo, chissà a cosa gli serviva.
Quindi, prima di infilare sotto al raso grigio perla un rocchetto di spago da pollo ho pensato, se mai dovesse davvero esserci questo famoso viaggio, che possa affrontarlo con uno spaghetto...

venerdì 26 agosto 2011

Il sonno della ragione genera mostri


La mia frase preferita. Di sempre.
Un'opera di Goya in verità, che amo molto, ma più ancora dell'opera in sè amo il titolo. E' verissimo, quando la mente abbandona la ragione, o meglio, quando la ragione abbandona la mente arrivano i mostri.
Non per tutti è così, chiaro, per me sì. Ogni volta che penso che vorrei farmi un tatuaggio questa frase è la prima cosa che inciderei sulla mia pelle.
Oggi la mia mente è andata a dormire, la conseguenza...un bell'attacco d'ansia.
Dall'ultimo post è successo di tutto, in una settimana un calcolo renale (con terribili coliche annesse) mi si è piantato nell'uretere e non ne vuole sapere di uscire. Mille medicine, riposo forzato, dolore allucinante e continuo, stanchezza e paura. Oggi soprattutto paura. Un antibiotico che reagisce e mi infiamma i tendini, come se non bastasse tutto questo. Rischio di rottura, riposo a letto o quasi. E il calcolo resta lì, tranquillo e stronzo.
Nel frattempo zio in ospedale e nonno moribondo, quindi mamma distrutta, poverina.
A tutto questo come si reagisce? Ho ripetuto tipo mantra tibetano che tutto si sarebbe aggiustato, ho insegnato alla zia il detto cinese "se hai un problema che puoi risolvere perchè ti arrabbi, se hai un problema che non puoi risolvere perchè ti arrabbi?" (o qualcosa di simile), ho continuato a sorridere, sono andata a lavorare con due toradol in corpo. Ma oggi sono crollata. Appena ho percepito che erano le gambe il problema, con tutto quello che significa per me, sono crollata come una pera marcia. Aria che manca, testa che pulsa, battiti che accelerano.
Poi, come è giusto, la ragione si sveglia e caccia i mostri, la dottoressa mi rassicura e interrompe subito l'antibiotico, la mamma si tranquillizza e restano solo un gran mal di testa e i tendini che tirano.
Ora, per cercare ancora un pò di relax, potrei preparare la mitica salsina all'aglio per le verdure grigliate che mangeranno il vicino-vicino e la Vale in visita domattina. Non ho una foto, ma ho la ricetta:

Ingredienti:
- Olio
- Aglio
- Prezzemolo
- Limone
- Pepe
- Sale

Procedimento:
L'aglio è meglio spremerlo, a pezzetti coprirebbe il gusto delle verdure grigliate che tutto sommato hanno un sapore delicato.
Il prezzemolo si frulla o si taglia fine fine con la mezzaluna.
Tutto mescolato.
Siate generosi col pepe se vi piace.

Difficoltà: facilissima
Cottura: zero!
Costo degli ingredienti: bassissimo

Buon appetito.

venerdì 19 agosto 2011

Will you show me something that nobody else has seen?


Quando penso ai prossimi concerti che vorrei assolutamente vedere sono tre i nomi che ritornano sempre:
- REM
- Depeche Mode
- Coldplay
E questo post veloce è dedicato ai primi, anzi, a una delle loro canzoni che amo di più, lunga, difficile, evocativa.
Mi ricorda le atmosfere che ci sono spesso nei miei sogni, offuscate, confuse, indecifrabili ma fortemente collegabili con la realtà.
Al link qui sotto c'è la traduzione del testo super difficile e quasi parlato:
http://www.musicaememoria.com/REM-NewAdventures.htm
Qui sotto invece il link al video, bellissimo, con una Patti Smith delicata, così com'è delicata nell'eseguire la parte femminile del brano:
http://www.youtube.com/watch?v=5cnIQHJ169s&feature=related
Inutile dire che uno dei passi che preferisco è quello che ho scelto per il titolo del post.
Buon ascolto!

E-bow the letter

Look up, what do you see?
All of you and all of me
Fluorescent and starry
Some of them, they surprise

The bus ride, I went to write this,
4:00 a.m.
This letter
Fields of poppies, little pearls
All the boys and all the girls sweet-toothed
Each and every one a little scary
I said your name

I wore it like a badge of teenage film
stars
Hash bars, cherry mash and tin-foil
tiaras
Dreaming of Maria Callas
Whoever she is
This fame thing, I don't get it
I wrap my hand in plastic to try to
look through it
Maybelline eyes and girl-as-boy moves
I can take you far
This star thing, I don't get it

I'll take you over, there
I'll take you over, there
Aluminum, tastes like fear
Adrenaline, it pulls us near

I'll take you over
It tastes like fear, there
I'll take you over

Will you live to 83?
Will you ever welcome me?
Will you show me something that nobody
else has seen?
Smoke it, drink
Here comes the flood
Anything to thin the blood
These corrosives do their magic slowly
and sweet
Phone, eat it, drink
Just another chink
Cuts and dents, they catch the light
Aluminum, the weakest link

I don't want to disappoint you
I'm not here to anoint you
I would lick your feet
But is that sickest move?
I wear my own crown and sadness and
sorrow
And who'd have thought tomorrow could
be so strange?
My loss, and here we go again

I'll take you over, there
I'll take you over, there
Aluminum, tastes like fear
Adrenaline, it pulls us near

Look up, what do you see?
All of you and all of me
Fluorescent and starry
Some of them, they surprise

I can't look it in the eyes
Seconal, spanish fly, absinthe, kerosene
Cherry-flavored neck and collar
I can smell the sorrow on your breath
The sweat, the victory and sorrow
The smell of fear, I got it

I'll take you over, there
I'll take you over, there
Aluminum, tastes like fear
Adrenaline, it pulls us near

Pulls us near
Tastes like fear..

Nearer, nearer
over, over, over, over
Yeah, look over
I'll take you there, oh, yeah
I'll take you there
Oh, over
I'll take you there
Over, let me
I'll take you there
There, there, baby, yeah


P.S. La foto che ho scelto, un pò sfocata (ma quella a fuoco che avevo rendeva molto meno) e forse poco chiara, rappresenta fogli stesi ad asciugare in una vecchia cartiera ligure.

lunedì 15 agosto 2011

Il buio oltre la siepe


Non è una recensione del libro di Lee che mi riprometto sempre di leggere e non lo faccio mai, avrei potuto intitolare questo post "il vuoto sotto" e sarebbe stata la stessa cosa.
Dopo settimane di distacco totale dai problemi, o meglio, di totale immersione nei problemi con una sorta di muta protettiva che mi faceva nuotare senza timore...le bombole sono finite.
Improvvisamente mi è mancata l'aria e ho cominciato ad annaspare.
Se la totale, totalizzante, precarietà in cui mi trovo mi spaventava ma riuscivo a conviverci dignitosamente da un pò, ora mi si è aperta una voragine sotto la seggiola e mi pare di essermela cercata io questa precarietà così difficile da digerire. Potrei trovare (l'avrei pure già trovato) un lavoro serale che mi faccia guadagnare il giusto per pagare un affitto da sola, mantenendo magari la ditta al mattino e dandomi così la possibilità di fare ciò che mi piace durante il giorno. Ma la mia vita privata? Gli amici? Il cinema? L'arrampicata con Sturm? Il pilates con la Dè? Le cene con la Ale? Le sere tra chiacchiere e affetto? Dovrei rinunciare ad una fetta di me enorme, dovrei fondamentalmente rinunciare a me.
Come ho fatto a scivolare sull'olio che ho versato io stessa? Parlando probabilmente, parlando a chi sento più vicino al mondo e spiegando, con mio grande stupore, come ogni mia precarietà sia legata ad un'altra. Non ho soldi per vivere, come potrei volere qualcuno con cui condividere una vita senza viaggi, prospettive, futuro? Del resto cercare i soldi per vivere vorrebbe dire fare un black out, nemmeno tanto momentaneo, della vita al di fuori, togliendo possibilità di crescita alla sfera dei sentimenti che già mi pare di coltivare piuttosto poco. Due giorni fa ho tenuto in braccio Amelia che dormiva, abbiamo sincronizzato i nostri respiri e tutto mi pareva perfetto, eppure ai bambini chi ci pensa? Ho quasi trent'anni e non ho spazio neppure per me. Ho trascorso l'ultima settimana di pseudo vacanza sentendomi in colpa se non lavoravo a pieno regime, per cosa? Nemmeno un euro naturalmente. Ma allora perchè continuo così? Perchè non comincio a pensare che non sia normale abbracciare come unica soluzione quella di vivere a metà per non sentire troppo l'incompletezza di fondo della mia vita?
Eppure erano settimane in cui riuscivo ad essere gioiosa del semplice fatto di esistere, non può una semplice chiacchierata, peraltro piacevole e tranquilla, gettarmi in questo mare di lacrime senza senso nè utilità. Dovrei organizzarmi per le ripetizioni dei prossimi quindici giorni, finire i report del dottorato, concretizzare un pò di più la ricerca per l'esame di settembre, preparare un banalissimo zaino di sopravvivenza per i prossimi giorni di vai e vieni da Campopisano. Eppure sto qui a scrivere, e fino a poco fa stavo qui a non fare nulla.
Vorrei dormire ma non mi riesce nemmeno quello. Forse il problema vero sta proprio in quel vorrei, che non pronuncio mai ma sostituisco sempre con un dovrei. Io voglio continuare a dedicare il mio cuore a qualcosa e qualcuno che ho e che mi fa stare bene senza le grandi difficoltà conosciute in passato, voglio continuare ad andare in un ufficio dove i miei studi e le mie passioni possono essere messe alla prova ogni giorno, voglio abitare in una casa che mi permette di essere vicina a chi riesce a farmi ridere con una smorfia o mi offre una birra improvvisa, voglio riprendere in mano questi pezzi incasinati e ritrovare la strada del va tutto bene.

P.S. Per la foto grazie a Chiara, fresca compagna di camminate con Sturm. Un'altra cosa che voglio è dedicare presto uno spazio a un libro, una ricetta, un'idea, che non mi faccia sentire un'isterica che si sfoga sul web.

domenica 7 agosto 2011

Il mattino ha l'oro in bocca


"Il mattino ha l'oro in bocca, Il mattino ha l'oro in bocca, Il mattino ha l'oro in bocca, Il mattino ha l'oro in bocca, Il mattino ha l'oro in bocca, Il mattino ha l'oro in bocca, Il mattino ha l'oro in bocca, Il mattino ha l'oro in bocca, Il mattino ha l'oro in bocca...."
Questa è la frase che Jack Nicholson scrive all'infinito in una delle scene più celebri si Shining. Questo è quello che ho pensato quando sono arrivata a casa di Sturm per il week end in montagna quasi passato. L'ho pensato per una serie di ragioni: la prima è il posto, questo palazzo alto, con un ascensore a prova di claustrofobici che riportava messaggi del tipo si consiglia l'uso dell'ascensore solo con la certezza di non essere soli nel condominio, in caso contrario è preferibile l'utilizzo delle scale. Se si è in più di una persona utilizzare l'ascensore a turno per evitare in caso di guasto di rimanere per lungo tempo chiusi all'interno, poi gli strani abitanti gemelli che continuavano a passarci davanti ripetendo lo stesso saluto e i numerosi dettagli rossi all'interno della mini mansarda di Sturm (dallo spicchio triangolare sul soffitto al tavolino di porcellana, dalle miniseggiole di legno agli umidificatori sui termosifoni). Anche il paesaggio montano così affascinante e alienante nello stesso tempo, il sentiero attorno al lago, la portiera della macchina che si chiude con la sicura anche senza che lo vogliamo, la nebbia vai e vieni mentre percorriamo il sentiero più esposto del mondo e la seggiovia avvolta dal bianco, mi hanno fatto ricordare il film di Kubrick...
Tutta questa atmosfera ovattata, la speranza esaudita che davvero il mattino avesse l'oro in bocca regalandoci un tempo clemente, hanno reso questi due giorni un fine settimana bellissimo, in cui ho conosciuto dei luoghi stupendi e una bella persona amica di Sturm, ho trascorso ore tranquille, ho messo alla prova il mio fisico con discreti risultati, ho mangiato tantissimo, dormito bene, pensato a me, lasciato al mare un pò di problemi e respirato a fondo l'aria dei monti.
Come spesso mi capita quando faccio qualcosa di nuovo, ho cercato di godermi il più possibile le situazioni in cui mi trovavo e ho provato a stare con me stessa...poche cose come la montagna penso che ti diano questa opportunità. Mentre percorrevamo il sentiero che tanto ha spaventato Sturm ho pensato a come fare per mantenere la calma e concentrarmi sui miei passi, ho cominciato ad osservare i miei piedi e il percorso davanti a me, come se non fosse una semplice via ma rappresentasse in realtà molto di più: un percorso lineare, stretto ma continuo, in ripida salita e in veloce discesa, avvolto da nebbie fitte o a picco sulla luce, solitario o circondato da alberi rassicuranti. Non ho avuto paura ma ho solo continuato a camminare. Ed è quello che continuerò a fare.

martedì 2 agosto 2011

Opportunità


Ho deciso di cogliere queste opportunità. Le opportunità che ho di ridere.
Nonostante non sia facile notarle ci sono, e sono tantissime. Da una battuta del vicino-vicino a una telefonata inaspettata. Da una bevuta tra donne ad un professore che si comporta da giovane. Da un incontro in pizzeria ad un week end in montagna. Da vecchi ricordi divertenti a future aspettative positive.
Una delle mie caratteristiche è il sorriso, o meglio, è una delle cose che generalmente le persone ricordano di me. Non so se sia perchè i miei denti sono dritti, o bianchi, o tanti o se il merito vada al fatto che quando rido la mia bocca riempia tutta la faccia...quello che so è che se rido si nota. Un'altra cosa che so è che per anni non ho riso, ma mi sono limitata a sorridere. Che c'è una bella differenza: quella sensazione di luce che ti da una risata, i crampi allo stomaco se dura a lungo, il contagio immediato di chi ti sta attorno se è una risata sincera.
Da un pò di tempo ho ricominciato a sorridere e ridere, me ne accorgo dalle foto: nelle ultime immagini che mi ritraggono si vede innanzi tutto la mia bocca, nella migliore delle ipotesi è semiaperta e in alcune occasioni è addirittura spalancata da orecchio ad orecchio, impegnata in una risata genuina. Ci sono io che rido con le mie colleghe, io che rido abbracciata al vicino- vicino, io che rido ballando sul terrazzo, io che rido lavorando davanti al pc, io che rido in cima ad un'impalcatura altissima.
Sorrido anche adesso che scrivo, eppure ho passato una giornata correndo da biblioteca a ufficio, da mezzi pubblici a ripetizioni, camminando a piedi con uno zaino enorme, scrivendo l'ennesima e-mail per una ennesima commessa che non si sa nemmeno se verrà accettata, rendendomi disponibile per un terzo lavoretto serale che mi aiuti a pagare il gas, incastrando il sopralluogo al museo di giovedì pomeriggio con l'apericena di giovedì sera. Ho deciso di non perdere nemmeno una di queste occasioni, di ridere alle cose belle e, quando arrivano le difficoltà affrontarle con un sorriso. So che devo ringraziare Luisa per tutto questo, andandosene via appena una settimana dopo Fra mi ha ricordato quanto sia importante godere di ogni cosa e fare tutto ciò che è in nostro potere affinchè ogni cosa sia un godimento. Per questa ragione sono maldestra nel tentativo di dare affetto a chi mi sta vicino, nel ringraziare chi mi aiuta ancora dopo anni, nell'accogliere con gioia telefonate montane, nell'ascoltare i sogni della mia coinquilina e nel chiederle consiglio per districare tutti i miei pasticci. So che devo ringraziare chi non c'è più e con la sua assenza mi ricorda quanto è bello esserci e so che devo ringraziare tutti quelli che ci sono e amano la mia ironia, la condividono, la esaltano e...mi fanno ridere!
Questo post, uscito veloce come una risata, spero mi servirà nelle giornate no, in quei pomeriggi di festa in cui mi chiudo a casa o direttamente a letto come solo io so fare, in quelle mattine che iniziano con una riga infinita di problemi e promettono serate anche peggiori, in quei giorni in cui le delusioni o le ferite causate da chi credevo vicino bruciano di più.

p.s. L'immagine, un pò sfocata per la verità, l'ho scelta naturalmente perchè mi faceva un sacco ridere!