lunedì 27 novembre 2023

Basilicata in my mind

 


Musica.

Questo è un post difficile da scrivere, perché contiene tanto, perché contiene tutto.

Contiene il mio amore, il mio lavoro, le mie paure, le mie gioie, il mio passato, il mio futuro, la mia salute e la mia malattia.

Inizio dal principio e poi salterò qua e là, dai Sassi ai cavi coccodrillo, dalle nuvole agli ulivi, dal sole alla neve, dalle cicorie al ragù.

Sono partita per lavoro, sono rimasta per e con amore, ho coltivato la gioia, ho pensato al passato e al futuro vivendo più che mai il presente e ho fatto i conti con la mia salute gestendo la paura che è, per me, la malattia più difficile da curare.

Siamo partiti di giovedì mattina, abbiamo iniziato con un treno per Pisa, proseguito con un aereo per Bari e terminato con un'auto a noleggio per Potenza.
Siamo usciti di casa alle 8 del mattino e siamo arrivati al B&B alle 8 di sera, senza alcun intoppo, se non consideriamo la leggendaria frase "Signore e Signori, c'è un medico a bordo?!" pronunciata a metà volo da una hostess un poco in affanno. Il tutto si è concluso per il meglio, il medico a bordo c'era e il passeggero che si è sentito male è stato soccorso, non abbiamo dovuto atterrare in emergenza e i paramedici hanno subito preso in carico il malcapitato al nostro arrivo.

Quindi, dicevamo, senza grossi intoppi siamo arrivati a Potenza, abbiamo cenato e ci siamo fiondati a letto, vista la giornata trascorsa e quella in arrivo, decisamente più impegnativa della precedente.

La mattina, dopo colazione, abbiamo fatto un giretto in città e abbiamo trovato una Potenza sospesa tra le nuvole basse, pronta per l'arrivo di un sole caldo e avvolgente.



La prima tappa è stata una visita al MOON - Museo Officina Oggetti Narranti, un luogo che entrambi desideravamo vedere da tempo, la casa del Salone dei Rifiutati, dove l'Associazione La Luna al Guinzaglio ha riunito materiali, valori storie e possibilità mettendoli a disposizione delle persone attraverso un instancabile lavoro di progettazione. 

Si respira aria di comunità e di (in)genio, di bellezza e di semplicità, di passato e di futuro.


Il MOON si trova vicinissimo a Contrada Bucaletto, un luogo senza tempo, nato a seguito del terremoto dell'Irpinia per garantire unità abitative agli sfollati. Questa sorta di villaggio alpino ospita la Cooperativa Sociale la Mimosa che, insieme a Il Salone dei Rifiutati, ha portato avanti il bellissimo progetto Officina del Rifare, tra laboratori partecipati, percorsi formativi e seminari. L'ultimo è quello che ho tenuto io, presso la sede del Centro Italiano Femminile, sempre in Contrada Bucaletto.

Solo al momento dell'applauso finale, mentre, come al mio solito, mi commuovevo davanti a tutti, mi sono resa conto di quello che avevamo appena fatto:
un pomeriggio di formazione per 50 insegnanti, tra maestre dell'infanzia, docenti della primaria, professoresse della secondaria, educatrici e persone interessate a sperimentare con creatività e scienza, senza sovrastrutture o giudizi, con entusiasmo e voglia di mettersi in gioco.
Alla vigilia del 25 novembre, Sara, Rossana e le loro collaboratrici hanno chiamato me, Elena, per costruire un'opportunità di apprendimento STEAM a cui hanno preso parte decine di donne, all'interno del Centro Italiano Femminile, custodito con cura da Ausilia.

È stato bello, è stato grande, è stato Potenza!



Finito il seminario abbiamo mangiato una pizza (buonissima) al volo e siamo ripartiti, direzione Matera.
Poco più di un'ora di viaggio e siamo arrivati in quello che, ad oggi, è decisamente uno dei posti più incredibili che abbia mai visto. Andrea c'era già stato per lavoro qualche anno fa, mentre io volevo andarci da una vita; ecco un altro motivo per ringraziare Sara e Rossana, che, con il loro invito, mi hanno regalato anche la giusta scusa per visitare Matera.

Appena parcheggiato in uno dei silos attorno al centro storico siamo scesi tra le vie illuminate e silenziose, incantandoci davanti a ogni scorcio e abbiamo raggiunto il Carrubo, il Sasso dove abbiamo dormito le due notti successive.

Il posto è bellissimo, il proprietario della struttura molto gentile e sempre pronto a dare consigli e a raccontare curiosità storiche sulla città... insomma, super consigliato!

La mattina seguente ci siamo svegliati con calma, abbiamo fatto colazione e siamo usciti tra pioggia e gelo. Abbiamo preso l'auto e raggiunto l'azienda vinicola da cui parte la visita alla Cripta del Peccato Originale, una delle tantissime chiese rupestri sparse sul territorio materano. Accompagnati da una guida bravissima e dal suo cagnolone bianco e affettuoso abbiamo cominciato a entrare nell'enorme complessità della storia di un luogo che ha radici profondissime e piene di significato (vi basti pensare che nelle campagne attorno a Matera è stata trovato uno scheletro di Balena, a 400m sul livello del mare).

La grotta e le sue decorazioni sono meravigliose, vale assolutamente la pena programmare una visita.


Rientrati in città abbiamo pranzato con fave e cicorie e crapiata, una zuppa di legumi e cereali tipica e calda, poi, visto il freddo e il vento siberiani abbiamo deciso di fare un breve giro e andare sia a Casa Noha sia al MUSMA.


La prima è uno spazio del FAI dove è possibile vedere un documentario molto interessante sull'incredibile storia di Matera, dall'insediamento all'abbandono forzato, dalla rinascita alla proclamazione a Capitale Europea della Cultura nel 2019.

Il MUSMA, invece, è il museo di scultura contemporanea della città, allestito in un antico palazzo su due piani, ricchissimo di lunghi ipogei dove sono esposte le opere.


Terminata la visita siamo passati in albergo per un cambio veloce e siamo usciti a cena.
Mentre aprivo la porta della stanza Andrea mi a chiesto "Piove ancora?". No, ho risposto io, però nevica! L'avevo detto che faceva freddo...

La neve, in realtà, è durata pochissimo e non si è posata, nella notte il meteo è migliorato e l'ultimo giorno è stato all'insegna del sole e di temperature più miti.

Al mattino abbiamo visitato il Palombaro Lungo, una enorme cisterna ormai in disuso che si estende sotto una delle piazze principali di Matera, poi abbiamo girovagato alla scoperta del Sasso Barisano, ovvero la porzione di città opposta a quella in cui abbiamo soggiornato, chiamata, invece, Sasso Caveoso.




Ci siamo poi spostati a Casa Ortega, l'abitazione/laboratorio dello scultore spagnolo che, a Matera, a vissuto diversi anni, collaborando con le maestranze artigiane del posto, specialmente nella lavorazione della cartapesta.

Casa Ortega è bellissima, dentro e fuori.
La guida, che avevamo già incontrato al MUSMA, è super disponibile e preparata, mentre la vista, beh, giudicate voi:



Il tempo a nostra disposizione è ormai agli sgoccioli (per questo ringraziamo Ryanair che ci ha anticipato il volo di rientro di quasi 24 ore), abbiamo pranzato al volo con lasagne al ragù lucano e crostone con salumi e formaggi del posto e siamo ripartiti, con una breve sosta al Belvedere Murgia Timone per ammirare Matera da lontano, in tutto il suo splendore.


Ora siamo in treno, dopo un rientro liscio sia in auto sia in aereo, perciò chiudo il post riprendendo da dove ho iniziato: dentro a questo mini resoconto di viaggio avete trovato l'amore, per mio marito che non ha esitato a starmi accanto e a supportarmi in questa bella sfacchinata, per il viaggio, croce e delizia che adoro e che mi terrorizza ogni volta. C'è il mio lavoro che, come il viaggio, mi mette sempre alla prova e che, spesso, mi dona gioie inaspettate. C'è la salute, che con la paura determina tanto della mia vita, a partire dalla prima puntura di eparina fatta il giorno della partenza per arrivare all'ultima di questa mattina. Infine, ci sono il mio passato e il mio futuro, intrecciati come sempre per sorreggere il presente, tra quello che sono stata, che ho visto e ho portato con me, quello che sarò, vedrò e custodirò nel cuore e, soprattutto, quello che sono, vedo e stringo forte a me ogni giorno.

P.S. La musica scelta per il post è una delle canzoni che abbiamo ascoltato al caldo della rosticceria dove abbiamo pranzato il primo giorno a Matera.

Bonus foto - un'Agata lucana decisamente più affabile di quella genovese:



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