giovedì 7 febbraio 2013

I bambini, la natura e la musica.

Ho la fama di essere una che piange facilmente, anzi, che si commuove facilmente; in realtà, per le cose serie della vita, non riesco mai a sfogarmi come vorrei.
Scrivo questo post in pausa pranzo, prima settimana di lavoro agli sgoccioli, già diversi report preparati, articoli letti, appunti presi. Sono felice.
La motivazione che mi spinge a distrarmi ancora un po' e digerire scrivendo è il concerto a cui sono andata ieri sera: Ludovico Einaudi al Teatro Carlo Felice. Era una vita che volevo vederlo dal vivo, dopo ore in compagnia delle sue note mentre cucino, mentre leggo, mentre penso, mentre faccio la doccia, mentre studio, mentre pulisco, mentre mi vesto, mentre piango.
In verità c'è un'altra ragione per cui sto scrivendo questo post e sono le tre parole del titolo. Da qualche giorno rifletto sulle cose che mi commuovono e dopo averci pensato su un bel po' ho deciso che i bambini, la natura e la musica sono in assoluto le più potenti.
Sia ben chiaro, non intendo piangere di dolore, in questo sono bravissime le disgrazie della vita, i momenti di rabbia vera e se la cavano bene anche i film d'amore, i documentari e i ragni.
Ma la commozione forte, quella che ti sale dallo stomaco senza poterla fermare, che tocca corde nascoste, smuove ricordi, riporta in vita odori e immagini me la danno loro: i bambini, la natura e la musica.
I bambini con le loro domande, con il loro sguardo sul mondo che sembra sempre aver capito molto più del nostro, con le loro gentilezze, con le loro parole taglienti, con le loro intelligenze e le loro paure. I bambini che mi ricordano me da piccola, che per me è sempre un privilegio poter incontrare e che mi fanno pensare ad un futuro che non avrò. I bambini che questa notte hanno popolato il mio incubo adulto, tornando sottoforma di doloroso flashback.
La natura, dove sono cresciuta, da cui non riesco a stare lontana, dove torno sempre. Il mio mare con la sua luce, i boschi con il loro colore, con l'odore di terra bagnata e il rumore dei rami spezzati da un passo. Le fioriture colorate come quelle che vidi a Delfi e a Bruges tanti anni fa, gli stormi di uccelli che migrano neri, il volo lento dell'airone, il passo incerto di un gattino piccolo, la forza spaventosa di un'alluvione o di un incendio.
La musica e qui entra in gioco Einaudi, capace di spostare un'anima intera, di renderla triste, di rilassarla, di darle conforto, di farla saltare. La musica che ogni giorno mi accompagna, che si accende alla mattina con la sveglia, che mi segue in cucina con la radio, in autobus con le cuffie e al lavoro nel pc, ieri sera mi è entrata dentro. Ha percorso la mia schiena, ha fatto battere il mio stomaco, sorridere la mia bocca, contrarre le mie cosce, fare la punta ai miei piedi, aumentare il battito del mio cuore, sollevare il mio petto, commuovere i miei occhi.
Il concerto di ieri è stato una pelle d'oca continua, inutile scrivere quanto sia bravo lui e quanto lo siano i ragazzi che lo hanno accompagnato con violini, viole, violoncelli, chitarre, bassi, percussioni, tastiere.
Uno spettacolo che non dimenticherò, come non dimenticherò il sogno di un bambino e il profumo del maggiociondolo in fiore.

Waterways, Einaudi. La mia preferita dell'ultimo album, il titolo della foto qua sopra.
https://www.youtube.com/watch?v=t7Ca7Va-GHY

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