domenica 25 agosto 2013

What does your joy look like today?

Lo spunto per scrivere questo post, inaspettato in verità, è la frase che ho usato come titolo.
Oggi sono felice, ultimamente mi capita sempre più spesso, ma a volte non so dire perché, non è sempre chiaro da dove arrivi la gioia, cosa mi spinga al sorriso, cosa vedano i miei occhi per inumidirsi contenti.
Quindi, quanto ho letto quella domanda lassù, mi sono fermata a riflettere ed è stato facilissimo risalire a tutti i momenti che mi hanno donato un po' di felicità. Semplice, piccola, come piace a me.
E qui, mi sa, ci scappa un elenco:
- La crema al cacao che ho spalmato sulle gallette stamattina, per tramortire l'ennesimo buscofen con una colata di dolcezza buonissima
- La colazione sulla tovaglietta rosa, quella con mille piccole mele
- Il sentiero nuovo, dove mettere un passo davanti all'altro e guardare quelli davanti al mio
- La mantide religiosa, verde pistacchio, sorpresa sulla terra rossa come se avesse sbagliato qualcosa nel suo processo di mimetismo
- I rami d'argento delle eriche bruciate anni fa, mescolati ai nuovi ciuffi verdi, alle pietre azzurre e alla terra color ruggine
- Il biancone che vola basso a cercare la merenda
- I biscotti al cacao che è come masticare un batuffolo di cotone mangiati davanti al temporale in arrivo
- Il temporale arrivato
- I tre daini in fuga sul pendio
- La macchina azzurra parcheggiata laggiù, sulla strada in mezzo all'erba verde
- Il gattino piccolo trovato ieri e accoccolato sulle gambe del vicino
- Le melanzane grigliate con l'olio, il limone, il pepe e i sorrisi di mamma per cena
- Le tre vecchie puntate di Grey's Anatomy che danno in TV, una dopo l'altra e che mi riportano ad accendere quel coso dopo mesi
- La scoperta di Mood Indigo, il prossimo film di Gondry, in uscita tra pochissimo, che non vedo l'ora di vedere
- La colonna sonora di oggi e di ieri che non smetterei mai di ascoltare, in questa versione: http://www.youtube.com/watch?v=HlFO0-IwKa4
- L'Elogio ai piedi di Erri, azzeccato come sempre:
Perché reggono l’intero peso.
Perché sanno tenersi su appoggi e appigli minimi.
Perché sanno correre sugli scogli e neanche i cavalli lo sanno fare.
Perché portano via.
Perché sono la parte più prigioniera di un corpo incarcerato. E chi esce dopo molti anni deve imparare di nuovo a camminare in linea retta.
Perché sanno saltare, e non è colpa loro se più in alto nello scheletro non ci sono ali.
Perché sanno piantarsi nel mezzo delle strade come muli e fare una siepe davanti al cancello di una fabbrica.
Perché sanno giocare con la palla e sanno nuotare.
Perché per qualche popolo pratico erano unità di misura.
Perché quelli di donna facevano friggere i versi di Pushkin.
Perché gli antichi li amavano e per prima cura di ospitalità li lavavano al viandante.
Perché sanno pregare dondolandosi davanti a un muro o ripiegati indietro da un inginocchiatoio.
Perché mai capirò come fanno a correre contando su un appoggio solo.
Perché sono allegri e sanno ballare il meraviglioso tango, il croccante tip-tap, la ruffiana tarantella.
Perché non sanno accusare e non impugnano armi.
Perché sono stati crocefissi.
Perché anche quando si vorrebbe assestarli nel sedere di qualcuno, viene scrupolo che il bersaglio non meriti l’appoggio.
Perché, come le capre, amano il sale.
Perché non hanno fretta di nascere, però poi quando arriva il punto di morire scalciano in nome del corpo contro la morte.

(Erri De Luca)
- La camomilla calda che sto bevendo ora e che sembra alleviare un poco il dolore al collo: la felpa verde arrotolata come una sciarpa, nel meraviglioso vento di oggi, non è bastata.
Buonanotte...

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