domenica 4 gennaio 2015

Trentatrètrentini

Niente foto con i calzini a righe sull'uscio di casa quest'anno. Un po' perché ho scordato i calzini a righe, un po' perché ho scatti ben più belli tra cui scegliere, un po' perché basta, è l'anno del cambiamento (volente o nolente) e magari cominciare a scegliere io qualcosa può essere un piccolo passo avanti. Quindi oggi quattro gennaio duemilaquindici ecco un'immagine di questa mattina al rifugio Prato Rotondo, dove ho festeggiato il mio compleanno con mamma e due vicini di Vesima e da dove sono poi rientrata a casa, a piedi.
Trentatré anni, come Gesù, e i miei amici ieri sera ci hanno tenuto a ricordarmelo!
Non ricordo di aver trascorso delle vacanze natalizie così belle. Davvero.
Sarà che dopo tutta la pioggia che abbiamo patito questo autunno, svegliarsi quasi ogni mattina con il cielo blu, il sole (troppo) caldo, e intere giornate da poter passare fuori, camminando, correndo, guardandosi intorno, è stato meraviglioso.
Cosa ho fatto in due settimane a casa dal lavoro?
Cucinato
Mangiato
Camminato
Di solito proprio in quest'ordine.
E ho festeggiato con tutte le persone che avevo voglia di vedere, ho preparato piatti nuovi come la zucca marinata e piatti vecchi come la pasta e fagioli, ho corso attorno alla casa dove sono cresciuta e attorno a quella in cui sto crescendo, ho camminato a Ponente e ho camminato a Levante, in compagnia e da sola, con la luce e con il buio, senza trascurare un momento.
Così, un'euforbia a picco sul mare incontrata a Punta Manara diventa il mio attimo felice del due gennaio, mentre in mezzo alla sera che arrivava (troppo) svelta tra i pini ho trovato un secondo tutto mio solo poche ore fa. E mi sono sentita felice.
Quanto ieri che ho festeggiato il mio compleanno semplicemente non dandomi tempi, dilatando tutto, facendo colazione all'ora di pranzo, chiacchierando con le amiche, passando a salutare nel mio negozio vintage del cuore, perdendomi in drogheria alla ricerca di qualche fetta di zenzero candito che mi togliesse la nausea. Ma anche cucinando per gli ospiti della sera, stanchi e reduci da un trasloco, pronti ad appendermi un paio di quadri da troppo tempo posati lì, a riempirmi di regali e a mangiare tutto quello che avevo preparato con calma, e affetto. Tantissimo affetto.
Ora non resta che:
- prendere in mano la situazione cibo e la mia totale incapacità di digerirlo, aspetto che ben conosco (perché mi capita assai spesso) e che immagino possa risolversi smettendola di sfondarmi di latticini e lieviti e ricominciando a riflettere sugli acquisti utili davanti al banco ortofrutta.
- rimettermi nell'ottica di sedermi al pc per lavorare, che altrimenti il sette mi prende una sincope.
- passare un sei gennaio di sole degno di tutte le feste appena trascorse. E perciò bellissimo.

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