lunedì 27 agosto 2018

Hotel Salicornia: un vaggio in Bretagna


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Il momento di raccontarvi il nostro viaggio in Bretagna è arrivato.
In realtà sono anni che lo aspetto perché sogno di conoscere questi posti da sempre. Come al solito dividerò il post a tappe e lo correderò di qualche foto significativa. Tanti altri scatti sono sparsi sulla pagina Fb e sul profilo Instagram.
Cominciamo subito!

Prima tappa: Nantes
Partiti da Pisa con un Volotea comodissimo siamo arrivati a Nantes poco prima di cena. Durante l'attesa in aeroporto io, come sempre, ho trascorso dieci minuti buoni in profumeria sperando che spalmandomi e spruzzandomi tutti i tester disponibili mi sarei rilassata un po'. Non so se abbia funzionato, ma crisi isteriche non ne ho avute. Anzi, sorvolando la Francia mi sono anche divertita a riconoscere il sincrotrone di Grenoble
e i vulcani dell'Alvernia, di cui (shame on me) ignoravo l'esistenza.
Appena atterrati siamo andati a posare i bagagli, a fare una doccia veloce e poi via alla ricerca di un posto dove mangiare il primo piatto di Moules-Frites e la prima enorme coppa di gelato al burro salato. Dopo cena siamo tornati dritti all'hotel, stanchi ma pronti a scoprire Nantes il giorno dopo. La notte semi in bianco (sotto all'albergo c'era una specie di discoteca sempre aperta e, dovendo tenere le finestre chiuse, siamo morti di caldo) è passata veloce e il giorno dopo abbiamo esplorato la città in lungo e in largo. L'ultimo espresso decente da Starbucks prima di incontrare solo lunghe tazze di brodo scuro, un giro nella cattedrale, nel suo chiostro e nella cripta, una visita al Castello dei Duchi di Bretagna (con tanto di scivolo laterale), un'ora buona nel parco più bello che si possa immaginare, completo di stagni con le ranocchie, giochi d'acqua e ginkgo biloba secolari, il pranzo a base di baguette al lardo seduti nei pressi del Mirroir d'Eau. Che figata!
Il pomeriggio l'abbiamo trascorso in uno dei posti più bizzarri che abbia mai visto: Le Machines de l'Ile. Impossibile spiegarvi nei dettagli di cosa si tratti, andate a dare un'occhiata.
A fine giornata un'auto affittata ci aspettava all'aeroporto e con lei siamo partiti in direzione Dinan, dove avremmo trascorso le successive tre notti.




Seconda Tappa: Dinan, Mont Saint-Michel, Cap Fréhel, Saint-Malo
La chambre d'hôtes che ci attendeva a Saint-Samson-sur-Rance era un incanto: immersa tre le campagne bretoni, circondata da ortensie e campi di mais, ci ha offerto una stanza splendida in cui riposare e delle colazioni indimenticabili. Io, con il francese, me la sono cavata meglio di quanto mi aspettassi e nel giro di tre secondi mi sono sentita a casa.
La prima mattina ci siamo alzati presto e siamo partiti alla volta di Mont Saint-Michel, consapevoli dell'enorme quantità di turisti che avremmo incontrato. In effetti c'era molta gente, ma siamo stati fortunati: finché siamo rimasti sull'isola non abbiamo avuto difficoltà a muoverci e a visitare tutto con calma. Abbiamo mangiato la prima di mille crèpes e trascorso un sacco di tempo sulla piana in bassa marea che circonda il monte. La foto che apre il post direi che lo dimostra bene!
A cena siamo riusciti a mangiare in tranquillità a Dinan, lungo il porticciolo, cosa che la sera prima non era stata possibile: alle nove è già molto complicato trovare dei ristoranti liberi e, soprattutto, ancora disponibili a preparare cibo. Io l'ho sempre detto che si deve mangiare presto!
Il quarto giorno è stato quello della gita: sedici chilometri lungo una brughiera a picco sul mare per raggiungere Fort-La-Latte partendo dal faro verde di Cap Fréhel. Camminando sul sentiero il motivo per cui quel tratto di costa sia chiamato Costa di Smeraldo ci è stato subito chiaro.
Finito il percorso abbiamo cercato una spiaggia dove i miei piedi potessero immergersi per la prima volta nell'Oceano: costume e felpa (una volta lasciata Nantes non abbiamo mai superato i 24 gradi) mi sono avvicinata all'acqua, fredda, battuta dal vento e piena di onde lunghe… è stato potentissimo!
L'ultimo giorno in questa zona della Bretagna si è rivelato anche l'unico molto piovoso e lo abbiamo trascorso a Saint-Malo, dove abbiamo comprato l'immancabile maglietta a righe (non è una leggenda: tutti i bretoni la indossano, abbinata alla cerata gialla se sta piovendo) e mangiato le crèpes più buone di sempre. Qui ho fatto anche un'importante scoperta: il sidro non mi piace! Chi lo avrebbe mai detto.
Da Saint-Malo siamo ripartiti verso la città che forse più di tutte ci ha rapito il cuore: Roscoff!





Terza Tappa: Roscoff, Costa di Granito Rosa, giro dei Fari
A Roscoff avevamo deciso di alloggiare all'Ibis: che idea geniale! Il mare arrivava proprio sotto all'albergo e ogni volta che uscivamo passavamo interi minuti a disquisire sulle maree. Alta, bassa, coefficiente 78, salita alle ore 20... questa costante presenza della natura che detta le regole è forse uno degli aspetti che abbiamo amato di più. Barche in secca abbattute su un fianco in attesa che torni l'acqua, passerelle inabissate per metà, gabbiani alla continua ricerca di cibo sulle spiagge appena scoperte (un giorno vi racconterò la storia di Damiano). Il primo giorno, dopo aver girovagato in paese, abbiamo preso l'auto, visitato alcune delle tante e bellissime pastorali sparse nelle campagne intorno a Roscoff e terminato in bellezza mangiando il tipico granchio gigante, punteruoli e schiaccianoci compresi. Se doveste chiedermi, però, dove cenare in città senza dubbio vi manderei qui, noi ci siamo stati ben due giorni su tre e parliamo delle loro verdure ancora oggi.
L'ultimo giorno al nord lo abbiamo trascorso, indovinate un po', camminando! Questa tappa infatti prevedeva una gita lungo la Costa di Granito Rosa , dove le rocce sembrano di plastilina, dove i fari non mancano, dove potete comprare una mini guida per riconoscere le alghe (inutile dire che è venuta subito via con me) e dove il rispetto per il sentiero e la natura che lo circonda è scontato. Un'utopia, mi spiace scriverlo, per chi vive in Italia. Per la seconda volta abbiamo pucciato i piedi nell'Oceano e, per quanto mi riguarda, una super pennica in spiaggia non me l'ha levata nessuno.



Ripartiti da Roscoff ci siamo spostati verso sud, dividendo la giornata in minitappe alla scoperta di fari bellissimi come quelli di Pontusval, Kermovan e di Pont Saint Mathieu. Il pranzo ce lo siamo goduto nel Villaggio di Meneham, dove il tempo sembra essersi fermato e il colore chiaro dell'erba ricopre ogni cosa.





Quarta Tappa: Audierne, Pointe du Raz, Pont-Croix, Quimper, Douarnenez
L'ultimo bed and breakfast che ci ha ospitati si trova nella minuscola località di Plouhinec, vicino a Audierne e Pont Croix. Fuori dal paese, immerso tra covoni di fieno e boschi, questo luogo incantato ci ha regalato tramonti bellissimi alle dieci di sera, colazioni tipiche con gli yogurt fatti in casa più buoni di sempre, una stanza in mansarda completamente azzurra dove, se potessi, tornerei anche a domani. Il primo giorno in questa zona lo abbiamo trascorso sulla spiaggia di Audierne dove abbiamo fatto il primo vero (e freddissimo bagno) circondati da alghe enormi. Il pomeriggio, invece, abbiamo percorso un altro tratto del GR34, il Sentiero dei Doganieri, fino a raggiungere il faro di Pointe du Raz dove il mare che si arrabbia lo vedi a occhio nudo.
Il giorno seguente abbiamo tentato una gita fino alla spiaggia dell'Ile Vierge, ma, per la prima volta, il caldo torrido ci ha interrotti a metà. Poco male! Abbiamo risolto con un pic nic sotto l'albero guardano i delfini saltare nell'oceano (no, non sto scherzando!). Rientrando ci siamo fermati al mare e poi a cena nella creperia più buona di Audierne, dove il secondo mega gelato al caramello salato ci ha dato enormi soddisfazioni.
Eccoci arrivati alla fine del viaggio: un ultimo giorno pieno di piccole tappe, per conoscere il paesino bellissimo di Pont-Croix , la città di Quimper con le case a graticcio (dove mi sono finalmente scatenata nello shopping) e la cittadina di Douarnenez, che credevamo essere un porto chic e che invece è un delizioso villaggio marino, con piccoli locali sul lungo mare e il percorso delle sardine, da seguire a piedi per esplorare al meglio il paese.
L'ultima sera, già in preda alla nostalgia, abbiamo cenato in una bella trattoria, fuori il vento fresco e dentro la consapevolezza che a Nantes (e in Italia) ci avrebbe atteso il caldo africano.




Ho deciso di non descrivere volutamente ogni sensazione, di non pubblicare tutte le foto, né di elencare tutti gli aspetti che mi hanno colpito di questo viaggio. Il motivo? La lunghezza del post, che è già inaccettabile così, figuriamoci se avessi fatto la lista di tutti gli animalini che abbiamo incontrato, degli odori che mi hanno rapita, dei cibi più buoni che abbiamo assaggiato e delle atmosfere più suggestive che si incontrano in Bretagna. Ho pensato di dedicare a queste cose un post a parte, più frivolo e meno pratico, cosicché possa essere una sorta di diario consultabile da chi volesse farsi un giro in Bretagna e non sapesse da che parte cominciare.
Se servissero info tecniche, tipo come funziona l'affitto dell'auto, cosa fare in caso di incidente (ovviamente ci è successo), quale abbigliamento è meglio mettere in valigia, come comportarsi se in aeroporto a Nantes vi trovano delle forbici in borsa (presente!), dove mangiare il miglior kouign-aman di Francia, scrivetelo qui nei commenti (o sui vari social) e io proverò a rispondere nel prossimo post!

Scusate la lungaggine, ma non potevo proprio fare diversamente.
Au revoir!

P.S. Perché questo titolo? Semplice, quando finalmente riuscirò a ritirarmi sulla costa bretone aprirò il mio piccolo rifugio per viaggiatori e lo chiamerò Hotel Salicornia.