lunedì 29 luglio 2013

Il peso, la forma e la natura delle cose

Se poi andiamo a vedere, non è vero che portando qui questi tre esperimenti io stia ponendo la giusta distanza fra me e il mondo: il concetto di galleggiamento è infatti uno dei tanti affrontati nel blog, applicando la sensazione sospesa agli stati dell'animo più che alle leggi della fisica vera e propria.

Esperimento N°1
Uovo su o uovo giù?
- Occorrente:
una bacinella (possibilmente trasparente)
acqua
sale
un uovo di gallina (fresco)
- Procedimento:
Riempite la bacinella d'acqua e immergete delicatamente l'uovo...che succede? L'uovo va immediatamente a sdraiarsi sul fondo. Ma se aggiungete del sale nell'acqua? Cosa accade? Provate, dovrete metterne molto (almeno per me è andata così), dovrete farlo sciogliere bene e vi accorgerete che prima l'uovo si posizionerà in verticale e poi comincerà a risalire in superficie.
- Considerazioni:
Una considerazione che si può fare riguarda per esempio il Mar Morto e la sua nota "galleggiabilità", dovuta proprio alla grande quantità di sale contenuta nell'acqua. Potete anche far ragionare i piccoli sulle differenze tra fare il bagno in mare o al lago: dove si galleggia meglio? In ultimo potete fare riferimento all'eventualità che l'uovo utilizzato non sia fresco: cosa accadrebbe in questo caso? L'uovo galleggerebbe anche in acqua dolce, perché la bolla d'aria formatasi al suo interno con l'invecchiamento funzionerebbe come una sorta di "vescica natatoria". Ma che cosa è la vescica natatoria? Noi l'abbiamo? Come funziona? Si potrebbe, naturalmente, continuare all'infinito...i bambini di solito sono in grado di condurre una lezione dove vogliono loro, rendendola spesso molto più interessante di quanto abbiamo immaginato noi nel prepararla.

Esperimento N°2
Tre e tre
- Occorrente:
tre bacinelle (possibilimente trasparenti e uguali, possibilmente con coperchio...credo che quelle a mia disposizione fossero IKEA)
tre candele (rigorosamente uguali, io ho usato ancora una volta quelle piccole IKEA, togliendo stoppino e rivestimento in alluminio)
acqua
alcool
olio (io ne ho usato un tipo molto economico, di semi)
- Procedimento:
Riempite le tre bacinelle (bastano quattro dita di liquido), una con alcool, una con olio, una con acqua, senza che i bimbi vi vedano (potete anche farlo fare a loro e coinvolgerli dall'inizio dell'esperimento, io preferisco sempre l'iniziale effetto sorpresa per catturare l'attenzione stimolando domande e idee). Disponete i tre contenitori su un tavolo senza scoperchiarli e chiedete "cosa c'è dentro?". Facilmente l'acqua verrà indovinata subito, più difficile sarà invece riconoscere gli altri due liquidi, ci sarà chi dirà succo di pompelmo, succo d'arancia, pipì, ma nel mio caso nessuno ha ipotizzato olio e alcool. Il secondo passaggio per l'identificazione è stato provare a stuzzicare un altro senso oltre a quello della vista: l'olfatto. Togliendo il coperchio alle bacinelle l'alcool è stato subito indovinato mentre per l'olio non c'è stato nulla da fare, ho dovuto svelare io il mistero. L'ultimo punto è consistito nel fare previsioni sull'immersione delle tre candele: come si comporteranno? Ognuno ha detto la sua, chi sosteneva sarebbero affondate in ogni liquido, chi era convinto del contrario, chi differenziava a seconda della bacinella. Il risultato dovrebbe vedere una candela galleggiare sull'acqua, una affondare un poco nell'olio e una precipitare completamente nell'alcool...perché?
- Considerazioni:
Questo esperimento permette di introdurre il concetto di peso specifico, il corpo immerso è infatti sempre il medesimo ma cambia il peso specifico del liquido usato, l'acqua ha il peso specifico più alto e l'alcool il più basso. Un buon metodo per spiegare questo concetto con semplicità può essere anche quello di far cadere un po' di gocce d'olio nella bacinella con l'acqua: cosa succede?

Esperimento N°3
Foglio, fagotto o pallina?
- Occorrente:
una bacinella (possibilmente trasparente)
acqua
qualche pezzo di carta stagnola di uguali dimensioni
- Procedimento:
Riempire la bacinella con l'acqua e cominciare a creare forme diverse con i pezzi di alluminio, per esempio un tubicino, una pallina molto schiacciata, un fagottino, una barchetta, un foglio lasciato tal quale...
Immergete le varie forme nella bacinella e osservate cosa accade.
- Considerazioni:
Come si noterà facilmente, il foglio di alluminio lasciato intatto galleggia tranquillamente e va a fondo solo se ricoperto dall'acqua, anche la pallina schiacciata va sul fondo, mentre il fagottino rimane in superficie: questo accade perché l'aria contenuta in esso lo rende galleggiante. E' la forma distesa del foglio di alluminio, invece, a permettergli di galleggiare, così come noi restiamo sul pelo dell'acqua quando ci sdraiamo a stella e facciamo più fatica se raccogliamo per esempio le gambe al petto. Sono quindi molto importanti, ai fini del galleggiamento, anche la forma dell'oggetto immerso e la presenza, al suo interno, dell'aria.







Ciao, come stai?

Ultimo (forse) post di luglio, mi sa. Questo mese ho scritto poco, ma ho fatto e pensato molto. Ora sono da mamma, in ritiro nel "giardino incantato" per un paio di giorni, recupero del week end trascorso lavorando.
E' tutta la mattina che piove, previsioni azzeccatissime: tuoni, acquazzoni, la gatta che entra ed esce inquieta, la connessione che va e viene, il vestito giallo con il golfino bianco sopra, le cicale comunque instancabili, l'odore di terra bagnata.
Ho male al collo, ieri sera non ho asciugato la testa e forse ho preso freddo; magari, la notte mal dormita e piena di ricordi e pensieri tristi, ha contribuito.
Tuttavia, se qualcuno oggi mi chiedesse "Ciao, come stai?" risponderei bene. Anche se mamma non è in forma, anche se sono stanca, anche se il mio rapporto con i pasti, dalla preparazione alla digestione, continua ad essere complicato, anche se mi sembra di non avere tempo per il lavoro e per la tesi di dottorato, anche se le ultime notizie delle persone vicine non sono buone, io sto bene, è giusto imparare a riconoscerlo.
Mesi (anni forse?) fa scrissi un pezzo sulla "giusta distanza", non ricordo nemmeno di cosa parlasse, ricordo solo che riflettevo sull'incapacità e necessità di tirare su dei muri tra la mia vita e le cose dure attorno a me. Ancora oggi e forse per sempre, dovrò combattere con la mia attitudine istintiva a farmi coinvolgere troppo, anche in cose che non posso in alcun modo manovrare, su cui non si può assolutamente intervenire, che arrivano e basta, occorre solo accettarle.
Sono stanca e sempre meno multitasking, chi mi vuole bene lo nota. Lo vede. In questi due giorni di corso con i bambini ho fatto più fatica a mantenere la calma, mi sono innervosita prima e durante, ho rischiato di non riuscire bene nei laboratori che avevo preparato perché ci sono arrivata sommersa da mille altre cose. Non deve accadere più, è necessario prendere aria e calcolare ancora una volta la giusta distanza, ponendomi dei limiti, accettando la mia fallibilità, dicendo semplicemente NO.
Ho trascorso questa mattina a mandare e-mail arretrate, aggiornamenti e comunicazioni, intendo dedicarmi un po' alla tesi buttando giù i report tecnici delle ultime settimane super intense tra analisi, trabatelli, corridoi al sole e depositi polverosi, ma voglio anche uscire a fare due passi, annusare il mare finchè sarà troppo gonfio per andarci vicino, condividere un caffè con la De, giocare in giardino con la mia piccola gatta bianca.
Perciò, con la playlist di Stereomood puntata su Cloudy, ripenso ai trenta occhioni curiosi di questi ultimi due giorni, a quelli grandi e interrogativi di Arturo, a quelli chiari e arrabbiati di Alice, a quelli azzurri e taglienti di Corinne, a quelli limpidi e ghiacciati di Zeno, a quelli furbi e belli di Asia, a quelli scuri e coraggiosi di Federico e a tutti gli altri, puntati su di me che spiego il galleggiamento partendo da "Eureka!" e arrivando a una pallina di carta stagnola sul fondo della vaschetta trasparente. Quindi, dopo tanto tempo, riporto qui qualcosa di pratico e mi allontano un po' (la giusta distanza) dalle mie difficoltà...
Nel prossimo post tre esperimenti veloci che potete fare con i più piccoli per spiegare il galleggiamento, le fonti di ispirazione sono state le innumerevoli pagine web sull'argomento, l'esperienza accumulata negli anni, la reperibilità degli "ingredienti" e la semplicità di realizzazione.
Buon divertimento!

martedì 16 luglio 2013

Lungo il filo della notte sulle pietre del giorno

Scrivo a letto come faccio spesso, ma è tutto diverso dagli ultimi post. Non so a quando risalga l'ultimo pezzo sul fai da te, o sulla cucina, so invece che per settimane ho vomitato qui centinaia di dolori tutti diversi e tutti uguali. In questo momento, nel qui e ora (come direbbe la mia cara e mai dimenticata insegnante di Yoga) sto bene.
Sono a letto perché ho appena pranzato, dopo una mattina ricca di soddisfazioni lavorative insperate, tra un po' arriverà mamma e andremo insieme a comprare piante e fiori per le mie finestre, perché in questi ultimi giorni è morto tutto intorno a me.
Tutto è morto e tutto piano piano rinasce, a cominciare dalla sottoscritta.
Punti chiave:
Totale incapacità di digerire qualunque cosa mangiassi (nausea, mal di stomaco, pancia gonfia, sete assurda)
Fatica spaventosa anche a fare quattro gradini
Crisi di pianto incontrollabili, improvvise e lunghissime
Terrore vero davanti a cose minuscole
Impossibilità a vedere oltre a tutto questo
Nell'ultimo post salivo in collina, sto ancora camminando, ma lo zaino è più leggero. Ho tolto un sacco di zavorre, ma non le ho abbandonate, le ho solo appoggiate un attimo e tornerò a riprenderle quando sarò più forte.
Ho bisogno degli affetti, degli amici, del lavoro, del mondo intero, ma non adesso...adesso ho bisogno di me.
E mi sto trovando.
La maxi dose omeopatica di "risollevatore umorale" sembra dare i suoi frutti, sono scettica ma sono anche allegra e quindi, qualunque cosa sia, va bene così.
I test sulle intolleranze alimentari hanno sentenziato: lieviti, farine raffinate, zuccheri, latticini, albume, cavoli, pomodori, tonno, ciccolato. Un disastro. Del resto, chi mi ha visto mangiare e provare a vivere il post pasto, non si stupirà. Ho eliminato lieviti e latticini completamente, un sacrificio grande per chi ama formaggi e pasta e non mangia quasi mai carne, ma i benefici per ora si notano eccome. Il mal di stomaco di ieri, forte da farmi sbattere la testa contro il muro, oggi è passato e improvvisamente mi viene da chiedermi: "sarà mica che il 15 luglio è morto papà?".
Ogni anno la stessa storia, rimuovo e somatizzo.
Ma ora mi sento diversa, mi sento delicata. Delicata. Mi pare di volgermi con dolcezza verso me stessa, per la prima volta sto smettendo di rimproverarmi di continuo, per la prima volta sto provando a capire come ho fatto ad arrivare qui, senza giudicare il mio percorso, evidentemente corretto nonostante le apparenze.
Ci sono tante persone che dovrei ringraziare, anche chi con la sua totale insensibilità mi ha fatto pensare "Ma stiamo scherzando? Ma circondata da menti così poco connesse con te, vuoi smetterla di darti addosso e provi a cercare una strada tutta tua?".
Ci ho provato e ci sto riuscendo, come quando togli le rotelle alla bici. Ricordo da piccola, imparai ad andare da sola grazie a mio zio, nella casa dei nonni di mia cugina, per certi aspetti più nonni dei miei. Con le rotelline ben salde sfrecciavo per le strade d'asfalto e ogni tanto grattavo a terra con le ginocchia, denti stretti e si ripartiva. Dopo qualche tempo mio zio svitò una rotella: sapevo ormai andare con un solo aiuto! Continuai così per un po', finché un giorno incontrai un grosso sasso, mi sbilanciai, ma rimasi in piedi e continuai a pedalare. Solo quando arrivai sul cortile e vidi il sorriso grande dello zio mi guardai alle spalle e mi accorsi che l'unica rotella rimasta si era sollevata da terra a causa dell'urto con la pietra, lasciandomi nuda nelle mani del vento e dei miei piedini veloci. Avevo imparato ad andare in bici, si aprivano le porte della BMX rossa e blu e potevo cominciare a correre dietro il palazzo, con i vicini di casa più grandi!
Oggi mi sento così, come se potessi ormai scegliere da che parte andare, perché ormai tutto è alla mia portata.
Non so quanto durerà, il mio lato pessimista sempre in agguato mi impone di tenere una rotella nello zaino, temo sempre che tutto possa peggiorare di nuovo e improvvisamente, lasciandomi ferita e delusa innanzi tutto da me stessa.
In ogni caso, comunque, ci avrò provato e avrò creduto in Elena, così com'è.


domenica 7 luglio 2013

Sulla collina

C'è un sentiero, pieno di curve. Terra polverosa e bianca, un po' di pendenza e il sole forte che brucia tutto. Gli odori sono violenti, non si vedono nuvole, non c'è speranza di conforto immediato. Il fagotto pesa, quadretti blu, sulla punta del bastone storto e scomodo, come in una favola con il viandante che arriva all'ostello.
Niente riposo stavolta, le gambe sono pesanti, fanno male le cosce, il fiato è corto e doloroso sotto alle costole tese. Sudore, paura, sicurezza di non farcela, rabbia, arresa.
Pensieri sul perché stia succedendo tutto questo, la notte calda non porta aiuto, si somma solo il buio ad altro buio e i terrori si moltiplicano, si accoppiano, si sdoppiano. E' una malattia? E' impossibile curarla? E' davvero solo la testa? C'è davvero quell'unica soluzione nel bicchiere la mattina perché davvero si è deciso di non proseguire oltre?
Occhi chiusi e si cercano pensieri freschi, la castagnola con la coda divisa a metà che stuzzica le dita pucciate nel mare, il piccolo granchio coraggioso che attraversa il mondo in orizzontale e non teme le onde enormi capaci di stravolgere la sua mappa. Gli animali non hanno sensi di colpa.
Una solida, commovente sicurezza, la porta la mente che inquadra l'unico grande rapporto che basta a se stesso e che rende degno un cammino così: due donne vicine che davanti a grossi massi hanno saputo salirci sopra e guardare al di là, senza dividersi alla base per superarli e senza tornare indietro. Solo con questo pensiero si supera la paura della notte, si calma il cuore in affanno, si ignorano le immagini più brutte.
La mattina arriva con le cicale, l'odore di erba secca che punge le narici, i bastoncini duri che graffiano la schiena sdraiata, la sete e, di nuovo, le gambe che non reggono. La collina è grande, sugli altri sentieri le persone camminano a passo svelto, chiacchierano, salutano chi è arrivato sulla cima e sta tornando indietro, per cercare un nuovo viaggio.
Qui tra la terra gialla c'è solo un'impronta, che ogni tanto si ferma e così sul sentiero si confondono i segni delle suole mentre si cerca l'acqua nel fagotto, mentre improvvisamente non si trattiene più la paura di mollare e si scoppia a piangere senza smettere mai, mentre la sensazione di aver sbagliato strada avanza prepotente. Arrivano tutti in cima e qui si resta fermi. Ci si fanno le foto di gruppo, si festeggia, giacche colorate, sorrisi bianchi e non importa se qualcuno è rimasto indietro, se non si è teso la mano, se si è fatto del male, non ci si pensa più.
Le persone lasciate, quelle che si potevano aiutare, quelle non capite, quelle ferite per errore, per paura, per semplice umanità, chi cammina sul sentiero di polvere le tiene nel fagotto a quadretti blu e cerca di portarle fino in cima. E qualche volta i boschi freschi vicini ai ruscelli, i giardini incantati, i vini buoni, i libri belli, le ombre sul muro, non bastano per trovare la forza di mettere un piede davanti all'altro e continuare a salire lassù, sulla collina.


martedì 2 luglio 2013

Amici di blog

Un post serale, come facevo una volta, di quelli scritti sotto le coperte, con la tisana calda accanto.
Sono giorni terribili, senza motivi apparenti, per lo meno senza motivi sicuri, ma sono terribili davvero. Nonostante in meno di dieci anni abbia visto malattie spaventose portarsi via i miei cari lentamente o in un batter d'occhio, nonostante io stessa abbia passato momenti non proprio felici dal punto di vista della salute, nonostante quindi sappia bene quali siano le ragioni vere per cui vale la pena disperarsi, in quesi giorni ho raggiunto livelli di tristezza tali che non ricordo di aver mai provato. Non so perché, una delle ipotesi che si stanno facendo avanti è la famigerata "intolleranza alimentare", che spiegherebbe anche l'aumento di peso, la ritenzione idrica galoppante, i dolori alle gambe, le afte in bocca, lo stomaco gonfio, la pancia dolorante.
Spero quindi, tra rimedi omeopatici per curare le crisi di pianto e rabbia incontrollate, test sulle intolleranze, sedute dall'osteopata, ore in palestra, dieta completamente nuova, di ritrovare la forma fisica, l'equilibrio mentale e la voglia di provarci, almeno un minimo, a riuscire nelle cose che faccio.
Sorvolando sulla situazione al lavoro, sulla condizione dei miei sentimenti e su tutte le implicazioni di totale apatia che queste due grandi difficoltà si portano dietro, volevo spendere due parole su una cosa dolce che capita qui, tra le pagine ormai datate di questo piccolo blog.
Ci sono poche persone che mi leggono con assiduità, una fra queste è la mamma. Navigando tra i post e i commenti di qualche lettore si incontrano altri blogger passati di qua, una su tutti la mia compaesana MissFletcher (http://dearmissfletcher.wordpress.com/), attivissima scrittrice di pezzi splendidi sulla nostra meravigliosa terra, completi di foto perfette per descrivere caruggi, scorci, vasi fioriti, barche, tetti, gatti, creuze e tutto quello che una città come Genova sa offrire a chi ha voglia di scoprirla. Qualche tempo fa MissFletcher ha organizzato una bella visita alla Grotta Doria, affascinante ancora più del Palazzo che la ospita e mia mamma, accompagnata da un'amica, ha partecipato entusiasta a questa gita tornando poi a casa felice e piena di cose da raccontare. Buffo pensare che grazie a questo piccolo mio mondo scritto si sia creata un'opportunità, per la mia più assidua lettrice, di entrare nei luoghi che ho studiato così tanto ai tempi delle mie lauree sui giardini storici!
Un'altra bella scoperta è Barbara, l'"Anonimo" che spesso commenta i miei post, condividendo pensieri e riflessioni in linea con il mio sentire. Vicina al mio amore per le piante, per la natura e per quella parte verde che mi porto dietro fin da quando ero bambina, Barbara mi ha spedito un libro che promette di avvicinare l'uomo alla forza immensa degli alberi. Non l'ho ancora iniziato perché ho molte letture da terminare, tutta questa tristezza mi toglie la voglia di fare ogni cosa, ma intendo cominciare presto a sfogliare quelle pagine lucide e piene di illustrazioni, simboli e magia.
Tra queste righe leggere, dunque, prima di abbandonare il computer sotto i crampi allo stomaco regalati dalla cena (una semplice e scarsa minestra con un poco di pasta), mi piacerebbe ringraziare chi ogni tanto passa di qui e lascia un suo segno, sia piccolo sia grande, allargando la mia vita e aggiungendo un nuovo punto di vista sulle cose.
Buonanotte