mercoledì 31 gennaio 2018

Medicine


"Il fatto è che Elena rimaneva estranea soprattutto a se stessa, era un agente clandestino che aveva compartimentalizzato così bene la propria attività da aver perduto l'accesso ai suoi stessi ritagli"
(Joan Didion - L'anno del pensiero magico)

Dall'ultimo post che ho scritto le cose sono cambiate poco, la salute ancora non mi assiste granché, ma il lavoro procede spedito e io gli arranco dietro. Viste le premesse posso ritenermi più che soddisfatta e aver rallentato un goccio mi ha chiaramente indicato cosa mancava nell'economia delle mie giornate: il tempo. Non che non lo sapessi, ma provarlo direttamente è un'altra cosa. Mi sono bastati un paio di pomeriggi meno congestionati per capire che era sufficiente liberare una o due ore al giorno per rendere meglio, approfondire alcuni aspetti, concentrarmi su altri, lasciare spazio alla creatività, che, con la fretta, non viene fuori di sicuro.
Bastava pochissimo, lo so, non posso fare altro che prenderne atto e cercare di comportarmi di conseguenza.

Il titolo che ho scelto non è casuale, perché oggi vorrei raccontare quali sono le medicine che ho preso (oltre a quelle vere, ovviamente) per stare meglio.

1) L'ho appena detto, il tempo. Quasi tutte le altre vengono di conseguenza.
Meno affanno = più potere. Perché è proprio quello che ho sentito di riacquistare: più potere sulla mia vita, più possibilità di scelta. Stare ferma mezz'ora sul divano senza fare nulla, per esempio. Guardavo negli altri questa abitudine con un misto di invidia e disappunto. Scema, bastava provare a sedersi e fare altrettanto, ci avrei guadagnato, la mente ne sarebbe uscita più sgombra e più pronta a rendere meglio.

2) I libri. Ho finalmente letto L'anno del pensiero magico di Joan Didion (io ho acquistato l'edizione tascabile) e, come immaginavo, l'ho adorato. Impossibile spiegare di cosa si tratti, io per lo meno non ci riesco. Lei però ve lo dice in modo bellissimo e chiarissimo ed proprio grazie a Tegamini se ho iniziato a leggerlo e a "sbudellarmi per poi soffiarmi il naso con le mie stesse interiora" (cit.). Il tema, a me carissimo, si srotola tra le pagine a volte in maniera lenta e inesorabile, a volte in modo veloce e imprevedibile. Come, del resto, succede nella vita.
Inutile dirvi cosa ho provato leggendo la frase che ho riportato a inizio post.
Ora, concluso L'Anno del Pensiero Magico, mi sono buttata su questo. Vi saprò dire.

3) Le passeggiate piccole, come quella fatta con mamma un paio di domeniche fa. Siamo andate dietro casa, abbiamo raggiunto i luoghi dove mio padre è nato e cresciuto, passando dai monti. Abbiamo visto le prime viole della stagione, mangiato un panino sedute al sole, sbirciato dalle serrature per fotografare posti bellissimi. Non vedo l'ora di rifarlo!

4) Le mattine libere
, da tutto e da tutti. Prima di un pomeriggio a scuola, circondata da bambini urlanti, un'intera mattinata trascorsa tra prati, fiori, mare e chiacchiere senza ansia. Non me l'aspettavo, è stato bello anche per quello. I Parchi di Nervi sono sempre meravigliosi e svuotare la testa in questo modo ha reso tutto il resto del giorno, nonostante le difficoltà del periodo, un posto migliore. La foto scelta come copertina l'ho scattata quella mattina, perché aggrapparsi a qualcosa che si sgretola sembra essere il mio forte, ultimamente.

5) Le gite lunghe, e per lunghe intendo una decina di chilometri abbondanti nei miei luoghi preferitissimi di sempre. Tanto sole, tanta salita, tanto hummus nel panino del pranzo, tanta luce che fa diventare il mare d'argento, tanta vista che copre tutto, da levante a ponente, poco vento, poca fatica (e chi se lo aspettava!), poca voglia di scendere e tornare dritta nel lunedì che cominciava.

6) I nuovi laboratori, pensati per il prossimo week end e utili per il futuro. I piani (grandi) per i mesi che verranno, la formazione continua a cui non voglio proprio rinunciare, l'impegno e la costanza, la gestione sempre più fluida delle cose che arrivano e di quelle che è meglio lasciare, il tentativo di rimanere calma, di non annullarmi, di mettere sempre al centro il mio benessere perché senza quello nient'altro può funzionare.
L'idea è quella di ricominciare anche con il Pilates, dopo un anno ferma, per la prima volta da tredici anni. L'idea è quella di dire dei no, perché i sì possano aumentare ed essere migliori. Inutile sottolineare quanto quest'ultimo punto sia il più complicato di tutti, ma per ora sta funzionando!



martedì 16 gennaio 2018

And in the day, everything's complex


Musica

Sono sparita, è un dato di fatto.
Questo è il primo post del 2018 e non mi era (quasi) mai successo, in tanti anni di onorato blogging, di stare così a lungo senza scrivere qui, ma ho le mie ragioni. Che non sono buone, ma sono comunque ragioni.
La verità è che non sono molto in forma e, di solito, quando sto male non mi va di aggiornare Ilmareingiardino.
Sotto Natale ho avuto l'influenza (come credo quasi tutte le persone che conosco), poco prima ero stata piegata (sul water) dall'accidente intestinale del secolo e non sono riuscita a ripigliarmi tra l'una e l'altra sciagura. A quanto pare un virus ha deciso di tenermi compagnia ancora per un po', devo stare dietro a un sacco di medici, visite ed esami, sono bella imbottita di medicine e per ora non so cos'altro mi riserverà questo 2018 iniziato scoppiettante più che mai.
Io, se possibile, per quest'anno avrei dato.

Fatte le dovute premesse, passo a spiegare la foto quassù, un origami giallo banana a forma di gru. Quando l'ho trovato a terra nella metro di Milano, in un momento in cui dire che stavo di mxxxa è usare un dolce eufemismo, ho subito pensato che fosse un airone, l'animale che più mi fa pensare a mio padre per una serie di coincidenze inanellate negli ultimi tredici anni. Tanto, dopo Folle di Scienza, che sono avvezza a superstizioni e riti lo sanno tutti, ormai, anche i colleghi scienziati che più stimo, sparsi in giro per l'Italia.
Quindi, trovato il segnale ultraterreno, ho deciso di tenerlo con me, a chiusura di un anno caratterizzato dal giallo banana in tutte le sue declinazioni, dal guscio da montagna alla parete della cucina (cavoli dell'orto urbano compresi).

I due giorni a Milano, organizzati al volo per il mio compleanno, sono stati molto belli nonostante stessi proprio male. Siamo andati a vedere la mostra Giro Giro Tondo, quella sul design del giocattolo: una meraviglia. In Triennale siamo rimasti un sacco e ne è valsa davvero la pena.
La sera è saltata causa aironi in metropolitana e il giorno dopo giro sui navigli e visita al Mudec. Al ritorno Trenitalia ci ha riservato un trattamento di favore rompendo il treno a Voghera e ritardandoci il rientro a casa di un paio d'ore. Olè.

Dopo la fuga milanese, il (quasi) niente.

Nelle ultime due settimane ho rallentato molto, ho trascorso tanto tempo in casa, ho lavorato un po' meno in classe (santi i colleghi che mi hanno sostituita) perché di stare in mezzo a tanti bimbi piccoli, da sola, proprio non me la sentivo. Sono riuscita, però, a seguire progetti importanti, ho comunque organizzato laboratori a cui tengo molto
e ho continuato il lavoro da casa, quello sui Social, come se nulla fosse.

Oggi ho pure preso coraggio e sono uscita a farmi un giro in solitaria, un'oretta nei vicoli. Sono stata premiata per l'audacia e ho portato a casa con me un sacco di cose dal mio negozio vintage preferito. Non facevo acquisti da mesi e l'affare di oggi è stato un meritatissimo autoregalo di compleanno, arrivato un poco in ritardo: quattro maglie, un paio di scarpe e un poncho-cappotto al prezzo di due maglioni. Non vedo l'ora di sfoggiare casette di lana colorata, doppi colli, mantelle col cappuccio e ballerine assurde. Magari, però, non tutto insieme.

Ecco, direi che il blog è ripartito e io posso ritenermi soddisfatta. Non mi resta che continuare a riattaccare i miei pezzi, armandomi della santa pazienza che mi contraddistingue e mantenendo vivo il fuoco degli impegni... solo tenuto più basso. Un po' come si fa con il brasato.


P.S. La colonna sonora è stata istintiva, conosco quel CD a memoria, come il novanta per cento della mia generazione e il titolo del post non poteva che essere quello di una delle sue canzoni che amo di più. Un grande dispiacere, per una ragazza dalla voce incredibile e dagli occhi familiari.