venerdì 28 maggio 2010

Come semi trasportati dal vento, cadiamo in un punto preciso sulla Terra.


Ieri sera cena in Campopisano.
Mamma, Giacomo, Marina, Claudio e Baldovino…il “mio” pittore. In realtà avrebbe dovuto essere un aperitivo lungo, ma la quantità di cibo che gli ospiti hanno portato ha fatto sì che si trasformasse in una mega cena buonissima: salumi, formaggi, focaccia, torte di verdura, carciofi sott’olio, vino…una meraviglia!
Il tour della casa ha destato ammirazione, curiosità e complimenti, in particolare il terrazzo che ieri sera al tramonto era davvero molto suggestivo, leggermente battuto dal vento e con un buon profumo di pesce grigliato che stuzzicava le nostre narici.
Prima di metterci a tavola però mi hanno chiamata in camera e lì…sorpresa!!!
Chi mi legge da un po’ e chi mi conosce sa che io odio le sorprese, ma questa è stata davvero bella, dolce e discreta. Sulla mia scrivania lilla due pacchi da scartare e un fagotto bianco che mi ricordava qualcosa: la borsa a secchiello di Stradone S. Agostino a cui faccio la corte da quando abito qui…grazie mamma!
All’apertura dei pacchi mi sono ammutolita, come sempre mi succede quando una gioia improvvisa mi sorprende non sono riuscita a dire molto, se non qualche grazie e qualche sorriso.
Nel pacco più grande un quadro, un Baldovino ovviamente, l’ultimo che avevo visto esposto in S. Lorenzo e che sembra una Piazza Campopisano stretta stretta e lunga lunga…mentre scrivo questo nuovo quadro è di fronte a me, colorato e misterioso. Il secondo pacco, quello più piccolino, racchiudeva un tesoro…in barba alla ripetizione e alla fantasia c’era un altro quadro! Essendo Baldovino il donatore, non poteva che esserne anche l’autore, ma oltre al dipinto in sé, che è una meraviglia intitolata Elena’s House e fatta di scale, rami, alberi e casette, è il retro che conta davvero nel mio cuore: una lettera, commovente e vera, con le parole perfette per me e per la mia vita. Una ventata di positività e di speranza, un obbligo a ragionare e cercare la felicità, a pensare ad un percorso che mi porti verso la meta che cerco.
Dopo tutto questo, dopo emozioni e brividi, dopo aver toccato l’affetto come poche volte mi è capitato, è cominciata la cena. Chiacchiere, risate, le immancabili fotografie di Claudio, le scommesse sui germogli di Marina, i panini di Baldovino.
Reclamati dall’ultimo treno per il Piemonte, indispensabile per il “mio” pittore, gli ospiti mi hanno salutata e lasciata con il regalo di Claudio: un piccolo album di foto, in cui mi si vede alla costante ricerca di arte e di sole.
Chiuso il mio portoncino rosso, con l’ultimo bicchiere di dolcetto bio, mi sono seduta sul divano a contemplare i regali, con Moby in sottofondo e una montagna di piatti da lavare ad attendermi nel lavello.
Girato il piccolo quadro Elena’s House, ecco la prima frase della lettera di Baldovino: “…Come semi trasportati dal vento, cadiamo in un punto preciso sulla Terra…”

martedì 25 maggio 2010

Il consulente del lavoro (o i sogni son desideri…)


Ieri sera sono rimasta d'accordo con le mie colleghe che avrei potuto lavorare da casa oggi. E’ un periodo in cui ci sono molte cose da fare ma tutte più o meno gestibili separatamente e non per forza dall’ufficio.
Verso mezzanotte, con una spalla dolorante dopo la mia seconda serata di arrampicata, mi inerpico sul soppalco, rito della crema, un po’ di Murakami e poi ecco Morfeo.
Come sempre non fila tutto liscio: caldo, brividi, coliche, rumori, pipì, sete, fianco sinistro, ma niente fianco destro perché il tricipite tira…Tra un tormento e l’altro però dormo. E sogno. Almeno tre volte, almeno tre sogni diversi. Qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo, come a un matrimonio. Fondamentale il tema dell’acqua, saranno le mie letture giapponesi di primavera ma in tutti e tre i sogni o pioveva o c’erano terme, piscine, bagni pubblici, rubinetti.
Il sogno più buffo però è stato sicuramente l’ultimo (o almeno quello che mi pare di aver fatto dopo la metà della notte).

Era mattina presto e mi arrivava un sms dalle mie colleghe che, per qualche intoppo e impegno improvviso mi informavano che dovevo andare in ufficio nonostante gli ultimi accordi. Mi vestivo e uscivo dalla sorta di capannone-campus in cui vivevo, molto più simile alla palestra di arrampicata in cui vado che a qualunque tipo di abitazione.
Fuori dal portone mi aspettavano le altre, che parlavano a bassa voce tra loro senza condividere con me le loro chiacchiere: mi arrabbiavo e chiedevo spiegazioni. L’unico risultato era un sorriso e un “No niente, parlavamo di altre cose, non di te. Andiamo in ufficio così vedi le novità”. Io mi incammino, staccata da loro, telefono a Giacomo e gli spiego che sta succedendo qualcosa che non capisco, che sono angosciata e che non se ne parla di andare in vacanza prima che questa strana sensazione mi sia passata. Lui protesta e io lancio con forza il cellulare in una pozzanghera, mi avvicino con i miei stivali di gomma rossi, l’ombrello rosso, il cappuccio in testa e guardo tutti i pezzi di plastica che galleggiano sull’acqua.
Mi volto e seguo le altre fino all’ufficio, lì ci sono il Prof, una mia compagna di liceo e un ragazzo mai visto prima, girato di schiena sulla sedia di stoffa blu. La stanza però non è la solita, ma è la camera di Alessia, la mia più grande amica di infanzia; la attraverso e vado di fronte al signore seduto. Lui si volta, ha un viso conosciuto e uno sguardo dolce, non riesco però a capire chi sia nonostante mi ispiri tantissima fiducia. Mi prende subito le braccia, una per una e mi risvolta le maniche del Montgomery, poi mi fa sedere su di lui e mi comincia a parlare in francese.. Io gli appoggio la testa sulla spalla mentre lui mi accarezza la testa, la schiena e mi chiede cosa provo. Sono stupita, mi viene da piangere ma nello stesso tempo sono rilassata come mai in vita mia, perciò gli dico che sono tranquilla, che mi fa stare bene e che sono molto stanca. Allora mi fa sdraiare, sul fianco destro (la spalla non mi fa male!) e lui fa altrettanto, guardandomi sempre negli occhi e accarezzandomi il viso. Continua a chiedermi di parlare, di lasciarmi andare e di dirgli cosa sento, io rispondo che sto benissimo, ma questa a lui sembra una cosa strana: le mie colleghe però dicono che lo sapevano che avrei reagito così, che chiamare uno come lui avrebbe fatto solo che bene alla mia tranquillità. Io sono confusa, come quando ci si sente anestetizzati da un bagno caldo in inverno, tengo gli occhi chiusi, ripeto che sono rilassata, mentre il misterioso ragazzo mi sussurra “Really?”.

A questo punto me lo chiedo anche io: “Really?”

domenica 16 maggio 2010

Pacificami il cuore


Tornare a casa.
Stasera festa nel mio mondo, si inaugurava la Scuola di Vesima dopo i lavori che l'hanno messa a nuovo. Il Comitato ha organizzato una cena, come al solito con prodotti il più possibile locali, invitando amici, abitanti del paese e simpatizzanti. Non potevo certo mancare...quindi sono tornata.
Ho preparato la mia parte (crostata con marmellata di prugne di Susanna e Gabriele, frittata di erbette), ho aspettato l'arrivo dei "nuovi amici" che avevo invitato e mi sono unita alla festa.
Fave salame formaggette minestrone torte di verdura dolci vino e digestivi a volontà.
I miei ospiti credo siano stati bene, hanno mangiato, incontrato vecchie conoscenze con cui fare lunghe chiacchiere sotto l'albero e passare una serata diversa, in compagnia, in un posto isolato ma stasera affollatissimo. I miei adorati vicini facevano la fila per sapere come va con la nuova casa sui tetti, mi davano consigli, mi rimproveravano e mi prendevano in giro. Prima di cenare ho anche avuto il privilegio di un valzer al pianoforte tutto per me suonato dal presidente del Comitato in persona.
Verso la fine della serata c'è scappato persino il tempo per correre dalla Ale, scroccarle un caffè al volo, (ri)farle gli auguri di compleanno e salutare i suoi amici. Prima della nanna una birretta veloce nel mio giardino incantato con Andrea e Luigi.
La camomilla è qui accanto al pc, Agata invece dorme sopra al pc...e domani che sarò a un passo dal mare pare sarà pure bel tempo.
Meglio di così...

mercoledì 12 maggio 2010

E se c'è un segreto è...


Anche se in ritardo ecco il doveroso post sul CONCERTO.
Tutto maiuscolo perchè il biglietto è stato emesso il 21/11/2009 alle 14.57 e al concerto sono andata il 3/5/2010 alle 21.00...sei mesi di attesa.
Nonostante i cambiamenti dell'ultimo minuto, le novità, gli inconvenienti, la stanchezza accumulata, è stato bellissimo. Tanta gente ma non troppa, tante canzoni nuove ma anche tantissime vecchie, ottima compagnia, hot dog e birra per cena, ritorno a casa senza voce.
Chi ha avuto, come me, la fortuna di assistere ad una tappa dell'Heart Tour 2010 di Elisa avrà avuto la sensazione di essere a teatro: coreografie favolose, balletti, luci, scenografie... e la sua voce. Qualcosa di incredibile.
Ad un certo punto, mentre intonava il ritornello di The Waves (in assoluto una delle mie preferite), la Ale mi ha sussurrato "Ma è in playback, vero???". No, non era in playback, semplicemente aveva poco di umano.
Una serata di brividi, magone, cuore in gola, eccitazione e nostalgia...proprio come speravo che fosse!
Voglio concludere con il testo di una canzone, istintivamente ne sceglierei una datata, oppure tra le più recenti opterei per Mad World, ma preferisco qualcosa che mi rispecchi senza inquietudine, che con un bel testo e una buona melodia racconti qualcosa di me senza tristezze.

Lisert

Underground rivers of love that we
Can’t see
Wish they could reach the sunlight
To show us the way
To live life without hate and set us free
Hit me right through the heart now
And flow in the sea

Cherish the wounds and heal every scar
Take this fear that i feel and pull it out
kick it out

This is the beautiful land
Were I was born
The nature, the colors that i love
The place in this world that i belong

This is the beautiful land were I
Was born
The nature, the lining of my soul
The place where I will always return

See the beautiful stars above us like
Satellites
Shine like dust in the sun in their
Giant time
Closing your eyes it’s easy to disappear
Dreaming of distant places, and wake
Right here

Cherish the wounds and heal every scar
Take this fear that i feel and pull it out
kick it out

This is the beautiful land
Were I was born
The nature, the colors that i love
The place in this world that i belong
This is the beautiful land were i
Was born
The nature, the lining of my soul
The place where I will always return

I’ve learned everything here…this is my
Shield…
This is my home… and if you really…
Want to know me… please, come over
Have a look…

Cherish the wounds and heal every scar
Take this fear that i feel and pull it out
kick it out

This is the beautiful land were we
were born
The nature, the colors that we love
The place in this world that we belong
This is the beautiful land were we
Were born
The nature, the lining of my soul
The place where we will always return

This is the beautiful land were we
were born
The nature, the colors that we love
The place in this world that we belong
This is the beautiful land were we
Were born
The nature, the lining of my soul
The place where we will always return

This is the beautiful land were we
were born
The nature, the colors that we love
The place in this world that we belong
This is the beautiful land were we
Were born
The nature, the lining of my soul
The place where we will always return

Lisert… lisert… lisert… lisert…

Meraviglia...