lunedì 3 gennaio 2022

40


Oggi sono quarant'anni che sono al mondo.
40.
E, come da quarant'anni a questa parte, sono tre giorni che è iniziato un nuovo anno, per tutti.

I tempi in cui scrivevo buoni propositi sono finiti, quelli in cui facevo un bilancio probabilmente non sono mai cominciati. 
Ma, quindi, perché sono qui, oggi?
A causa di due fratelli, uno un poco più vecchio dell'altro, che conosco bene, si può dire da sempre e che mi hanno fatto notare la mia assenza sul blog.
Arrivano sempre insieme, almeno quando vengono a trovare me, a volte il minore ha qualche minuto di ritardo, ma, negli anni, ha imparato a prepararsi per tempo e uscire insieme al fratello maggiore.

Non si somigliano affatto, con il più grande sono sempre andata d'accordo, è un po' duro e poco accomodante, ma trascorrere del tempo con lui mi fa sentire a casa, anche perché era molto amico anche di mamma. Il più piccolo, invece, è il classico soggetto che ha poco da dire e che pur di farsi notare rovina la serata con una delle sue entrate fuori luogo, inaspettate, prepotenti e imbarazzanti per tutti, in particolare per suo fratello.

Se vi state chiedendo chi siano questi due e perché non ne abbia mai parlato, in realtà ho scritto moltissimo del mio rapporto con loro.
Credo, più o meno velatamente, di averne parlaro in ogni post di questo blog. 
Forse non li ho mai chiamati per nome, ma, all'alba dei quarant'anni, posso anche prendermi il lusso di farlo: si chiamano Senso del Dovere e Senso di Colpa.

Da quando arrivano insieme non riesco a godermi nemmeno un minuto con il fratello maggiore, non riesco ad assaporare il piacere di fare, insieme, qualcosa di più o meno importante senza che quel moccioso di Senso di Colpa si impicci, faccia casino e mi mostri inesorabilmente il lato insufficiente di me e delle mie azioni.

Ecco, quest'anno appena trascorso, non so se a causa della pandemia o, semplicemente, dell'età che avanza, i due fratelli sono venuti a trovarmi spessissimo. A volte, cosa che in passato non capitava quasi mai, al citofono ha suonato solo Senso di Colpa, tronfio e orgoglioso della sua indipendenza, petulante e noioso come non mai. 

Anche per la maggior parte di voi, immagino che il 2021 non sia stato un anno di viaggi intorno al mondo, di libertà e spensieratezza, di sfrenata fiducia nel futuro.
Ma (e non è cosa da poco, lo riconosco) è stato per me un anno di enorme consapevolezza.
Ho trascorso moltissimo tempo in silenzio, un silenzio che ha iniziato a crescermi nel cuore quasi tre anni fa senza smettere mai. Un silenzio di cui sono vittime le persone che amo di più, una in particolare, e che porta direttamente all'immancabile telefonata di Senso di Colpa.
Ho scritto poco (pochissimo) qui e ho usato i social per lavoro o per portare avanti ideali importanti, quotidianamente incoraggiata dai due famosi fratelli.

Ho letto infinitamente meno di quanto avrei dovuto voluto e ho rinunciato a riconoscermi allo specchio.
Ho sofferto terribilmente l'impossibilità di sfruttare l'unica cosa sopportabile della perdita di mia madre: l'opportunità di viaggiare senza il pensiero di essere lontana e di dovermi preoccupare per lei.
Ho, abbiamo, accantonato il viaggio di nozze sperando di riuscire a godercelo in momenti migliori, ho osservato tantissimo, quasi ossessivamente, l'esterno da me e ho usato ciò che ho visto fuori per guardarmi meglio dentro.
Ho ascoltato le parole di Andrea più di quanto abbia mai fatto, anche perché io non avevo nulla da dire.

Sono stata spettatrice di un film in bianco e nero lungo 365 giorni, ma le poche scene a colori erano così brillanti da togliere il fiato, così luminose da meritare un elenco, l'ultimo del mio anno, il primo del 2022:
- Il pomeriggio in giardino a piantare decine di nuovi fiori, la primavera scorsa, con sei mesi di verde e di blu che ci aspettavano.
- Il 10 luglio 2021, vestita di rosa, sdraiata sull'erba, con accanto mio marito e decine di anime belle.
- La prima mini fuga in montagna, tra vino, vacche e vapore.
- La seconda mini fuga in montagna, a guardare spicchi di cielo e perdere a carte.
- La vacanzina dietro casa, dove a bordo piscina, leggendo uno dei romanzi più belli di sempre, ho sfiorato la gioia.
- Il week end a Lucca, per comprare fiori, per sedersi sotto a un ginkgo biloba magnifico, per mangiare bene.
- Il week end a Roma, in treno solo con il fratello maggiore. A lavorare, a comprare nei negozi vintage, a bere caffè e a scrivere da sola in un bar. Aspettando mio marito per goderci i posti più belli della città e cenare nelle trattorie più buone.

E poi, oltre ai momenti luminosi come cristalli al sole, ci sono state le abat jour, tante lampadine sempre accese, che hanno diffuso e continuano a diffondere una luce calda e delicata, illuminando un poco gli ostacoli e permettendomi di camminare anche al buio: 

- Lo yoga, che ha attraversato tutto l'anno con discreta costanza, anche se, a volte, credo dovrei comprare due tappetini in più :-)
- L'analisi, che ho avuto la sensazione di vivere più passivamente di sempre, fino a quando ci siamo fermate a guardare la strada percorsa e il mio modo di stare in seduta (a quanto pare, molto più accogliente e molto meno difeso)
- Agata, una presenza costante, che, con il suo odio verso il mondo mi riempie di sicurezza ogni giorno. Anche adesso, mentre stradaiata sul pc mi rende impossibile scrivere.
- Andrea, perche senza di lui, come farei?

Dunque, buon anno a voi e buon nuovo anno a me, che oggi compio 40 anni.


P.S. Nella foto quassù una delle sensazioni che da sempre mi pervadono il giorno del mio compleanno: la perplessità.