giovedì 30 dicembre 2010

Le bombe di Natale


Questa sì che è una tradizione.
Faccio i datteri ripieni nel periodo natalizio da anni ormai. Ero ancora al liceo quando cercavo di uccidere i miei commensali con questa bomba calorica senza precedenti. Non occorre che piacciano i datteri, io per esempio non li amo granchè.
I datteri ripieni di mascarpone e ricoperti di cacao sono buoni. Punto.
Perchè sono ripieni di mascarpone e ricoperti di cacao.
Mi sono ripromessa di prepararli solo nelle feste natalizie, un pò perchè è decisamente più semplice reperire il maxi datterone necessario, un pò perchè la pesantezza di questo veloce dolcino non permette un consumo più assiduo.
Iniziamo, come sempre, dagli ingedienti (per 4 persone):

- 8/12 datteri grandi (si vendono sfusi e sono enormi, diffidate delle imitazioni)
- mascarpone (una vaschetta normale)
- zucchero
- cacao amaro

Preparazione:
Occorre che vi procuriate una siringa per dolci o una saccapoche (io uso la siringa).
Mescolando poco zucchero al mascarpone ottenete una crema morbida. Togliete i noccioli dai datteri, basta estrarli con pollice e indice, è un'operazione piuttosto semplice. Riempite i datteri con il mascarpone, fino a renderli belli gonfi di crema.
Fateli rotolare sul cacao.
Fine.
Incredibile no? Ci vuole un attimo a farli, anche a mangiarli, un pò di più a digerirli!

Difficoltà: facilissima
Cottura: zero!
Costo degli ingredienti: medio (i datteri costicchiano)

Buon appetito!

domenica 26 dicembre 2010

Trees


L'anno scorso ho iniziato a scrivere su questo blog a Gennaio, con un post natalizio. Anche quest'anno eccone uno sugli addobbi per le feste, rigorosamente con materiali di recupero.
Quelli che vedete nella foto sono alberelli in pannolenci, ai quali sul retro ho cucito una spilla da balia. Possono essere attaccati all'albero, appesi in sequenza per creare un festone, incorniciati in un quadretto semplice (io l'ho fatto e il risultato non era male!), oppure usati come spilla, per chi è coraggioso e ha voglia di osare.
La realizzazione è facile: se ci sono riuscita io ce la fa chiunque! Occorrono solo un pò di pazienza e un pò di tempo, poichè non sono velocissimi da preparare.
Innanzi tutto bisogna disegnare una doppia sagoma (con il gessetto da stoffa) sul pannolenci del colore preferito, facendo attenzione che i due alberelli siano i più simili possibile. Poi si sceglie il lato in vista e lì si realizzano le palline, semplicemente con un poco di filo di lana colorato; successivamente si cominciano a cucire le due sagome, per la chioma io ho scelto un colore che facesse contrasto con il panno e ho usato un marrone per la zona del tronco, ma ovviamente è una questione di gusti e fantasia.
Prima di chiudere le due sagome bisogna riempire l'alberello con dell'ovatta, facendo bene attenzione che il cotone penetri anche negli angoli. Fatto questo si può procedere con la chiusura e concludere cucendo un puntale magari con il filo argentato. Per chi decide di attaccare la spilla lo può fare con un filo colorato, oppure può rendere l'alberello una vera e propria pallina natalizia creando un piccolo cappietto di lana con cui appenderlo.
Il risultato, seppur i materiali usati siano di recupero e poco appariscenti, è d'effetto anche se semplice e non troppo vistoso.

P.S. Per la foto grazie a Eliana, che ha ricevuto in dono 4 alberelli per Natale.

venerdì 24 dicembre 2010

So this is Christmas...


Domani (anzi adesso, vista l'ora) è la Vigilia: giornata impegnativa.
In realtà anche oggi lo è stata: sveglia presto dopo aver dormito sul futon, per fortuna che la compagnia in stanza era ottima, la Vale in tutto il suo splendore, con i postumi di una serata divertentissima a casa di Eliana, con Wolf e Lucia.
Dopo la sveglia, duplice colazione, Metropolitan e Pit...poi saluti e auguri da Carlos e poi, una volta arrivate in dipartimento, gestione della consegna camici piombati per l'utilizzo della super pistola XRF.
Mille conti, e-mail, risposte...pranzo! E, subito dopo, grande scoperta: ho vinto un dottorato. Senza borsa. A chimica. DILEMMA.
Ho parlato con i prof di dovere, ho fatto telefonate, scaricato moduli, imprecato...ho tempo fino a lunedì per decidere...ci penserò mangiando frutta secca.
Mentre ragionavo passavano i minuti e le ore...e alle 18 ero ancora lì in dipartimento, meditabonda ma tranquilla. Doccia svelta, recupero del vicino-vicino, cena volontari al Belleville. Serata serena, a parte il diluvio universale e il gelo. Dopo il circolo però appuntamento con Fra, meglio recuperarlo direttamente nel locale. Che bello vederlo in mezzo ai suoi amici, magro e in forma, sorridente e sarcastico. Qualche domanda d'obbligo, un paio di battute e di bicchieri, risate e auguri collettivi. Continua a piovere ed è mezzanotte. Domattina colazione con Sturmi e il vicino-vicino, per percepire il Natale come qualcosa di tollerabile, finalmente.
Poi casa, non per molto magari, davanti ad una scadenza universitaria imminente e il consulente del lavoro che attende. Ma sempre casa è, anche se per poco.
Domani è la Vigilia, io sono stanca e corro nella tana. Col pensiero retrodatato alle risate di 10 anni fa, quando la mia vita era ancora quella di una ventenne, quando non era crollato il mondo e quando avere 29 anni significava essere sposati con figli.
Ora conta che la salute c'è, che i nuovi amici si mescolano con i vecchi, che le malinconie si tengono a bada, che sulle opportunità si riflette, che piove sempre, che le gioie ci sono, basta vederle.
Buon Natale.

domenica 19 dicembre 2010

La Festa del Regalo Autocostruito


In realtà non sarà un post solo su questo.
Oggi è stato un bel sabato davvero. Sveglia non troppo presto e cucina: datteri ricoperti di cacao e ripieni di mascarpone (probabili protagonisti del prossimo post culinario), destinati alla cena di stasera al Belleville, in occasione della Festa del Regalo Autocostruito.
Sono riuscita a trascinare mamma fuori casa e a portarla a Genova, dove ha potuto trascorrere gioiosa un'oretta dentro Torielli per comprare una tonnellata di cioccolatini alle amiche (mentre io e un signore in attesa della moglie, anch'ella chiusa in drogheria, cercavamo di capire quale spezia cane-repellente fosse stata sparsa attorno ai vasi di fiori all'esterno del negozio, per evitare pipì poco natalizie).
Poi tour pro regali, sistemate le colleghe, il prof, amici vari ed eventuali. Poi casa veloce e destinazione finale Belleville. Qui finalmente è stata onorata la famosa tradizone di Giorgia, il Regalo di Natale Autocostruito (ognuno prepara qualcosa con le sue manine e ognuno pesca un numero, a cui corrisponde un regalo, il tutto alla cieca e completamente casuale).
Prima del sorteggio c'è stata una super cena, autoprodotta pure questa, con torte di verdure, vino buono, frittate e dolci vari (compresi i miei datteri-bomba).
Un pò di chiacchiere, una sigaretta accesa al gelo, un digestivo ottimo, la scrittura del desiderio-proposito per l'anno prossimo (sigillato da un Babbo Natale improvvisato nella bottiglia che verrà rotta nel 2011) e poi tanti saluti a tutti.
Le mie spille sono finite sul petto di Silvia e Stefano, la mamma è rimasta col gruppo festante e io verso le undici ho attraversato i vicoli e mi sono chiusa nella tana, bella calda perchè avevo lasciato il riscaldamento acceso...
Camminando pensavo al pranzo di domani da Sturmi, al super lavoro di lunedì, al Capodanno incognito come sempre e al mio primo Natale senza somatizzazioni moleste da qualche anno a questa parte.
Mentre percorrevo via San Luca sms tanto atteso: Amelia è nata e tutti stanno bene. Questo sì che è un bel sabato, questo sì che è un bel regalo di Natale.

sabato 11 dicembre 2010

Smashing Pumpkins


Questa è una delle ricette che ho preparato per la Festa della Zucca.
Una crema spalmabile sul pane, da usare come aperitivo, antipasto, stuzzichino, merenda.
Premetto che fino a pochi anni fa a me la zucca non piaceva granché. Poi, grazie alla festa, ai vari tentativi, ai diversi piatti che ho assaggiato qui e là, ne sono diventata ghiotta.
Quindi, in oggi tenterò di proporre questo colorata verdura d'Autunno in un modo un pò diverso dal solito, in cui il gusto della zucca non è eccessivamente presente e la ricetta può dunque essere apprezzata anche da chi non ama molto il frutto di Cenerentola.

Ecco gli ingredienti per ottenere una bella ciotola di crema:
- 2 fette di zucca (di quelle arancioni e rotonde) piuttosto grosse
- 2 piccole confezioni di robiola (in tutto 1 hg)
- 1 confezione di formaggio caprino fresco (1 hg)
- parmigiano grattugiato
- semi di zucca (una manciata)
- 1 cipolla
- olio
- sale
- pepe
- noce moscata

Preparazione:
Soffriggere la cipolla tagliata sottile e aggiungere la zucca a pezzetti piccoli con i semi di zucca precedentemente tostati (volendo si possono anche spellare, ma io non l'ho fatto). Aggiustare con sale, pepe e noce moscata se piace.
Quando la zucca risulta cotta lasciare raffreddare e nel frattempo lavorare in una terrina la robiola e il caprino con un goccio d'olio e un pò di pepe. Frullare la zucca ormai tiepida e aggiungere la crema ottenuta ai formaggi. Mescolare bene spolverando con il parmigiano fino a rendere il composto saporito.
Mettere in frigo affinchè si rassodi e servire a temperatura ambiente con fette di pane caldo o freddo.
Buon Appetito!

Difficoltà: Facilissima
Cottura: 10 minuti per la zucca
Costo ingredienti: piuttosto basso

domenica 5 dicembre 2010

Essere in viaggio ma lasciare tracce...


Questa fredda domenica mattina, la mamma mi ha fatto un regalo:

Un altro sguardo
E’ tempo di mettersi in ascolto.
E’ tempo di fare silenzio dentro di sè.

E’ tempo di essere mobili e leggeri,
di alleggerirsi per mettersi
in cammino.
E’ tempo di convivere con le macerie e
l’orrore, per trovare un senso.
Tra non molto, anche i mediocri lo diranno.
Ma io parlo di strade più impervie,
di impegni più rischiosi,
di atti meditati in solitudine.
L’unica morale possibile
è quella che puoi trovare, giorno per giorno,
nel tuo luogo aperto-appartato.

Che senso ha se tu solo ti salvi.
Bisogna poter contemplare,
ma essere anche in viaggio.

Bisogna essere attenti,
mobili,
spregiudicati e ispirati.
Un nomadismo,
una condizione,
un’avventura,
un processo di liberazione,
una fatica,
un dolore,
per comunicare tra le macerie.
Bisogna usare tutti i mezzi disponibili,
per trovare la morale profonda
della propria arte.
Luoghi visibili
e luoghi invisibili,
luoghi reali
e luoghi immaginari
popoleranno il nostro cammino.
Ma la merce è merce,
e la sua legge sarà
sempre pronta a cancellare
il lavoro di
chi ha trovato radici e
guarda lontano.
Il passato e il futuro
non esistono nell’eterno presente
del consumo.

Questo è uno degli orrori,
con il quale da tempo conviviamo
e al quale non abbiamo ancora
dato una risposta adeguata.
Bisogna liberarsi dall’oppressione
e riconciliarsi con il mistero.
Due sono le strade da percorrere,
due sono le forze da far coesistere.
La politica da sola è cieca.
Il mistero, che è muto,
da solo diventa sordo.
Un’arte clandestina
per mantenersi aperti,
essere in viaggio ma
lasciare tracce,

edificare luoghi,
unirsi a viaggiatori inquieti.
E se a qualcuno verrà in mente,
un giorno, di fare la mappa
di questo itinerario,
di ripercorrere i luoghi,
di esaminare le tracce,
mi auguro che sarà solo
per trovare un nuovo inizio.
E’ tempo che esca dal tempo astratto
del mercato, per ricostruire il tempo umano dell’espressione necessaria.
Bisogna inventare.
Una stalla può diventare
un tempio e
restare magnificamente una stalla
.
Ne’ un Dio
ne’ un’idea,
potranno salvarci
ma solo una relazione vitale.

Ci vuole
un altro sguardo
per dare senso a ciò
che barbaramente muore ogni giorno
omologandosi.
E’ come dice un maestro:
“tutto ricordare e tutto dimenticare”.


(Antonio Neiwiller)

giovedì 2 dicembre 2010

Agata e la tempesta


Avevo preannunciato un post sulla mia gatta. Agata.
In realtà scrivere di lei è come scrivere di me...quanto vorrei essere un gatto!
I gatti non devono risolvere vero? Non hanno nulla da gestire, non devono chiarire, dei rimproveri se ne fottono (molto più dei cani), le coccole se le cercano ma sanno anche farne a meno.
Mangiano il giusto, passeggiano, prendono il sole, giocano se ne hanno voglia, dormono un sacco, graffiano chi rompe, soffiano ai simili indisponenti, cadono sempre in piedi.
Questi sono i gatti.
In generale.
Perchè Agata, la mia gatta, non è proprio così...è molto più somigliante a me, povera lei, che a un felino.
Mangia disordinato, quasi sempre per consolarsi dopo un rimprovero o uno spavento.
Quando ingrassa mette tutti i chili sulla pancia.
Non graffia mai, morde, ma per affetto.
Pretende le coccole esattamente nei momenti in cui è impossibile fargliele.
Si cimenta in imprese dalle quali sa in partenza di uscire perdente (acchiappare mosche per esempio), si lamenta durante i tentativi e, immancabilmente, fallisce.
Ha amici maschi soprattutto.
Sta volentieri in giardino al sole e tra i fiori.
Dorme nei posti più scomodi della terra e nelle posizioni più assurde.
Non miagola.
Fa le fusa raramente, ma quando si fida sa essere molto dolce.
Non è vendicativa.
Ama stare a casa della Ale, dove può giocare con Beppino, che la capisce.
E' sempre molto pensierosa.
Quindi, la mia povera gatta, invece di godersi una vita di ozio e menefreghismo, è come me, in mezzo alla tempesta, con gli occhi persi, i movimenti irrequieti, lo sguardo corrucciato e circospetto.
Le auguro di rinascere umana, almeno potrà sempre farsi la ceretta e bere birra.