sabato 29 ottobre 2011

Moby Dick


Confesso di non averlo mai letto, non tutto per lo meno. Ma chissà perchè in questi giorni mi sento molto vicina al mitico capitano Achab, alle prese con l'enorme bestione e con le sue paure. Rifletto, mi impegno a superare ostacoli, cerco strategie per recuperare energia, ma ogni volta i problemi si fanno più grandi. C'è una casa in bilico, c'è un sentimento difficile, c'è un lavoro bello ma a volte frustrante, c'è un futuro che dire incerto è dire poco, ma ogni volta provo ad andare oltre. Ce la metto tutta per riuscire in quello che so fare, mi accontento del poco che ho per passare una serata tranquilla, cerco di prendere situazioni forse incomprensibili ai più come un dono. Ma in giorni come oggi, quando ad ogni traguardo raggiunto si alzava un nuovo ostacolo non sempre era facile saltare di nuovo. Hai voglia a indossare la collanina con le forbici, andare comunque a letto presto col sorriso anche se si vorrebbe fare tardi con gli altri, svegliarsi prima per fare la doccia ed essere operativi tutto il giorno, andare a comprare i regali per gli amici che compiono gli anni, organizzare il giro di laboratori del Festival per la mamma, provare a programmare (almeno col pensiero) i prossimi giorni di pseudo-ponte. Mi piacerebbe, ma non solo non riesco a dirlo, faccio fatica persino a scriverlo, che qualcuno mi dicesse "Sai, perchè non ti prendi una pausa tua, in cui leggere un libro, vedere una mostra, andare fuori a cena, passeggiare in questo bel novembre?". Per farlo bisognerebbe però avere i soldi per il libro, la mostra e il cinema e avere la forza di parlare chiaro innanzi tutto con me stessa. Sono una bomba inesplosa e lo so: ho voglia di passare del tempo bello con le persone che amo, tempo in cui dimostrare completamente i miei sentimenti, senza pensare ad altro che a stare bene. Invece sono la prima a dare spazio a mille altre cose, alla ditta, alle lavatrici (!), al secondo lavoro, al terzo lavoro, al dottorato, alla spesa...
E' un post di lamentele ma in fondo, dentro di me, vedo la schiena bianca della balena, so che è lì vicina e so che è solo il coraggio che mi manca. Probabilmente il primo passo è accettare l'invito a cena di quel tesoro della mia coinquilina che mi vede confondermi in mare aperto, per poi dormire un pò di più grazie al cambio dell'ora, spararmi un bel turno-festival di mattina con giro pomeridiano in famiglia, tornare a casa e cercare imperterrita ciò che mi manca, festeggiare con gli altri 700 e ricominciare a pensare a nuovi orizzonti lavorativi. In tutto questo resta sempre da capire dove sta Achab...e dove stanno le sue paure...

mercoledì 19 ottobre 2011

Selezione naturale


Una maglia a maniche lunghe, una felpa, un pile e un sacco a pelo come coperta. Ecco cosa indosso in questo istante. Non sto scrivendo dal polo sud, nè da quello nord. Sto scrivendo dalla mia stanza, Campopisano ovviamente, dopo essere corsa sul tetto per riparare il possibile dal vento e aver chiuso tutte le persiane. Chissà come sta il mio pomodoro dello scarico...
Il pomodoro dello scarico è un classico esempio di selezione naturale: una rigogliosa pianta che nasce e cresce nel tubo di plastica attaccato alla parete nord di questa casa, lo scarico della cucina (o del bagno) dove un coraggioso semino ha messo radici. Mi piace pensare al pomodoro come a un segno, una spinta a sopravvivere o, per non sembrare troppo tragica, un incoraggiamento a mettercela tutta. In questi prossimi giorni avrò bisogno di molta forza di volontà, o meglio, di molta forza e basta, da sabato verrò piacevolmente inghiottita dal Festival della Scienza e anche il mio mareingiardino ne risentirà. In realtà non vedo l'ora di iniziare: persone che ho voglia di vedere, visitatori (piccoli visitatori!) curiosi, serate al Conte, concerti, aperitivi, risate...
Rispetto allo scorso anno avrò meno turni, ho lasciato più tempo possibile alla ditta, giusto così, ma di sicuro mi calerò in atmosfera Festival fino in fondo, per godermi al meglio ogni giornata.
Oggi grandi fatiche, una mattinata intera di XRF al cimitero, la schiena a pezzi e fango ovunque, ma come sempre...meglio così! Meglio tanto lavoro e tanti impegni, meglio IMG domattina e corso al pomeriggio, meglio corso venerdì mattina e formazione animatori venerdì pomeriggio...meglio tutto questo che stare fermi a pensare. L'unico momento in cui ho fatto il grande errore, ovvero mi sono seduta a riflettere, ho scritto una lunghissima e iper contorta e-mail alla mia commercialista, per capire che diavolo sono io dal punto di vista lavorativo e dare un nome alla mia pseudo-povertà! Ancora nessuna novità.
Fuori il vento soffia fortissimo, io mi metterò a studiare prima che la stanchezza me lo impedisca definitivamente e cercherò di preparare un sugo di funghi da congelare per le concitate sere di Festival. Nel frattempo andrò a guardare il mio bel pomodoro coraggioso...

domenica 16 ottobre 2011

Siena, Pisa e il freddo.


Mattina presto, vento gelido, poco tempo per scrivere perchè a pranzo "Festa della Zucca" nel mio meraviglioso paese e devo cucinare.
La settimana scorsa sono andata a Siena con Vale e Serena, per un corso. Non ero mai stata a Siena perciò siamo scese un giorno prima e abbiamo visitato la città: bellissima! Piccola, molto più piccola di quanto pensassi, piccole le strade (ma per chi abita nei vicoli di Genova è semplicemente come essere a casa), piccola la piazza del palio, tanto da chiedersi: ma dove corrono i cavalli?
Una delle cose che mi ha colpito di più è stato il freddo. Un freddo inaspettato, ok che è una città continentale, ma dover chiedere una seconda coperta nel bed and breakfast o uscire con tutti i vestiti della valigia addosso uno sopra all'altro non me lo aspettavo proprio.
Di Siena mi hanno colpito i colori, tre giorni di tempo splendido e di azzurro da fare male agli occhi, uno sfondo turchese per una città arancione. Mattoni, mattoni ovunque e marmo bianco, un duomo lasciato incompiuto, delle mura che diventano vigne e ulivi, pasticcerie ad ogni angolo. Gli archi sono portafoto che incorniciano paesaggi, nelle pizzerie ci sono frasi scritte sui muri: "anche l'orologio fermo segna l'ora giusta due volte al giorno" e ogni contrada ha il suo simbolo che ti aspetta in piazzetta. Finito il corso e finita Siena, una serie di coincidenze fortunate ci hanno portate a Pisa, dove ho potuto finalmente coronare il mio sogno nerd: fare la foto mentre fingo di reggere la torre. Pensavo, magari cerco di capire in quale angolazione mettermi, chissà se ci sarà qualcuno che lo fa e che posso copiare...appena arrivate sui prati, davanti a noi decine di persone immobili, come tanti allievi di tai chi, che si appoggiavano virtualmente alla torre chi con le mani, chi con la schiena, chi con un dito. Io, che devo sempre fare le cose sceme, ho scelto il sedere per tenere su il campanile storto e mi sono guadagnata il soprannome di J.Lo. Finito anche il tempo per questa sosta inaspettata siamo risalite nella nostra Liguria, pronte per preparare la presentazione del convegno sulla maiolica e mangiare cinese a domicilio.
E il freddo è arrivato anche qui.

domenica 9 ottobre 2011

Ettore & co.


Più di una settimana dall'ultimo post. Perchè?
Perchè ho avuto un sacco di lavoro da fare (per fortuna!) e un esame da preparare...nemmeno un minuto per fermarmi e scrivere qualcosa di me.
Oggi però è domenica, una bellissima domenica di ottobre, col cielo blu, la tramontana e la casa vuota. Per la prima volta dopo tanto tempo ho passato il week end in Campopisano, per recuperare un pò di forze e prepararmi a una partenza. Ma cominciamo dall'inizio: il senso di inadeguatezza dell'ultimo post è pian piano dimuito e ora latita dentro di me, quando non si hanno momenti liberi è difficile pensare...per fortuna. Dal lunedì al giovedì non ho fatto altro che lavorare e studiare, studiare e lavorare, lasciandomi due sere per riunione del Belleville e dell'IMG e una per tirare un respiro in palestra e a cena dalla Ale. Come sempre le serate con la mia sorella mancata sono carburante per lo spirito, davanti a due mini sformatini caldi e due belle rosse fresche abbiamo chiacchierato di tutti i nostri casini e della bellezza, tutto sommato, di amare qualcosa o qualcuno comunque, nonostante le difficoltà di lavori precari o uomini distanti. Le giornate in ufficio sono state dense di telefonate, e-mail e analisi da interpretare e mettere per iscritto in report conclusivi super importanti, fino a giovedì dove alternavo la correzione di un preventivo al ripasso per l'esame, una telefonata alla commercialista all'elaborazione di uno spettro Raman. Il venerdì è arrivato e, sostenuto l'esame con buonissimi risultati, sono corsa dal cliente dove insieme a Vale ho smanettato tutta la mattina con la nostra super pistola a raggi X e giocato con il meraviglioso gatto birmano della padrona di casa. Rientrate in ufficio con l'autista (adoro lavorare con i ricchi...) è scattato il pomeriggio relax: un pò di pulizie, una bella doccia e un'uscita romantica, per non parlare del giorno dopo. Il sabato iniziato con una super spesa di pesce per la cena di questa sera è continuato con un pò di lavoro a domicilio a casa di Lucia e finito con una cena da leccarsi i baffi al Belleville e un'altra uscita romantica. Ora è domenica, sveglia tardissimo e mille lavori di casa con Bon Iver, Beirut e Lou Reed che suonavano per me, la borsa per andare a Siena tre giorni che pian piano si riempiva e il terrazzo che aspettava l'acqua. Corsa fuori per comprare il gelato e la coca zero per il mio fratellone in arrivo e poi innaffiata selvaggia prepartenza, con Ettore che mi guardava dal suo ulivo e il sole che tramontava. Ora, mentre scrivo, Andrea che cucina con Marta, odore di stocafisso ovunque, pistacchi in mano e sorriso sulle labbra. Che meraviglia...

sabato 1 ottobre 2011

Parassiti, o che la forza sia con te.


Mi manca la forza.
Quella fisica intendo, e poi di conseguenza anche quella mentale.
E' come se vivessi velata, appesantita, con una rete davanti agli occhi che mi impedisce di vedere la mia strada e che mi porta ad adattare costantemente lo sguardo. Continuo a plasmare la mia visione delle cose sulla base di quello che gli altri vogliono che veda. E' così contorto che non si riesce nemmeno a dire.
Dovrei-vorrei però imparare a circondarmi solo di persone che me la danno la forza invece che togliermela, è questa la chiave, dovrei-vorrei evitare i parassiti e tutti quelli che mi fanno stancare facendomi arrancare verso le loro stupide aspettative.
L'errore è chiaro, dare la colpa agli altri. Non è responsabilità loro ma mia, io mi adatto potrei dire no, io resisto potrei gettare la spugna, io rispondo subito alle richieste potrei farmi i cazzi miei, io ascolto le necessità altrui potrei abbracciare le mie. Tutto questo votarsi mi fa perdere tempo, tempo che potrei impiegare per lavorare meglio o di più (e non nel week end o di notte), tempo che potrei usare studiando e preparandomi per fare meno fatica nella vita di tutti i giorni, tempo che potrei passare a non fare nulla. Ho il diritto di rispettarmi, di ignorare le domande, di non aprire le mail, di posticipare gli incontri, di rifiutare le uscite, di scegliere le compagnie, di non cenare alle otto, di svegliarmi tardi, di non tornare a dormire, di leggere per tre ore consecutive, di ascoltare musica per sere intere, di non lavare il bagno, di uscire prima, di fare due passi all'ora di pranzo, di dormire presto, di dormire tardi e di fare o non fare mille altre cose. Ho anche il diritto di essere puntuale, di rispondere alle mail, di rispettare i tempi altrui, di ascoltare, di essere disponibile, di collaborare, di sforzarmi, di sacrificare del tempo, di risparmiare denaro, di pulire la casa, di lavorare a oltranza, ma tutti questi diritti, almeno ogni tanto, vorrei che venissero dopo quelli del primo elenco.
Così, giusto per non impazzire e fare il pieno di forze, giusto per non perdermi di vista e ricordarmi che a me piacciono le coccole, che oziare sul divano con un libro e un pò di musica mi fa stare bene, che mangiare quando ho fame mi fa sentire libera, che fare un giro per negozi mi rilassa, che bere una birra senza impegno mi diverte, che dormire mezz'ora di più mi rasserena, che ricevere un abbraccio o un bacio non è un reato e che anche chiederlo non lo è.