martedì 26 dicembre 2023

A Christmas Carol

Musica

Alle 6.30 in piazzetta c'è qualche finestra illuminata. Dietro forse ci sono persone che si vestono, che versano il caffè nella tazzina, che dimenticano il latte sul fornello lasciando che la schiuma trabocchi e spenga il fuoco.

Alle 6.31 il calzolaio ha la serranda sollevata a metà, sta già lavorando? Sta sistemando il laboratorio? Non si sentono rumori ma la luce è accesa. Il barista di fronte ha messo uno sgabello davanti alla porta, come a dire "Ci sono, tra poco apro, sto solo finendo di pulire, scaldare le brioches e scaricare l'ultima lavastoviglie". Intanto, marito e moglie sulla settantina, percorrono la via trasportando borse, lei cammina sempre qualche passo dinanzi a lui.

Alle 6.33 la signora con i capelli bianchi e corti aspetta, alla fine della mattonata sotto alle torri. Starà attendendo una collega, magari la figlia, chissà. 

Alle 6.36, 6.38 se il semaforo era rosso, un uomo con la giacca e lo zaino da ufficio entra nel cafè per fare colazione, prima saluta tutti, li fa ridere con qualche battuta, poi varca la soglia e sparisce.

Alle 6.43 il ragazzo delle consegne scende dal furgone con un grande contenitori pieno di dolci, apre la porta della pasticceria e li lascia sul bacone. Nel frattempo, un uomo anziano e ben vestito, risale lento sotto i portici, chissà dove sta andando.

Alle 6.46 una donna di mezza età, in ciabatte, è in piedi sulla scaletta e lava le enormi vetrine dell'agenzia immobiliare con un piccolo panno. Intanto un ragazzo corre veloce, indossando calzoncini e scarpe da running, probabilmente farà la doccia direttamente al lavoro.

Alle 6.50 le persone che dormono in piazza stanno sistemando coperte e cartoni, mentre un topo scappa sui mattoni e si infila tra gli arbusti dell'aiuola. I pullman sono parcheggiati, aspettano i passeggeri, i riders stanno già arrivando e il bar serve le colazioni sui tavolini sotto i portici.

Alle 6.51 una ragazza troppo vestita, con le cuffiette alle orecchie, zaino e borsa neri suona un campanello e aspetta.

Alle 6.50 quella ragazza sta camminando in mezzo alla piazza, un topo velocissimo le taglia la strada e si arrampica dentro a un'aiuola.

Alle 6.46 la ragazza pensa a come sarebbe bello cantare in un gruppo musicale, mentre, alla sua destra una signora in ciabatte pulisce una grossa vetrina e, alla sua sinistra, un ragazzo in calzoncini corti le corre incontro.

Alle 6.43 la ragazza sta facendo una foto del suo percorso, che più tardi posterà sul profilo Instagram, con l'hashtag #mymorningyogawalk. Intanto, lascia passare un ragazzo con un grande vassoio pieno di dolci e cerca invano di immaginare dove stia andando un vecchio con il cappotto doppiopetto.

Alle 6.36, 6.38 se il semaforo era rosso, la ragazza incrocia un signore con giacca e zaino da ufficio che, appena girato l'angolo, comincia subito a salutare camerieri e avventori del bar.

Alle 6.33 la ragazza toglie le cuffie dalla custodia, le mette alle orecchie e fa partire la musica (sì, quella che avete trovato quassù). Mentre cammina circondata dagli ulivi scorge una signora con i capelli bianchi ferma in fondo alla mattonata, starà aspettando una collega, magari la figlia.

Alle 6.31 la ragazza sbircia sotto alla serranda aperta a metà del calzolaio, nota uno sgabello davanti alla porta chiusa del bar, e osserva una coppia sulla settantina risalire la via, lei davanti e lui qualche passo indietro. Dove saranno diretti?

Alle 6.30 la ragazza sente il portone chiudersi alle sue spalle, mentre attraversa spedita la piazzetta, notando che non è l'unica ad essere già sveglia a quell'ora. Probabilmente, dietro alle finestre illuminate, qualcuno avrà dimenticato il latte sul fuoco, o magari si starà vestendo bevendo un caffè al volo.

Alle 6.00 suona una sveglia, la ragazza la spegne, accarezza la gatta acciambellata tra le sue gambe e si alza. Inizia un nuovo giorno, che comincerà con una passeggiata di circa 20 minuti.
Chissà chi incontrerà lungo il suo percorso...


lunedì 27 novembre 2023

Basilicata in my mind

 


Musica.

Questo è un post difficile da scrivere, perché contiene tanto, perché contiene tutto.

Contiene il mio amore, il mio lavoro, le mie paure, le mie gioie, il mio passato, il mio futuro, la mia salute e la mia malattia.

Inizio dal principio e poi salterò qua e là, dai Sassi ai cavi coccodrillo, dalle nuvole agli ulivi, dal sole alla neve, dalle cicorie al ragù.

Sono partita per lavoro, sono rimasta per e con amore, ho coltivato la gioia, ho pensato al passato e al futuro vivendo più che mai il presente e ho fatto i conti con la mia salute gestendo la paura che è, per me, la malattia più difficile da curare.

Siamo partiti di giovedì mattina, abbiamo iniziato con un treno per Pisa, proseguito con un aereo per Bari e terminato con un'auto a noleggio per Potenza.
Siamo usciti di casa alle 8 del mattino e siamo arrivati al B&B alle 8 di sera, senza alcun intoppo, se non consideriamo la leggendaria frase "Signore e Signori, c'è un medico a bordo?!" pronunciata a metà volo da una hostess un poco in affanno. Il tutto si è concluso per il meglio, il medico a bordo c'era e il passeggero che si è sentito male è stato soccorso, non abbiamo dovuto atterrare in emergenza e i paramedici hanno subito preso in carico il malcapitato al nostro arrivo.

Quindi, dicevamo, senza grossi intoppi siamo arrivati a Potenza, abbiamo cenato e ci siamo fiondati a letto, vista la giornata trascorsa e quella in arrivo, decisamente più impegnativa della precedente.

La mattina, dopo colazione, abbiamo fatto un giretto in città e abbiamo trovato una Potenza sospesa tra le nuvole basse, pronta per l'arrivo di un sole caldo e avvolgente.



La prima tappa è stata una visita al MOON - Museo Officina Oggetti Narranti, un luogo che entrambi desideravamo vedere da tempo, la casa del Salone dei Rifiutati, dove l'Associazione La Luna al Guinzaglio ha riunito materiali, valori storie e possibilità mettendoli a disposizione delle persone attraverso un instancabile lavoro di progettazione. 

Si respira aria di comunità e di (in)genio, di bellezza e di semplicità, di passato e di futuro.


Il MOON si trova vicinissimo a Contrada Bucaletto, un luogo senza tempo, nato a seguito del terremoto dell'Irpinia per garantire unità abitative agli sfollati. Questa sorta di villaggio alpino ospita la Cooperativa Sociale la Mimosa che, insieme a Il Salone dei Rifiutati, ha portato avanti il bellissimo progetto Officina del Rifare, tra laboratori partecipati, percorsi formativi e seminari. L'ultimo è quello che ho tenuto io, presso la sede del Centro Italiano Femminile, sempre in Contrada Bucaletto.

Solo al momento dell'applauso finale, mentre, come al mio solito, mi commuovevo davanti a tutti, mi sono resa conto di quello che avevamo appena fatto:
un pomeriggio di formazione per 50 insegnanti, tra maestre dell'infanzia, docenti della primaria, professoresse della secondaria, educatrici e persone interessate a sperimentare con creatività e scienza, senza sovrastrutture o giudizi, con entusiasmo e voglia di mettersi in gioco.
Alla vigilia del 25 novembre, Sara, Rossana e le loro collaboratrici hanno chiamato me, Elena, per costruire un'opportunità di apprendimento STEAM a cui hanno preso parte decine di donne, all'interno del Centro Italiano Femminile, custodito con cura da Ausilia.

È stato bello, è stato grande, è stato Potenza!



Finito il seminario abbiamo mangiato una pizza (buonissima) al volo e siamo ripartiti, direzione Matera.
Poco più di un'ora di viaggio e siamo arrivati in quello che, ad oggi, è decisamente uno dei posti più incredibili che abbia mai visto. Andrea c'era già stato per lavoro qualche anno fa, mentre io volevo andarci da una vita; ecco un altro motivo per ringraziare Sara e Rossana, che, con il loro invito, mi hanno regalato anche la giusta scusa per visitare Matera.

Appena parcheggiato in uno dei silos attorno al centro storico siamo scesi tra le vie illuminate e silenziose, incantandoci davanti a ogni scorcio e abbiamo raggiunto il Carrubo, il Sasso dove abbiamo dormito le due notti successive.

Il posto è bellissimo, il proprietario della struttura molto gentile e sempre pronto a dare consigli e a raccontare curiosità storiche sulla città... insomma, super consigliato!

La mattina seguente ci siamo svegliati con calma, abbiamo fatto colazione e siamo usciti tra pioggia e gelo. Abbiamo preso l'auto e raggiunto l'azienda vinicola da cui parte la visita alla Cripta del Peccato Originale, una delle tantissime chiese rupestri sparse sul territorio materano. Accompagnati da una guida bravissima e dal suo cagnolone bianco e affettuoso abbiamo cominciato a entrare nell'enorme complessità della storia di un luogo che ha radici profondissime e piene di significato (vi basti pensare che nelle campagne attorno a Matera è stata trovato uno scheletro di Balena, a 400m sul livello del mare).

La grotta e le sue decorazioni sono meravigliose, vale assolutamente la pena programmare una visita.


Rientrati in città abbiamo pranzato con fave e cicorie e crapiata, una zuppa di legumi e cereali tipica e calda, poi, visto il freddo e il vento siberiani abbiamo deciso di fare un breve giro e andare sia a Casa Noha sia al MUSMA.


La prima è uno spazio del FAI dove è possibile vedere un documentario molto interessante sull'incredibile storia di Matera, dall'insediamento all'abbandono forzato, dalla rinascita alla proclamazione a Capitale Europea della Cultura nel 2019.

Il MUSMA, invece, è il museo di scultura contemporanea della città, allestito in un antico palazzo su due piani, ricchissimo di lunghi ipogei dove sono esposte le opere.


Terminata la visita siamo passati in albergo per un cambio veloce e siamo usciti a cena.
Mentre aprivo la porta della stanza Andrea mi a chiesto "Piove ancora?". No, ho risposto io, però nevica! L'avevo detto che faceva freddo...

La neve, in realtà, è durata pochissimo e non si è posata, nella notte il meteo è migliorato e l'ultimo giorno è stato all'insegna del sole e di temperature più miti.

Al mattino abbiamo visitato il Palombaro Lungo, una enorme cisterna ormai in disuso che si estende sotto una delle piazze principali di Matera, poi abbiamo girovagato alla scoperta del Sasso Barisano, ovvero la porzione di città opposta a quella in cui abbiamo soggiornato, chiamata, invece, Sasso Caveoso.




Ci siamo poi spostati a Casa Ortega, l'abitazione/laboratorio dello scultore spagnolo che, a Matera, a vissuto diversi anni, collaborando con le maestranze artigiane del posto, specialmente nella lavorazione della cartapesta.

Casa Ortega è bellissima, dentro e fuori.
La guida, che avevamo già incontrato al MUSMA, è super disponibile e preparata, mentre la vista, beh, giudicate voi:



Il tempo a nostra disposizione è ormai agli sgoccioli (per questo ringraziamo Ryanair che ci ha anticipato il volo di rientro di quasi 24 ore), abbiamo pranzato al volo con lasagne al ragù lucano e crostone con salumi e formaggi del posto e siamo ripartiti, con una breve sosta al Belvedere Murgia Timone per ammirare Matera da lontano, in tutto il suo splendore.


Ora siamo in treno, dopo un rientro liscio sia in auto sia in aereo, perciò chiudo il post riprendendo da dove ho iniziato: dentro a questo mini resoconto di viaggio avete trovato l'amore, per mio marito che non ha esitato a starmi accanto e a supportarmi in questa bella sfacchinata, per il viaggio, croce e delizia che adoro e che mi terrorizza ogni volta. C'è il mio lavoro che, come il viaggio, mi mette sempre alla prova e che, spesso, mi dona gioie inaspettate. C'è la salute, che con la paura determina tanto della mia vita, a partire dalla prima puntura di eparina fatta il giorno della partenza per arrivare all'ultima di questa mattina. Infine, ci sono il mio passato e il mio futuro, intrecciati come sempre per sorreggere il presente, tra quello che sono stata, che ho visto e ho portato con me, quello che sarò, vedrò e custodirò nel cuore e, soprattutto, quello che sono, vedo e stringo forte a me ogni giorno.

P.S. La musica scelta per il post è una delle canzoni che abbiamo ascoltato al caldo della rosticceria dove abbiamo pranzato il primo giorno a Matera.

Bonus foto - un'Agata lucana decisamente più affabile di quella genovese:



lunedì 21 agosto 2023

London crawling




Londra - Giorno 1
Here we go!
Inizia ora il nostro viaggio estivo 2023, con una consueta buona dose di disagi pre partenza.

Nell'ordine:
- Eparina anticipata rispetto al solito per sospetta infiammazione di una vena, che diciamolo, è quello che ci vuole, alla vigilia di un volo. Prima puntura andata male con conseguente ematoma che mi prende mezza pancia. Ma tutto ok.
- Tosse incredibile da due giorni, complice il reflusso che non mi molla e che si accoppia volentieri con incapacità digestive di tutto rispetto. Per una che passerà la prossima settimana tra uova, bacon, fish and chips e biscotti al burro, direi che le premesse sono ottime.
- Cagotto notturno di Andrea, giusto qualche ore prima del volo. Ma nessun problema, nella mia farmacia mobile c'è tutto quello che serve!

Premesso questo, ora (finalmente, siamo qui dalle 9 e la partenza è alle 11.30) ci imbarcano.
See you soon! (I hope)

Appena atterrati l'autista del taxi gentilmente offerto (!) da Booking ci aspettava con il suo cartello/borsetta con scritto Andrea Sessarego.
Il viaggio fino all'hotel è stato lungo, causa lavori sulle strade che ci hanno fatto subito sentire a casa. Tra un pisolino e l'altro, però, sono riuscita ad ascoltare la chiacchierata sugli alloggi popolari londinesi e i criteri di affidamento che, devo dire, è stata molto interessante. Grazie autista, ti auguro di riuscire a portare a termine il tuo sogno, finendo di studiare e iniziando il nuovo lavoro che tanto desideri! (qualsiasi esso sia, visto che con l'accento misto cockney e indiano ho fatto un filo di fatica a capire tutto, Andre, invece, liscio come l'olio).

Giunti al CitizenM di Victoria Station, un albergo della stessa catena di quello in cui eravamo stati (bene) a Rotterdam ci siamo lavati la faccia, abbiamo pranzato al volo nella hall con dumpling veg e un bao zi grosso come un pugno e siamo usciti: destinazione Westminster.
Il mercoledì è l'unico giorno di apertura pomeridiana e, essendo vicinissimo a dove alloggiamo, ne abbiamo approfittato.
Un poco di coda per entrare, nonostante i biglietti comprati da casa, e un gran bel giro all'interno... che atmosfera! La lapide in onore del milite ignoto, le tombe di Newton e Hawkins vicine e con la stessa iscrizione (here lies what was mortal of), i soffitti incredibili, le abatjour accese: Londra in tutta la sua essenza!



Abbiamo poi fatto un salto sul ponte lì accanto e incontrato, con grande commozione, l'argine del Tamigi ricoperto di cuori rossi, uno per ogni vittima del Covid19 del Regno Unito. Un signore poco distante suonava la chitarra e cantava con gentilezza, io (o forse dovrei scrivere noi), mi sono fatta il primo piantino della vacanza.

Sera a cena a Pimlico, un quartiere molto carino vicino all'hotel, ma, come sempre, di cibo parliamo alla fine.

Siamo rientrati pensando di guardare una puntata della serie TV ambientata a Londra che avevamo iniziato a vedere Genova. Ho smesso di esistere dopo 10 minuti inghiottita dal lettone king size dell'albergo che, devo dire, è la vita.

Londra - Giorno 2
Ci siamo svegliati presto, come i due pensionati (senza pensione) che, di fatto, ormai siamo.
Colazione in hotel anche se non era prevista e via al Natural History Museum, dove, ovviamente, abbiamo trascorso l'intera mattinata.
Un luogo meraviglioso, dentro e fuori, si respira Inghilterra in ogni angolo, è bello tutto, anche (o forse specialmente) il soffitto, le mattonelle scolpite sulle pareti, le scimmie di pietra arrampicate sui muri.
Poi, inutile che ve lo dica, lo scheletro della balena è una delle cose più incredibili che abbia mai visto.



Pranzo poco distante e poi subito dentro al consueto Science Museum, tappa che, ormai lo sapete, non manca mai nei nostri viaggi.
Bello, forse un poco meno interattivo di altri che abbiamo visto, ma merita una visita senza dubbio.



A metà pomeriggio siamo saltati su due metro e abbiamo raggiunto Camden Town.
A parte una concitata ricerca di una merenda che non fosse a base di gamberi fritti o tikka masala, abbiamo gironzolato tra negozi, bancarelle e locali, ci siamo scattati la foto di rito in un photoboot e, verso le 18, ci siamo spostati su consiglio della Chiaretta (grazie!) a Primerosehill, passando lungo il canale. Che scoperta! Non solo il parco con lo skyline di Londra di fronte e il tramonto dietro, ma tutto il quartiere che lo circonda... una delizia!





Siamo scesi dalla collina quando il sole era ormai quasi calato del tutto e ci siamo fiondati a cena, sempre nel quartiere vicino "casa". Abbiamo mangiato benissimo, di nuovo e, dopo una bella doccia, abbiamo ritentato con altri 10 minuti di serie TV. Ce la faranno i nostri eroi a terminare una puntata prima del rientro? Chi può dirlo!

Londra - Giorno 3
Oggi sveglia quasi come a casa: alle 7 eravamo già in preparazione per la colazione che avevamo prenotato al 35° piano del 20 Fenchurch Street (per gli amici, il Walkie Talkie). Ci siamo un filo imbellettati perché le indicazioni erano dress code "smart casual through the day" e noi, che di casuale abbiamo praticamente tutto l'armadio e di smart giusto il riscaldamento di casa, eravamo un po' in apprensione. Poi siamo arrivati allo Sky Garden e, intorno a noi, solo gente in ciabatte, ma, come direbbe Lundini: Va bene lo stessooooo!
La colazione al Darwin, tra palme e vista incredibile, è stata molto bella, una sola raccomandazione: non ordinate mai un coconut quinoa porridge, a meno che non vogliate punirvi per qualcosa di (molto) brutto che avete fatto. Tutto il resto buonissimo e abbondante, lo vedremo meglio, as usual, in fondo al post.

                          



Come sempre il terzo giorno è quello in cui ci sopravvalutiamo e, sfilate le ballerine fancy e indossate le TEVA, siamo andati alla Tate Modern, attraversando prima il Tower Bridge e poi il Borough Market, dove avrei mangiato tutto e comprato ogni genere di alimento, pannocchie comprese.



                       


Siamo entrati al museo che piovigginava come solo a Londra sa piovigginare, tempo di visitarlo tutto, quando siamo usciti c'era già il sole e un prato bellissimo ad attenderci. Avevo per caso portato con me il pareo thai che mi accompagna da quando avevo 15 anni? Ebbene sì! E ciao erba umida.




Dopo un poco di riposo ci siamo incamminati lungo il Millennium Bridge per raggiungere Covent Garden, quando una scena bizzarra ha irrimediabilmente attirato la nostra attenzione.
Lungo le rive del Tamigi, decisamente in secca, decine di persone erano chine a raccogliere cose. Non capendo nulla di quello che stavamo vedendo abbiamo deciso di... scendere pure noi a raccogliere!

Tra mattoni levigati fino a diventare lisce uova arancioni e cocci di bottiglie di birra rotte: migliaia di ossa. Piccole/grandi, intere/a pezzi, chiare/scure. Tra pietre e ossa anche pezzetti di ceramica di tutte le dimensioni e di ogni colore. Noi ci siamo separati e incontrati dopo poco, entrambi con il palmo della mano chiuso, pieno di minuscoli frammenti dipinti di blu. 

Solo una volta rientrati in albergo abbiamo scoperto di aver partecipato, totalmente inconsapevoli, a una sessione di mudlarking, una pratica diffusissima che prevede la raccolta di quasi tutto ciò che il fiume restituisce. Quei tubetti bianchi che abbiamo schifato convinti fossero ossicine erano, in realtà, vecchie pipe, l'equivalente degli attuali mozziconi di sigaretta.
Ci sono cataloghi interi e pdf scaricabili sui tesori del mudlarking, esistono profili social di cercatori e persino un festival dove gli appassionati possono esporre i loro ritrovamenti.
Se vi steste chiedendo di chi/cosa siano le ossa, beh, si tratta di ossa animali gettate per decine e decine di anni nel Tamigi dai macellai. Anche se, a quanto pare, un tizio una volta ha trovato un osso umano di 5000 anni fa.



Bene, dopo questo intermezzo che immagino non vi sareste aspettati (tranquilli, nemmeno noi), ci siamo spostati a Covent Garden camminando, parecchio. Da lì, non paghi della giornata iniziata all'alba mangiando semi di chia su un grattacielo e proseguita ravanando tra le ossa sul greto di un fiume, siamo andati al British Museum.
Non abbiamo visto tutto, l'effetto che mi ha fatto è un po' quello del Louvre, con l'aggravante che vedere il Partenone lì, anziché ad Atene, mi ha fatto, di pancia, un poco incazzare.
Cena indiana e poi dritti a dormire.





Londra - Giorno 4
Finalmente sveglia con calma, passeggiata fino a Buckingham Palace, un salto a Piccadilly Circus passando dal Saint James Park e poi in Oxford Street, a giocare a nascondino con la pioggia, facendo la parte dei poveracci dentro Selfridges.




Al primo raggio di sole ci siamo fiondati a Notting Hill, dove abbiamo trascorso quasi tutto il pomeriggio. Il mercato di Portobello Road è enorme, pieno di banchetti e negozi vintage, io mi sono infilata ovunque, ho scovato (e comprato) un kimono arancione da una signora adorabile e mi sono trattenuta per tutto il resto del tempo ripetendo un mantra infallibile "domani spenderai tutto lo stipendio di agosto a Bricklane".
Le case pastello sono adorabili, così come la celebre libreria di viaggi del film, che ho visto solo da fuori perché una siepe di italiani urlanti ne bloccava l'accesso a colpi di selfie.




Lemme lemme abbiamo raggiunto Hyde Park dove, indovinate un po', ho nuovamente sfoderato la pezzuola thai e ho ripreso in mano il quadernino di viaggio dove sto scrivendo questo post.


Cena al pub e rientro in hotel con il bus, rigorosamente seduti davanti, al piano di sopra!

Londra - giorno 5
Il mantra di ieri si è avverato! Non molto, ma, lo ammetto, un poco abbiamo (entrambi!) comprato a Bricklane
Se amate i mercati street food, handmade e vintage è il posto giusto per voi.
Sempre sotto consiglio della mitica Chiaretta ci siamo arrivati da Liverpool Street e abbiamo raggiunto Shoredich.
Cosa mi è rimasto di traverso? Una tuta viola con disegnate decine di maxi banane e un paio di Dr.Martens usate. 
Cosa ricorderò per sempre?
Mio marito che addenta un dumpling pieno di brodo di maiale e fa la doccia alla ragazza seduta accanto a lui. Pure i fiori freschi appena comprati al mercato è riuscito a scolarle. Chissà a chi erano destinati..


   

Dopo pranzo siamo andati alla National Gallery, l'unico museo che non eravamo riusciti a prenotare e che oggi risultava sold out. Abbiamo scritto una mail, ci hanno risposto di provare lo stesso e dopo cinque minuti di coda, forse anche meno, eravamo dentro.
Per l'ennesima volta mi sono ritrovata davanti a un libro di storia dell'arte. Non saprei nemmeno da dove cominciare, quindi, a costo di sembrare banale come una puntata di Pomeriggio 5 scriverò solo La Vergine delle Rocce di Leonardo da Vinci. Vi basta? A me sì!
Da Trafalgar Square ci siamo spostati a Soho, un giro in Carnaby Street e un aperitivo a base di pickles, perché me lo ha detto la nutrizionista la settimana scorsa di inserire, di tanto in tanto, qualche alimento fermentato!
Cena vegan e tutti a "casa"!




Londra - Giorno 6
Come in quasi tutti i nostri viaggi, verso la fine sentiamo il bisogno, io soprattutto, di allontanarci un poco dal caos.
Questa è la ragione principale che oggi ci ha portati a... Brighton!
Una giornata intera in una città al limite del distopico, a metà tra una puntata di Stranger Things e un episodio de La Signora in Giallo.
Piena di gioiellerie nelle viuzze che portano al mare, dove, invece, vi attendono luna park e fish and chips. 
Ho pucciato i piedi nell'oceano, raccolto alghe che, diciamolo, sappiamo bene che fine faranno e annusato salsedine per tutta la giornata.
Un'altra cosa impossibile da non annusare è la malinconia che impregna ogni cosa: le giostre arrugginite, i colori freddissimi, le sdraio logore, le calamite da frigo più brutte del mondo.
A Brighton si respira una malinconia talmente profonda che fa il giro e diventa serenità.
Abbiamo visto decine di scene alla Martin Parr, scoiattoli super socievoli nel parco del Royal Pavillon che, già di per sé, è un luogo assurdo: immaginate di trovarvi dentro ai Parchi di Nervi con, davanti a voi, un palazzo in stile persiano e, subito fuori, una spiaggia di Rimini a novembre. 
Ci riuscite? Ecco, siete comunque ancora lontani dal senso di straniamento che vi lascia addosso questa città di mare. Riprenderete il treno per Londra e, sono certa, vi sembrerà di avere solo sognato.








Londra - giorno 7
Penultimo giorno londinese per esaudire il sogno di una vita: visitare i Kew Gardens!
Mezz'ora di metro per arrivare in un posto incredibile.
Non so spendere molte parole su quello che ho visto, ho fatto decine di foto e lascerò a loro il compito di raccontare serre, alberi, bordure, orti, laghi, ponti sospesi e prati. 
Enjoy!



















Londra  - giorno 8
Ultimo giorno qui e, la mattina, abbiamo fatto la cosa più mainstream possibile: siamo andati da Harrods. Chi di noi non ha mai ricevuto una borsina plastificata con l'orsetto disegnato, recapitata da qualche amico o parente dopo un viaggio a Londra?
Finalmente le ho viste dal vero!
Cosa ho fatto da Harrods?
- Mi sono persa
- Ho usato il bagno
Fine.
Abbiamo raggiunto l'albergo camminando in un quartiere in cui non eravamo ancora mai passati e poi via in aeroporto, a Stansted, dove, ad aspettarci, abbiamo trovato l'inferno.

Il post sulla mini-vacanza di questa estate termina qui, di seguito, come sempre, un po' di consigli (non richiesti), in particolare su dove mangiare.

Info generali
Noi abbiamo volato, sia all'andata sia al ritorno, da Genova. Un volo Vueling su Gatwick e uno Rayanair da Stansted. 
Abbiamo soggiornato al CitizenM, come già avete letto, dove in caso di pernottamento superiore alle 5 notti ricevete un po' di sconto. Ci sono 3 alberghi di questa catena, a Londra, noi abbiamo scelto quello che, per posizione, ci pareva più strategico.
Tutti i musei (o quasi) li abbiamo prenotati da casa, anche se, come sapete, sono gratuiti.
I Kew Gardens, invece, sono a pagamento e, per raggiungerli, abbiamo usato la metro.
Per arrivare a Brighton abbiamo preso il treno (un'oretta di viaggio).
I mezzi sono molto più cari che qui, per darvi un'idea, una corsa in metro sono circa 3 euro e il treno per Brighton ci è costato quasi 40 euro a testa a/r.
Per quanto riguarda i luoghi da visitare e il momento migliore per farlo, oltre a ricordarvi che Westminster è aperto solo la mattina ad eccezione del mercoledì, ci sono un paio di musei, tra cui il British, che fanno apertura serale fino alle 20, molto comoda se avete bisogno di incastrare un po' di cose.
A Bricklane è meglio andare la domenica mattina (molti degli espositori allestivano verso le 11), mentre a Portobello/Notting Hill meglio il sabato, perché il mercato raddoppia.

Cibo
Diversi aspetti, riguardo al cibo, mi hanno stupita in questo viaggio. Il primo è la quantità, mai incontrata prima d'ora, di ristoranti. Ci sono luoghi in cui mangiare ad ogni angolo, c'è una scelta infinita di cucine diverse e (questo me lo aspettavo) dalle 17 cenano tutti. 
Un'altra piacevole sorpresa è stato il caffè: sempre buonissimo, pure in stazione, per dire. Un espresso single e passa la paura della brodaglia trasparente a cui, i paesi del nord visitati fino ad oggi, mi avevano tristemente abituata.
Invece che raccontarvi cosa/dove abbiamo mangiato, giorno per giorno, riporterò di seguito i luoghi che abbiamo preferito, in base alla loro posizione.
Innanzitutto, per i pranzi, ci siamo come sempre arrangianti sul momento (le cene, invece, quasi tutte definite prima di partire). Vi segnalo per colazioni itineranti/pranzi al sacco/merende la catena Gail's, dove trovate molta scelta, dagli scones al caffé, dai muffin dolci a quelli salati, dalle insalate alle torte (c'è anche all'ingresso dei Kew Gardens, noi lì abbiamo preso il pranzo da mangiare sul prato). 

Un altro posto dove ci siamo trovati benissimo è Farm Girl, presente sia vicino ai Musei di Storia Naturale e della Scienza sia a Notting Hill. Piatti principalmente vegani, super gustosi e non banali. Se ci tenete ad andare, soprattutto in quello di Notting Hill, meglio prenotare, c'è moltissima coda.


Per quanto riguarda le cene, invece, in zona Pimlico siamo stati la prima sera da Lorne, cucina inglese, ambiente piccolo e fighetto, cibo (e vino ungherese) buoni e particolari. Non so se valga la spesa (alta), ma a noi è piaciuto. 

Altre 3 sere (!) abbiamo invece cenato da Morinoya, un giapponese incredibile, minuscolo e super accogliente, sempre a Pimlico/Victoria e quindi vicinissimo all'albergo,  Non si può prenotare se non, probabilmente, telefonando; noi abbiamo comunque trovato sempre posto, magari attendendo un poco che si liberasse un tavolo. In questo periodo in cui in Italia si fa tanto parlare di ristoratori e scontrini, qui ci hanno servito, per errore, una piatto sbagliato. Lo abbiamo fatto presente, abbiamo deciso di mangiarlo comunque, ci siamo fatti portare anche il piatto corretto e, al momento del conto, l'ordine sbagliato (ma consumato) non era stato conteggiato.



Vicino al British abbiamo cenato al Namaste Holborn, un indiano veg piuttosto economico (rispetto alla media), molto buono e con piatti abbondantissimi. Resta aperto fino a tardi (occhio sempre agli orari di chiusura dei ristoranti, spesso tirano giù la serranda alle 21), quindi molto comodo se, come noi, scegliete l'ingresso serale al museo.


In zona Hyde Park, più precisamente a Paddington, vi consiglio il Cleveland Arms, segnalatoci da Paola (grazie!!!), dove abbiamo mangiato hamburger e tagliata ottimi, avvolti in un'atmosfera molto british. Se partite con bambini al seguito questo posto ha una sala a parte dedicata proprio alle famiglie.


A Soho, infine, non potete perdervi le bontà di Mildreds, famosissimo ristorante veg che ha diverse sedi, dove non so dire cosa mi sia piaciuto di più: un'esplosione di sapori nuovi, piatti coloratissimi e bevande alla frutta super! Se, come me (ma forse ormai dovrei dire noi 😉) avete un'alimentazione principalmente plant based, questo posto fa per voi. Non lasciatevi spaventare da quello che vedete entrando, sembra un locale piccolo e invece è enorme, si sviluppa infatti su più livelli e ha tantissime salette, tutte super curate.

Il fish and chips lo abbiamo mangiato a Brighton, sulla spiaggia, in un posto che si chiama Captains Fish and Chips  e che pare abbia pure vinto dei premi per il suo fritto. Potete scegliere tra porzioni big e regular, quella che vedete in foto è regular (la big credo abbia ben due merluzzoni fritti anziché uno).
 

Infine, la colazione l'abbiamo fatta quasi sempre in giro (un paio di volte abbiamo mangiato in hotel, per comodità). Nulla di imperdibile, tranne, il brunch al Darwin, il bistrot dello Sky Garden. Buona,  abbondante e con una vista incredibile.



Ora il post termina davvero, con una menzione speciale alla gentilezza che abbiamo incontrato in ogni posto in cui abbiamo mangiato, davvero super.
Buon viaggio!