sabato 22 ottobre 2016

L'Estate al collo

Scrivo da casa di mamma e non più tardi di ventiquattro ore fa passavo di qui con uno zaino pesantissimo sulla schiena e il cuore altrettanto pesante nel petto.

Mi spetta qualche giorno da cat sitter di questa signorina e, sicuramente, un po' di distanza da tutti gli impegni mi farà bene. Esiste il lavoro da casa ed è pur sempre il week end, lunedì sarò operativa e sul pezzo, come se nulla fosse successo.

Dopo l'ultimo post sul mio primo libro in uscita (in realtà è già disponibile da ieri a questo link, con un po' di sconto e le spese di spedizione gratuite), oggi vorrei scrivere di qualcosa che nasce dalle mani creative di un'altra persona.
Si tratta del ciondolo nella foto (forse si vede meglio sul mio profilo Instagram) che, qualche giorno fa, è arrivato via posta riempiendomi di gioia. La collana è opera di Aspettaevedrai, una bravissima artigiana: se non la conoscete ancora, potete trovarla qui, qui e qui. Il suo shop invece è qui.

Come vedete dalle immagini di Sara, i ciondoli in ceramica sono solitamente tondi, ovali, a goccia, rettangolari, ma sempre e comunque dalle forme lineari. Il mio, invece, è irregolare e pure un po' concavo, perché il pezzo che ho scelto me lo ha portato un'onda. Stavo camminando sulla battigia, durante una giornata nuvolosa, a tratti pure piovosa, decisa a non arrendermi e a godermi una delle ultime domeniche al mare di questa estate ormai lontana. L'ho visto lì, tra i sassi scuri e l'ho raccolto. C'era una casa, c'era un ponte, c'era qualche albero: quanto bastava per farmene innamorare.

Ho pensato immediatamente di conservarlo, poi ho pensato a Sara e alla sua bravura e, ancora seduta sulla sabbia, le ho scritto. Lei ha accettato subito di costruire una collana attorno alla mia piccola casetta color mattone, quindi, qualche settimana dopo che le avevo spedito il coccio, il gioiello è arrivato. Più bello che mai.
Sono contenta di questo nuovo abitante del mio portagioie, sta lì appeso (quando non lo tengo al collo) insieme a tutte le altre collane, in particolare alla collana di Demodé Jewels comprata all'East Market e alla Myselfie di Rita.

Sono riuscita nel mio intento: avere a portata di mano l'Estate fino a quando lo desidero, per poter ripensare ogni volta che voglio a quella giornata bellissima, alle ali di pollo fritte sotto l'ombrellone, al bambino chiuso nel suo mondo che gioca da solo sulla riva, ai taralli di mille sapori, al cane sdraiato sull'asciugamano della vicina, a madre e figlia che si fanno fare le trecce di stoffa ai capelli.

Grazie a Sara che mi ha aiutata nell'impresa, grazie al mare che mi ha donato un ricordo.

lunedì 10 ottobre 2016

Il mio primo libro!

Sono passati quasi due anni dalla prima mail che ho ricevuto a proposito di questo libro. Stavo seduta su una panchetta al Salone del Restauro di Ferrara (e questo la dice lunga sulla schizofrenia della mia vita) aspettando che si liberasse il bagno.

Una casa editrice che, lo confesso, all'epoca conoscevo appena, stava cercando una collaborazione per la pubblicazione di alcuni testi di tecnologia e robotica dedicati ai bambini e ai ragazzi, con un occhio anche al mondo degli adulti che con i bambini e i ragazzi hanno a che fare ogni giorno. Mentre leggevo le richieste mi sentivo già enormemente fortunata ad essere in copia nella mail: significava che l'Associazione con cui collaboro ormai da anni stava pensando a me, mi riteneva all'altezza di questa impresa, credeva nelle mie possibilità

Mi stavano chiedendo di scrivere.

Come sempre, per tutto il tempo, la persona che meno ha avuto fiducia in me è stata la sottoscritta.
Questo non vuol dire che ci abbia rinunciato, anzi, credo di aver iniziato a buttare giù idee e appunti già sull'Intercity del ritorno da Ferrara, di aver cominciato a scrivere seriamente subito dopo la prima riunione con l'editore e di aver continuato un po' ovunque. Un posto su tutti ancora una volta il treno, a sto giro mentre rientravo da Trento dopo una giornata di laboratori, stanca morta, in uno scompartimento buio e freddo.
È risaputo, mettere nero su bianco qualsiasi cosa non mi ha mai spaventata, tanto meno quando si tratta di argomenti che amo.
In questo caso, però, non era così semplice: scrivere un libro di attività creative e tecnologiche rendendole comprensibili a tutti, senza cadere nel didascalico, ma anche senza essere troppo coinvolta è stato a tratti complicato. Io, che durante i laboratori porto sempre esempi personali e privati, dovevo riuscire a distaccarmi un pochino, mantenendo però una giusta dose di quotidianità: era importante facilitare l'immedesimazione e la comprensione, affinché tutti potessero provare le attività proposte, senza fatica.

Non entrerò qui nel merito di ogni capitolo, perché non è la sede giusta, ma si tratta di un piccolo manuale di ricette robotiche fai da te, realizzabili a basso costo, usando componenti elettrici semplici (acquistabili, tra l'altro, insieme al libro, in una piccola valigia piena di materiali tecnologici). I personaggi principali, però, non sono soltanto cavi, motorini, batterie e led, ma anche oggetti destinati ai rifiuti a cui possiamo regalare una seconda (e, perché no, una terza, una quarta...) possibilità.
Da quando ho iniziato a occuparmi di divulgazione scientifica ho riservato uno spazio sempre molto ampio al riciclo, incentrando intere attività sul recupero dei rifiuti e sulla sostenibilità, che si trattasse di laboratori di robotica non è mai stato un problema: non ci sono limiti di argomento per parlare di ecologia e imparare a riutilizzare un oggetto apparentemente perduto.
Alcuni concetti chiave mi permettono ogni volta di affrontare contemporaneamente materie diverse e distanti tra loro: creatività, ingegno, collaborazione e fantasia aiutano a spiegare argomenti difficili come le leve con una semplice molletta per il bucato o di portare un po' di biologia in un laboratorio di robotica, mescolando animali marini e organi fotofori con led, batterie e nastro adesivo.

È il mio primo libro, ho sempre pensato che presto o tardi lo avrei scritto, così come ho sempre pensato che non ci sarei mai riuscita.

Di certo non immaginavo che avrebbe trattato un argomento come la robotica, indirizzandosi ai bambini e portando quindi con sé grandi responsabilità.
Però è andata e io sono felice, da qualche parte si doveva pur cominciare!

Concludo così, esattamente come inizio nel libro:

"A tutti i bambini che partecipano ai miei laboratori insegnandomi sempre qualcosa e a mio papà: sarebbe stato sorpreso e fiero di avermi trasmesso, almeno un po', i geni dell'elettronica".

lunedì 3 ottobre 2016

Stelle marine nel bosco

Sono di ritorno da Roma e chi un poco di mi conosce sa che i viaggi rappresentano un luogo fecondo per la scrittura, specie se in treno come oggi.

Ho trascorso meno di ventiquattro ore nella Capitale per partecipare ad un incontro di lavoro: la presentazione di un progetto a cui ho collaborato nell'ultimo anno e che, piano piano, si sta avviando alla conclusione. C'era forse un modo migliore di festeggiare che bersi un aperitivo quassù, sperando in un futuro per la nostra idea? Naaaaa.

In realtà in questo posto meraviglioso ero già stata, qualche anno fa, di nuovo in occasione di una fine. Evidentemente i Fori Imperiali sono il mio luogo dei saluti, la casa della resa dei conti. Diciamocelo: potrebbe anche andarmi peggio!

Sono stati due giorni compatti, trascorsi per la maggior parte seduti, tra vagoni, stazioni, saloni, ristoranti, letti e divani. Come sempre ho onorato la partenza con il ciclo, che, a sto giro, ha cercato di uccidermi, costringendomi a prendere una quantità di antidolorifici mai sperimentata, con mix che temevo letali e tempistiche assolutamente casuali.
Il risultato è che ho un sonno, come dire, importante e che prevedo di boicottare senza troppi sensi di colpa il pilates di questa stasera, anche perché, a proposito di notti, ultimamente le cose non stanno filando troppo lisce. La sera prima della partenza per Roma, ad esempio, ho inanellato una serie di sogni che tenevo (finalmente) lontani da mesi.

Innanzi tutto un bel cadavere, che alla fine si scopriva essere "solo" un quasi cadavere. Tornando a casa per preparare gli ultimi bagagli (sono bravissima a rendere estremamente realistici gli incubi, per esempio sognando un viaggio il giorno prima di un viaggio) per partire verso la Cina (e qui ci sarebbe un lungo capitolo da aprire), vedevo un cappuccio bianco galleggiare nel laghetto condominiale. Riconoscevo subito la giacca di mamma e mi lanciavo nell'acqua ghiacciata per salvarla. Una volta tirata fuori almeno la testa e urlato "Aiuto!!!" con tutto il fiato possibile, l'unica persona arrivata in mio soccorso era un ex fidanzato medico, attualmente non proprio veloce nei movimenti, che mi consigliava qualche medicina, mi guidava nella rianimazione e si muoveva lentissimamente verso di noi. La scena successiva si svolgeva a casa dei miei, un litigio tra me e mamma che voleva vendere tutto, nonostante la già bellissima vista dal terrazzo fosse ulteriormente migliorata: una seconda spiaggia era infatti nata in mezzo al mare, all'improvviso, favorendo la formazione di una vera e propria barriera corallina, con tanto di squali, coralli e acqua cristallina. Non ero la sola ad essere in disaccordo con la vendita: anche mio padre, seduto sul divano, decantava le bellezze della natura e mi sorrideva benevolo, apparentemente in ottima salute. Ultimamente, le rarissime volte che lo sogno (a differenza del passato, quando lo incontravo ogni notte), non appena compare mi rendo subito conto di essere in un incubo e tendo a svegliarmi. Questa volta, invece, mi sono difesa cambiando ambientazione e ritrovandomi in un bosco buio, su di un sentiero in salita, circondata da stranissimi animali: un serpente peloso (e, francamente, parecchio orribile) mi ha tagliato la strada all'improvviso, mentre una stella marina gialla, dal corpo pulsante adagiato su un muschio, mi ha svegliata definitivamente.

Non so cosa mi riserveranno le prossime notti, certamente posso dire di aver iniziato nel modo migliore la mia stagione preferita. Si vedrà!

P.S. A questo proposito, nella foto l'Autunno che arriva sui gelsi del Porto.