lunedì 30 agosto 2010

Impressioni di Settembre


Eccola lì, puntuale come ogni anno.
Quella sensazione che mi svuota lo stomaco, che mi fa sentire un guscio senza niente dentro.
Arriva a Settembre e resta lì per un pò, finchè le va.
Siamo al 30 di Agosto, speravo di avere qualche giorno di buono ancora, ma il vento di oggi se l'è portata con sè, quella sensazione. E va bene che sono in Campopisano, che non vedo gli alberi muoversi e non sento la casa un pò vuota.
Sto facendo sbollentare i pomodori del terrazzo per fare il sugo, il bucato mi osserva dalla conca e io acchiappo libri a caso dallo scaffale e leggo pagine qua e là. E lo so che in realtà non sono libri a caso, ma tutti libri più o meno significativi (leggi dolorosi) che mi costringono a crogiolarmi nella pessima sensazione di Settembre.
Allora facciamo le cose come si deve e spariamoci anche la PFM, così sì che gli occhi si gonfiano e i denti si stringono.
L'anno scorso però questo blog ancora non c'era, quindi magari esorcizzare le emozioni faticose scrivendo aiuterà a vivermi meglio un appuntamento fisso: so che arriva, inutile soffrire ogni volta.
E' che mi sembra di non essere approdata da nessuna parte, ovunque mi giri che cosa ho fatto di buono? La cosa buffa è che per certi versi le "Impressioni di Settembre" sono pure romantiche, legate a bellissimi ricordi del passato, non per forza una tortura da subire. Quando arriva l'ondata, infatti, non è subito negativa, per un pò sorrido, annuso l'aria, assaporo le sensazioni che ho e mi godo questa luce che sembra di candela. Poi all'improvviso sento il risucchio nello stomaco, mi comincio ad arrovellare in modo stupido e pure poco originale, perdo il senso reale delle cose, leggo solo le pagine tristi dei libri, vedo solo i film più massacranti mai girati, ascolto musica da funerale.
Magari è normale mi dico.
Magari invece è perchè ho poco da stare allegra, visto che l'unica cosa che mi viene in mente è andare ad abitare in Bretagna, dove per altro non sono mai stata e dunque magari non mi piace nemmeno.

"...no, cosa sono adesso non lo so, sono solo, solo il suono del mio passo..."

domenica 29 agosto 2010

Forundio Festival 2010: stare bene.


Sono andata al Forundio Festival 2010.
Cos'è? Qui ci sono un pò di notizie utili:
http://www.forundio.it/forundio.it/Faggio_Rotondo.html
Il posto è una meraviglia, si chiama Faggio Rotondo (Forundio, in dialetto), si trova nell'entroterra ligure (molto entro e molto terra), si raggiunge quasi esclusivamente a piedi (con un'auto adatta si arriva anche davanti alla casa, ma è un peccato!) e nasconde l'essenza della tranquillità. Ogni anno Cesare e Bianca (che vivono in queste splendide case di pietra perse nel verde) organizzano un Festival aperto a tutti, gratuito, allegro e divertente, dove vengono proposti laboratori teatrali, lezioni di yoga, spettacoli di giocoleria, concerti, osservazioni notturne delle stelle e mille altre attività interessanti. Si può pranzare, cenare, dormire nel bosco, riposare sull'erba, assistere agli spettacoli, iscriversi ai corsi, conoscere gente, non parlare con nessuno, giocare con i bambini (tanti, liberi, felici, con una scarpa sola e le dita piene di fango).
Sono arrivata in questo luogo di pace ieri mattina, con le altre ragazze di Terra!Onlus, perchè l'invito a tenere un laboratorio di Agricoltura Sinergica lo abbiamo accolto con immenso piacere. Nel primo pomeriggio di ieri c'è stata la parte teorica, in questo momento, mentre scrivo, l'orto realizzato stamattina dai numerosi partecipanti al laboratorio sarà già pacciamato.
Non ci sono pregiudizi al Forundio, c'è posto per tutti, ognuno ha qualcosa di interessante da insegnare e scambiare con gli altri, il cibo è ottimo e il prezzo irrisorio, la casa è piena di fascino e i vestiti della gente sono colorati.
Sono stata bene, ho dormito sotto un albero, ho scattato qualche foto meritevole e ho assaporato la sensazione della mente vuota. Senza contare che gli spazi aperti, il tramonto mozzafiato, le visite degli amici, la Fra con il suo palmare nuovo, la vendetta di Giorgia, il cane-marmotta, il ritorno nel sentiero di notte con gli scherzi simpatici di chi conosce la mia proverbiale paranoia, hanno reso la giornata perfetta.
E oggi fa ancora effetto.

giovedì 19 agosto 2010

Zombie


Si che lo so cosa sei!
Wikipedia dice così: "L'insonnia è un disturbo del sonno caratterizzato dall'impossibilità di addormentarsi o di dormire per un tempo ragionevole durante la notte...".
La seconda direi, perchè ora mi addormento abbastanza facilmente. Mai prestissimo, certo, ma dopo un pò di libro crollo.
E' orrendo però, aprire gli occhi e non desiderare che sia ancora lontano il mattino, ma sperare, al contrario, che la ragione di tutto questo buio fuori dalle finestre sia un temporale senza precedenti o l'apocalisse. E invece no, è buio perchè sono le 4 e alle 4 è buio.
Proviamo con la pipì, magari è quello. No, non è quello. Cambiamo posizione, respiriamo profondamente, pensiamo a cose belle, contiamo le pecore, recitiamo poesie...sono le 4.15.
Cambiamo posizione, accendiamo il cellulare, leggiamo un paio di sms, spegnamo il cellulare, teniamo gli occhi chiusi, rilassiamo i muscoli...sono le 4.30. Cambiamo posizione, facciamo la lista della spesa, immaginiamo una vasca di acqua calda, pensiamo ad una passeggiata nel bosco, ripassiamo una canzone...sono le 4.45.
Cambiamo posizione, spostiamo il lenzuolo, chiudiamo la finestra, facciamo uscire la gatta, riflettiamo sull'opportunità di leggere un pò, facciamo il calcolo dei soldi che devono ancora arrivare e di quelli che devono uscire...sono le 5.00.
Posiamo i piedi sul pavimento freddo, accendiamo le luci, beviamo un bicchiere di latte, borbottiamo parolacce, accendiamo il pc, cerchiamo la parola insonnia su wikipedia, scriviamo sul blog. Sono le 5.30.
Buongiorno.

domenica 15 agosto 2010

San Parmigiana


Titolo che sta per parmigiana sana o anche per santa parmigiana...perchè è davvero buona e perchè, a differenza della ricetta classica, non è così terribilmente cicciona e pesante.
In questo Ferragosto sarà il mio pranzo, ho appena infornato la pirofila con mammà e mentre scrivo un odorino niente male mi stuzzica il naso.
E' stato uno dei piatti forte delle mie cene dalla Ale, molto apprezzato e conservato per il giorno dopo, da mangiare freddo in ufficio.

Al solito ecco gli ingredienti per 3/4 persone:
- 1/2 Kg di melanzane
- 1 Hg abbondante di prosciutto cotto
- 1 Hg abbondante di stracchino
- formaggio grana grattuggiato
per il sugo:
- pomodori freschi o polpa di pomodoro
- 1 cipolla
- 1 carota
- qualche foglia di basilico
- peperoncino
- olio
- sale

Come avrete capito dagli ingredienti, è possibile preparare questa ricetta con molte varianti. Inziamo dal sugo: se fatto con pomodori freschi (belli maturi, siamo in estate!) è secondo me consigliabile sbollentarli un poco per togliere la pelle con facilità. Una volta spellati aggiungerli al soffritto fatto con olio, cipolla e carote tagliate sottilissime, lasciare cuocere fino a che il sugo si presenta bello denso (altrimenti, una volta in forno, risulterebbe troppo acquoso), aggiungendo un piccolo peperoncino, sale quanto basta e qualche foglia di basilico.
Se invece si utilizza la passata il procedimento è chiaramente più veloce, basta aggiungere, infatti, il pomodoro al soffritto di cipolla e carota e portare a cottura con sale e sapori.
Le malanzane devono essere tagliate piuttosto sottili e, in questa "sana ricetta", non è prevista la frittura, bensì la cottura alla griglia...molto meno pesante!
Una volta pronte si può cominciare la preparazione della teglia, io di solito uso una pirofila in vetro ma vanno bene, per esempio, anche le confezioni in alluminio.

Procedimento:
1. ungere base e bordi della pirofila con un filo d'olio
2. distribuire poco sugo sul fondo
3. posizionare il primo strato di melanzane
4. aggiungere uno strato di sugo
5. spolverare con il grana grattuggiato
6. posizionare qualche fetta di prosciutto
7. aggiungere di nuovo sugo
8. posare qua e là qualche fiocco di stracchino

Potete continuare questi passaggi all'infinito, potete ribaltarli, eliminare il prosciutto o lo stracchino, metterli insieme...insomma, potete gestire la vostra ricetta come più vi piace. Io confesso di non averla mai preparata uguale alla volta precedente!
Ricordatevi, come ultimo strato, di "chiudere" la teglia con le melanzane ricoperte di sugo (e magari un poco di formaggio) e, almeno per qualche minuto, posate un foglio di carta stagnola sopra a tutto, cosicchè il calore non bruci subito la parte più esterna.
Cuocete in forno caldo a 180° per 30/40 minuti.
Buon appetito!

Difficoltà: media
Cottura: circa 30/40 minuti per la teglia (le melanzane alla griglia impiegano 10
minuti e il sugo 20 minuti)
Costo ingredienti: medio

mercoledì 11 agosto 2010

Tenera è la notte...


Ho fatto un sogno un paio di giorni fa...e mi sono svegliata terrorizzata.
Conferme da mammà che ha sentito gli urli e ha visto la mia faccia pallida come un cencio. Una fifa blu, una paura folle.
Un incubo che ha intrecciato posti, persone, ricordi, fobie, aspettative in una storia breve e cattivissima, nella quale io ero la vittima delle vittime.
Un film dell'orrore.

"Suona il telefono e dall'altra parte c'è una mia zia (che nella realtà non è mia zia): mi dice di andare a casa ad aiutare mio padre con le medicine. Allora percorro tutta via Balbi in discesa, è autunno, forse inverno, perchè piove ed è buio.
Arrivo in una piazza, entro in un vecchio edificio scuro e salgo nell'appartamento di mio padre. Lui è disteso su un letto, non gli somiglia in realtà, ha tratti conosciuti e confusi. E' vestito di nero, come un prete. Sul comodino accanto al cuscino ci sono alcune siringhe, lui ha l'attacco della flebo sul polso, ha bisogno di una puntura grande (40 ml) e di una piccola di antidolorifico (20 ml). Appena mi distraggo lui si fa due punture da 40 ml, una dietro l'altra. Io mi spavento molto, mi allontano e chiamo a casa, temo che abbia cercato di uccidersi. Mia madre non risponde, in compenso risponde di nuovo quella mia zia, che mi dice di non preoccuparmi, è tutto sotto controllo sostiene.
Nel frattempo mio padre si è addormentato e io comincio a vagare per la casa, vuota. Apro qualche porta finchè incontro due persone, due donne. Sono le mie sorelle, una bionda, elegante, con capelli lunghi lisci e ordinati e l'altra con i capelli più corti, rossi, vestita con un paio di jeans e una maglietta grigia.
Ascolto quello che dicono, le osservo un pò e capisco dai loro discorsi che qualcuno sta per partorire. Si riferiscono alla stanza di mio padre e questo mi stupisce e mi inquieta: non c'erano donne nella sua camera.
Mi allontano, cammino lungo il corridoio e trovo un bambino: è seduto sul mio futon e la stanza sembra quella di Campopisano. E' accigliato, ha il broncio e i capelli a spazzola. Indossa una maglietta a righe e un paio di jeans, sono uguali a quelli che portavo da bambina. Mi pare sia spaventato ma non parla. Allora mi siedo anche io e cerco di consolarlo, lui comincia a piangere disperatamente e mi racconta della fine che ha fatto la sua sorellina. Mi dice che un giorno, quando era piccolo, entrando nel bagno aveva trovato sua mamma (mia sorella bionda) e sua zia (la rossa) sedute sul pavimento, che con le forbici facevano a pezzi la sorellina neonata. Mi racconta terrorizzato del sangue sulle mani, sui visi e sulle piastrelle, delle risate delle due donne e della sua paura.
In quel momento comincio a capire, esco dalla stanza e vedo che la porta della camera di mio padre è aperta. Arrivano voci dal bagno in fondo al corridoio. Sono convinta che stia succedendo qualcosa di orribile, temo stiano per uccidere mio padre e mi metto a correre, urlando che ormai la polizia sta arrivando.
In quell'istante dal bagno esce la sorella con i capelli rossi, ha la faccia mostruosa. Ride e tiene in mano un paio di forbici lunghissime. Io mi fermo e mi accorgo, con orrore, di avere una pancia enorme. Sono incinta.
Ero io quella che doveva partorire, il bambino nella mia stanza stava solo cercando di avvertirmi.
In un attimo vengo sollevata di peso, ci sono anche la sorella bionda e un uomo alto, con cui ho un conto in sospeso nella realtà.
Sento dolore alle mani, mi stanno mordendo. Cerco di urlare ma non mi esce la voce, mi infilano un asciugamano in bocca e mi tengono ferma. Mi sveglio, di soprassalto, solo nel momento in cui mi aprono la pancia con le forbici"


Forse alla sera avevo mangiato troppo pesante...

domenica 8 agosto 2010

Animator non porta pena


Ci sono tornata.
Ho trascorso di nuovo dieci giorni con i ragazzi del Campo Avventura WWF.
Solo una questione economica mi dicevo, quando pensavo di ritrovare una ventina di piccoli Snorky-Arrampicatori, inesperti, spaventati, con la voglia costante di sentire la mamma e sempre alla ricerca di attenzioni o conferme.
Non è andata così questa volta.
Il posto era lo stesso, diversi i colleghi, uguali le gite e le promesse fatte alle famiglie.
Sapevo che avrei trovato spazio per me, che sarei riuscita, nonostante la fatica e la responsabilità, a rilassarmi e a pensare come prendermi cura dei miei bisogni.
In pochi momenti però ho dovuto ritirarmi per stare bene, in mezzo ai ragazzi, infatti, mi sono ritrovata e letteralmente divertita. Ho avuto la fortuna di essere circondata da ventidue pre-adolescenti (terribile definizione) che sapevano scherzare in modo adulto, che si accorgevano dei loro errori, che chiedevano scusa per le mancanze di rispetto e addirittura per le disattenzioni. Certo non tutti erano così, alcuni più disobbedienti, altri semplicemente più distanti da me, molti capaci di strapparmi un sorriso improvviso, di scaldarmi con un abbraccio.
Spaventosa la loro precocità, quello sì, bruciavano tutto, non avevano sogni, poche le emozioni e raro lo stupore nei loro occhi. Sapevano in anticipo cosa avrebbero visto? Avevano già visitato quei posti? No, solo si lasciavano trasportare dalle giornate, chiedevano cosa avrebbero mangiato, si lamentavano per le troppe passeggiate, domandavano le stesse cose centinaia di volte.
Però erano speciali, infatti ho imparato i loro nomi in pochissimo tempo, forse perché quasi tutti avevano una personalità ben definita, delle precise caratteristiche che distinguevano perfettamente gli uni dagli altri.
Le serate a ricordare il “coprifuoco”, a gridare “Tutti nelle proprie stanze!”, ad ascoltare le chiacchiere e le paure delle ragazze, a fare brindisi per le sorprese della vita arrivate per la prima volta proprio in questo campo.
E’ stato difficile gestirli perché i compiti di noi animatrici erano anche, o soprattutto, intrattenerli, preparare attività, fare didattica e organizzare giochi di gruppo…ma le loro battute, i soprannomi affettuosi, le richieste di aiuto e le ricerche di un consiglio hanno ripagato le fatiche, sostituendo nei miei ricordi le cene cucinate in pochissimo tempo, le pulizie, i sentieri duri e i pensieri tragici sul futuro che non c’è.
Devo ringraziarli tutti questi ragazzi, compresi i più difficili, devo augurare loro di cambiare obiettivo, di guardare maggiormente la loro condizione di bimbi e non correre per forza incontro alla vita. Devo ricordare a quelle minigonne che sono bellissime anche in pigiama e a quei cappellini con la visiera storta che sono forti anche senza parolacce.
Devo ripetere a me stessa che ho fatto bene, nonostante tutto, a tornare da loro, a conoscere amici nuovi con cui chiacchierare davanti a una birra e a osservare dieci giorni di crescita di un gruppo di ragazzini preziosi.