venerdì 30 maggio 2014

Passerà anche questa stazione...

Senza far male un par di palle.
Anni fa il titolo del post è stato un sms, scritto dal mio amore mentre perdevo mio padre, rimasto nel telefono per un sacco di tempo, riletto ogni tanto per sorridere e sentirmi ben voluta, anche quando ormai il cuore era altrove.
Oggi penso che di stazioni ne sono passate moltissime, con ritardi, soppressioni e cambi di binario, ma sono passate. E anche questa passerà, forse davvero senza fare (troppo) male. Oppure non è così, forse passerà facendo malissimo, ma sono io stavolta che ho imparato a proteggermi. Sembra che tutto sia più semplice, sembra bastarmi uno spicchio di azzurro dalla finestra del bagno durante la prima pipì del giorno per sentirmi felice, per sentirmi in pace. E pazienza se in questo periodo mi trascino fino alle dieci, fino all'ora della ricarica. Pazienza se prendo peso, se non digerisco, se ho mal di testa, se ho il collo teso. Passerà anche questa stazione. E anche se farà male passerà lo stesso.
L'anno prossimo avrò finito l'assegno di ricerca e chissà a fine maggio cosa farò, chissà se sarò una babysitter, una cameriera, una commessa, una scrittrice, un'animatrice, una fioraia, una barista o una disoccupata. Passerà anche quella difficoltà come sempre e, come sempre, sarò felice e sarò fortunata.
Tutto quello che posso fare ora per rendere il viaggio più semplice, è continuare a difendermi e a proteggermi, da me stessa e da ciò che può rendere incerta la corsa, da quello che ha il potere di rendermi fragile e nuda in mezzo ad un mondo dove spesso non riesco a trovare un posto, un approdo, una stazione. I boschi mi aiuteranno, insieme ai fornelli e alle verdure del sabato, insieme alle fotografie che ormai scatto in ogni dove per fermare un attimo o comporre un momento di colore, insieme al mare che mi chiama sempre più spesso e che è ora di andare a trovare davvero.
Comincio già stasera a sedermi accanto a me, qui in stazione, leggendo un libro nuovo che si intitola Guida rapida agli addii (della Tyler, quasi una garanzia), aspettando la tisana della sera che mamma sta preparando di là in cucina, accovacciandomi in giardino con felpa e pigiama per guardare la gatta che gioca nel buio.


venerdì 23 maggio 2014

Ci sono cose che non cambiano

Ci sono cose che non cambiano, come la paura dell'abbandono, come il dolce preferito, come le abitudini prima di dormire.
Avevo già scritto, tempo fa, un post sulle abitudini, ma questa volta non è mia intenzione raccontare cosa faccio regolarmente ogni giorno, piuttosto mi piacerebbe riflettere un po' (strano...) su quello che non cambia, sulle emozioni, i gesti, i posti che rimangono sempre gli stessi. Nonostante tutto.
Nonostante tutto poteva essere tranquillamente un titolo valido oggi, perché nonostante tutto io ci sono.
Qui sul blog, nonostante i dolori, nonostante a volte vorrei essere lontano, senza mani, occhi, testa per scrivere, nonostante tutto ciò quasi ogni settimana butto giù una pagina e la mando in rete, da anni ormai.
Nonostante l'analisi, nonostante il lavoro faticoso terribilmente faticoso che faccio su me stessa, nonostante la rabbia, non sono ancora capace di piangere tanto quanto ne avrei bisogno. Solo a volte, solo al buio, solo nel silenzio prima del sonno, mi lascio andare e singhiozzo per minuti, anche per ore intere, fino ad arrivare al lavoro con gli occhi pesti e la faccia esausta.
Nonostante ci siano stati momenti difficili per la mia salute, a volte davvero pericolosi, a volte "solo" spaventosi, io sto bene e ultimamente questo benessere non cambia, anzi, qualche chilo in più forse dimostra che il mio corpo ce la fa meglio della mia testa.
Ci sono posti che non cambiano, come il fiume dove sono cresciuta e accanto al quale sono passata la settimana scorsa, con le anatre, gli alberi e la scorciatoia esattamente dove li avevo lasciati venti anni fa.
Il mio amore folle per i boschi, i sentieri, i fiori, la terra e gli animali che la abitano non cambia mai, nemmeno un poco, perciò il sabato passato sulle strade di levante con il vicino-vicino mi sentivo a casa quasi come se fossi stata a I Belli Venti.
Ci sono cose che non cambiano come l'intermittenza nella lettura, la stessa da sempre. Ora non c'è verso, nemmeno con i libri nuovi mi viene la voglia, ma so per certo che tra poco tornerà più prepotente e urgente di prima.
Ci sono sentimenti che restano gli stessi per sempre, anche se le persone per cui si provano non esistono più, perché sono lontane dalla vita che stiamo percorrendo, perché sono morte, perché sono sepolte sotto a spessi strati difensivi, perché per noi sono ancora sdraiate su una spiaggia di fiume nel giorno più bello in cui le abbiamo amate.
E poi ci sono cose che cambiano, come l'indulgenza verso noi stessi, che si può praticare anche rubando un pomeriggio al lavoro per dedicarlo a camminare camminare camminare in completa solitudine fino a sentire male alle gambe, confezionando un regalo per il bimbo bellissimo che domani andiamo tutti a festeggiare, comprando un sacco di prodotti di bellezza da provare la sera in compagnia di musica, tisana e lavoretti fai da te, regalandosi qualche ora di letto (senza esagerare) a guardare il soffitto.
Tutto quello che cambia e che resta è stato affrontato anche dal progetto Dear Teen Me, di cui in tanti abbiamo già scritto, compresa Cindy in un post meraviglioso.
Indispensabile per chiudere, a questo punto, una canzone che rimane, tra mille, una delle mie preferite di sempre, per la musica, per il video e perché dice:
You're probably right, seen from your side, that I've been lucky
but I've been meaning to crack all week.
Yes I've been involved, it never resolved into anything shocking.
Pains playing yoyo in my body as we speak.

venerdì 16 maggio 2014

Sottobosco

Ti crei un sottobosco tuo negativo
Già.
E quindi?
Mi mal dispongo? Mal dispongo gli altri?
Forse la prima. Forse la seconda. Probabilmente entrambe.
A me la parola sottobosco piace, anzi, mi piace proprio il sottobosco in generale. Il rumore delle foglie secche quando le calpesti in una passeggiata di autunno, l'odore della terra umida dopo un poco di pioggia, il colore verde scuro così intenso e vivo, la morbidezza dei cuscini di muschio che sembrano velluto sotto i polpastrelli, i funghi che spuntano qua e là tra le rocce fredde, gli insetti che camminano svelti e si nascondono in un attimo, i rami che fanno crack sotto il peso di un passo.
Quindi le parole sottobosco e negativo per me insieme non stanno bene, anzi non stanno proprio.
Ieri ho ritirato le lenzuola stese e sono uscita, quando sono rientrata a casa e ho cominciato a piegare il bucato la stoffa era ancora tiepida di sole. Lo avrei urlato al mondo. In camera c'era odore di caldo, di aria tiepida, di vento, di Tramontana e io non avevo nessuno lì vicino a me a cui far toccare quel cotone bianco e pulito.
Ho rifatto il letto con le stesse lenzuola e ho dormito dentro a quel piccolo pomeriggio di fine primavera. Ho dormito bene.
Ieri ho lavato tre bottigliette di ginger ale, le ho decorate con un washi tape a quadretti verdi e le ho legate insieme con un po' di rafia. Nei vasetti ho infilato delle calle fresche. Ora stanno sul tavolo, in cucina e sono belli.
Ieri ho scritto una lettera di motivazione per entrare in una scuola estiva, l'ho scritta a matita su un piccolo quaderno verde, avvolta dalla luce e circondata da righe azzurre, mentre un gruppo di bambini in mutande dipingeva con le tempere da dita.
Ieri ho comprato un vaso di margherite per un'amica che compieva gli anni, non avevo carta da regalo e l'ho avvolto nella velina con cui vengono ricoperte le arance di Sicilia, un po' di spago bianco e il pacchetto era pronto. Era buffo. Era carino.
Ieri ho camminato un sacco, sono arrivata nella piazza piena di magnolie, sono entrata nella piccola stanza che sa sempre di fumo e poi, quando la porta bianca si è aperta mi sono seduta sulla poltrona arancione. Come tutti i giovedì pomeriggio.
Ti crei un sottobosco tuo negativo
Già.
E quindi?
Oggi il tempo è peggiorato, non c'è più quell'aria calda che ieri intiepidiva le lenzuola, né la luce che illuminava il mio quadernino verde.
Oggi pomeriggio mi chiuderò nella camera del microscopio e poi mi ingegnerò per recuperare l'ennesima cosa volata dalla finestra e caduta nel giardino sotto casa. E' la federa bianca della nonna, quella con le iniziali ricamate, non voglio che resti immersa nella terra quando comincerà a piovere.
Non sono una persona semplice, questo io lo so.
O forse lo sono troppo e così è più facile e divertente prendersi gioco di me e del mio sottobosco.





giovedì 8 maggio 2014

Me & You (and everyone we know)

Oggi il nostro coniglio è arrivato a destinazione.
Ho scritto di questo progetto in molti degli ultimi post che ho pubblicato, stasera è il momento di raccontare come è andata a finire (o quasi).
Lo scorso weekend io e mamma abbiamo impacchettato Belty, il coniglio, con la carta velina bianca e lo abbiamo spedito dall'ufficio postale più vicino. Ora è possibile seguire il percorso delle proprie buste e io così ho fatto ogni giorno, fino ad oggi.
Prima di scoprire dal sistema on-line che il mio pacco era giunto a destinazione ho trovato una foto di Belty sulla pagina del progetto e questa è stata la conferma migliore dell'avvenuta consegna.
Tante blogger hanno scritto e raccontato l'iniziativa di Sollevalamenteconlemanidelcuore, da Vendetta Uncinetta, madrina dell'evento e fornitrice ufficiale del tutorial per costruire il coniglio, a Le Funky Mamas nel loro blog pieno di spunti bellissimi.
Io, nel mio piccolo piccolissimo, ne scriverò un poco qui, dove sono solita riversare le cose che mi fanno felice e quelle che mi abbattono, tutte insieme nel medesimo calderone di pensieri, scadenze, progetti, opportunità e preoccupazioni.
Il titolo del post arriva dritto da un film che ho amato molto, ormai qualche anno fa. Si tratta di Me & You and Everyone We Know di Miranda July, visionaria scrittrice, regista, attrice, musicista americana, capace di esprimere sensazioni comuni in un modo davvero poetico e surreale. Penso spesso a quella frase: Io e te e tutti quelli che conosciamo, perché mi sembra bella, comprensiva di ciò che è il mondo in realtà: un insieme di persone che camminano accanto, alcune più vicine e altre più lontane, unite comunque da una forma sottile di appartenenza, o almeno così dovrebbe essere.
Ho abbracciato l'idea lanciata da Sollevalamenteconlemanidelcuore proprio con questo spirito. Sono da sempre un po' allergica ai flashmob di protesta, ai sit-in contro la guerra, alle condivisioni scellerate e totalmente casuali di link sull'autismo, il cancro al seno, l'Alzheimer, che a mio avviso non servono a nulla se non a dire "ho ballato in piazza", "mi sono seduta davanti al palazzo taldeitali", "ho ricordato agli amici che oggi è la giornata mondiale dei diritti delle donne". Sono tutte azioni che non fanno male a nessuno, beninteso, ma insomma non fanno neppure bene. Non si tratta di essere volontari in una casa famiglia, di preparare i pasti alla mensa dei poveri, di accompagnare un disabile al parco, ma sono tutte azioni in cui i protagonisti sono le persone che le compiono e non chi, in qualche modo, dovrebbe ricevere un aiuto più o meno concreto.
Il coniglio di pezza che ho provato a cucire nelle settimane scorse non cambierà certamente la vita al bimbo malato che lo riceverà, ma magari aiuterà a superare un momento di sconforto o a strappare un sorriso a chi davvero è troppo piccolo per capire cosa gli sta succedendo, ma non per soffrire e avere paura.
Quindi ecco perché ho costruito Belty, perché ho promosso questa iniziativa così come promuovo quest'altra a cui mamma ormai si dedica da tempo e perché cercherò di partecipare ancora con le mie piccole capacità a progetti dedicati a chi ha bisogno di essere sollevato.
Per l'occasione, la colonna sonora di Me & You.


sabato 3 maggio 2014

Paulonia

Il titolo è strano, lo so, ma ho appena scoperto il nome dell'albero nella foto e mi ha fatto subito pensare a un mondo fantastico, una terra lontana nella quale rifugiarmi in cerca di pace e tranquillità.
A Paulonia sto vivendo da qualche giorno, c'ero già stata in passato ma soltanto per una gita fuori porta. Ultimamente ho piantato le tende in questo posto ovattato, fatto di musica preferita, lavoro, passeggiate, pomeriggi ai fornelli, arte, pagine, lana, tisane, stoffe colorate e bimbi che sorridono.
Sta terminando la serie di festività, arrivate una dietro l'altra, suddivise tra giorni di pioggia seria e sole caldissimo, tra parchi illuminati e mostre surreali, tra feste di primavera e corse al tramonto.
Oggi ho camminato per quasi tutta la mattina, ho spedito Belty, il coniglio per il famoso progetto Sollevalamenteconlemanidelcuore e mi sono lasciata coccolare dal mio mare e dal mio mondo verde.
Stasera turno Altrove, gli amici sono tutti lontani e io ne approfitterò per stare nel silenzio dei pensieri, senza fretta, senza affanni, pronta alla domenica di sole che mi aspetta sui forti. Domattina è prevista l'uscita del corso di fotografia e io sono felice di poter guardare, per tutto il giorno, all'interno di un obiettivo in totale isolamento. Che poi si parla eh, eccome, e ci si diverte pure, ma gli esercizi di concentrazione solitaria sono quelli che ultimamente mi danno maggiore soddisfazione.
Ieri sera ho visto un film con mamma, Ida, la storia di una giovane polacca in procinto di prendere i voti e farsi suora. E' un racconto di ricerca, in bianco e nero, con pochi dialoghi, poca musica e un'attenzione per inquadrature e fotografia davvero eccezionale. Una cosa bella che si è aggiunta alle altre, ai fiori giganti che nascono in ufficio, ai sorrisi meravigliosi dei bimbi che amo, alle nuove avventure in cui mi butto inaspettatamente a capofitto e dalle quali come sempre riesco a trarre qualcosa di buono mantenendo la giusta distanza (Instagram e un'idea formativa per il futuro, per ora, sono tra quelle).
Quindi questa è la mia Paulonia, dove nessuno può entrare e dove devo stare attenta a non trovarmi troppo bene perché rischio di non tornare più.