domenica 26 aprile 2015

Pinhole Day 2015

Oggi è la giornata mondiale della fotografia stenopeica. Eh?
Oggi è il world pinhole day 2015. Eh?
Oggi si celebra un modo tutto particolare, romantico e creativo di scattare foto.
Potete trovare molte informazioni in merito on line. Qui c'è il sito ufficiale, qui un po' di dati e qui un sacco di tutorial per costruire la vostra macchina fotografica stenopeica.
La mia la vedete nell'immagine quassù: una scatola di latta che un tempo conteneva un orologio e che questa mattina è diventata la mia analogica di fiducia (presto pubblicherò anche i timidi scatti). Insieme al vicino-vicino ho partecipato al workshop organizzato dai ragazzi di Totem Collective Studio, gli stessi che hanno sviluppato le foto in pellicola scaduta che vi ho mostrato nell'ultimo post, gli stessi da cui ho frequentato due corsi di fotografia, divertendomi un sacco e imparando pure qualcosa.
Raccontare del Pinhole Day 2015 è stato in realtà un pretesto per scrivere una serie di cose che vorrei fare nel prossimo futuro, magari non proprio immediato, ma diciamo prossimo mantenendoci larghi. Una sorta di wishlist insomma.
Perché ho questa lista in mente? Perché sono stata male. Nelle ultime settimane di semi silenzio ho combattuto (e quasi vinto) contro una broncopolmonite un tantino stronza. Inutile tornare sui sintomi che mi trascinavo da mesi (e che inesorabilmente venivano catalogati come attacchi d'ansia), ora non resta che evitare ricadute e provare a uscirne definitivamente, visto che proprio a posto ancora non sto.
Insomma che negli ultimi giorni di clausura (e rabbia) ho partorito uno dei miei elenchi, nel tentativo di spostare l'attenzione su qualcosa di bello e possibile.
- Voglio andare dal parrucchiere e ravvivare il rosso dei capelli (ehm, questo desiderio l'ho già esaudito)
- Voglio andare dall'estetista e concedermi qualcosa di più che la solita ceretta
- Voglio ricominciare a correre e fare sport, visto che sono immobile da almeno due settimane
- Voglio comprarmi un costume bello. Ma bello davvero, di quelli che durano due, tre, quattro estati senza diventare molli, scoloriti e tristi (l'avrei pure già individuato, non costasse 90 euro)
- Voglio tornare a cena qui
- Voglio vedere almeno tre mostre: questa, questa e questa
- Voglio riuscire a iscrivermi qui
- Voglio sfruttare l'occasione offerta dall'ultimo desiderio per trascorrere minimo due ore qui dentro (sto già immaginando tutto quello che comprerò)
- Voglio informarmi sul corso di ceramica della parrocchia vicino casa (almeno informarmi, dai)
- Voglio cavalcare l'onda della convalescenza per rallentare e leggere e dedicarmi all'handmade come ho fatto negli ultimi giorni
- Voglio tornare a Bergamo Alta e andare qui, perché l'unica volta che ci sono stata questo splendido negozio era chiuso e soltanto mesi dopo, seguendo per caso su instagram il profilo di MysticFlaminga7, ho scoperto che mi stavo perdendo proprio tra gli stessi vestiti e accessori che avevo intravisto in quella vetrina spenta
- Voglio riuscire a partecipare a un Bookeater Club di Zelda
- Voglio andare al mare e stare con la mia gatta per interi pomeriggi (questa, me ne rendo conto, è un'utopia. Perché devo, seppur poco ahimè, lavorare e perché la mia gatta non passerebbe mai interi pomeriggi con qualcuno)
- Voglio attivare una carta prepagata, pur sapendo che questo mi condurrà brevemente alla morte per stenti
- Voglio programmare un piccolo viaggio
- Voglio andare a un concerto figo
- Voglio ridere assai

sabato 18 aprile 2015

Levante

Non ho mai scritto un post fotografico.
Un po' perché mi piace l'idea che a ogni mia sbrodolata di parole corrisponda un'unica immagine, un po' perché non sono una fotografa e quindi che ci azzeccherebbe con me un post fotografico?
Oggi però va così, ho una cartella troppo bella salvata sul desktop e non vedevo l'ora di avere la forza per stare seduta e raccontarvi di questa sorpresa. Perché di sorpresa, in tutti i sensi, si tratta.
Qualche tempo fa, al mercatino di beneficenza della parrocchia sotto casa (dove vado sempre e da cui, quasi sempre, esco con un nuovo acquisto pieno di romanticismo), ho comprato una macchina fotografica. Un'analogica di plastica gialla, ancora chiusa nella sua confezione originale, che, presumibilmente negli anni novanta, veniva regalata con una raccolta punti della benzina. Insieme alla macchina, oltre a uno spassosissimo libretto delle istruzioni, c'era un rullino agfacolor con 15 scatti disponibili. Naturalmente il pacco completo è stato regalato come sempre al vicino-vicino, con un'unica importantissima regola: scattare le foto durante uno dei nostri giri a piedi. Lo abbiamo fatto andando da Rio Maggiore a Porto Venere, consapevoli (e felicissimi) che la pellicola fosse più che scaduta e che la macchina fosse bella ma, come dire, un tantino sempliciotta. Dopo aver finito di scattare tutte le foto (comprese quelle fatte per errore, perché è meglio non ricaricare subito dopo aver fatto click, altrimenti il click successivo partirà con tutta probabilità direttamente nella custodia, voi lo sentirete e giù di wtf a picco sul mare), lo abbiamo portato a sviluppare. Dove? Ovviamente non in posto qualsiasi, ma qui. Perché siamo amici, perché sia io sia il vicino-vicino abbiamo seguito un po' di corsi da loro, perché TotemCollectiveStudio è un posto bello dove si fanno cose belle (e no, non mi pagano per scriverlo, se non in spiedini e birra). Quindi, bando alle ciance, ecco le foto. Lo so, sono bellissime.








[l'ultima l'ho fatta io!]

Ecco qui, il post è finito, le foto non sono tutte quelle che abbiamo portato a sviluppare perché non tutte sono venute, e di quelle riuscite ne ho pubblicate solo un po'. A me piacciono un sacco, ma probabilmente sono di parte.

martedì 14 aprile 2015

...e penso a me

Bisogna ammettere che lo dicevo da un bel po'.
Che non riuscivo a respirare, intendo.
Ora sono a letto, febbre e bronchite bella tosta, costretta a riposarmi e a pensare a me.
Devo dire, però, che ultimamente mi sono concessa molti momenti di bellezza, attimi più o meno lunghi e ugualmente preziosi, per trovare equilibrio e dare una svolta positiva alle mie giornate.
Ho ripreso a leggere, terminando una raccolta di racconti che vegetava da troppo tempo tra il comodino e le tasche della borsa, ho comprato un libro illustrato che avevo puntato da un po' e che presto penso vedrete su Leggermente e ho letto un fumetto che avevo trovato a Roma questo autunno, di cui magari prima o poi vi racconterò.
Questa sera mi lascio coccolare dagli strascichi della giornata di ieri: passeggiata da San Rocco di Camogli alle Batterie, Punta Chiappa, Porto Pidocchio e di nuovo San Rocco, con il sole, tantissima erba, il mare profumato e una scoperta di quelle che mi esaltano assai. Lo avrete già capito, immagino, sto parlando del libro quassù, impossibile da lasciare sul banco del Centro Visita Batterie, leggero e maneggevole, pieno di tavole interessanti per scoprire e riconoscere le felci presenti in abbondanza e grande varietà tra i sentieri del Parco.
Sulla via del ritorno ho raccolto qualche piccolo rametto e ora, avvolta nel piumone e tremante di febbre, sto cercando di individuare quali esemplari ho trovato. In questo modo penso a me.
E non sono l'unica, e dire il vero: negli ultimi giorni ben due persone mi hanno detto di avermi pensata, prima in libreria davanti a un illustrato sugli alberi (che tra l'altro credo pure di possedere) e poi ad una mostra fotografica, dove l'autore ha portato avanti un progetto sulle mani e sulla loro immagine.
[Pausa delirio]
Uno dei modi migliori per pensare a me, per esempio, è stato smettere di scrivere questo post quando gli occhi hanno cominciato a farmi troppo male e la febbre a salire troppo alta. E' nel frattempo trascorsa una notte (quasi bianca) e mia madre è arrivata in soccorso con una zuppa di riso e lenticchie e una mela sbucciata, l'ennesimo modo per pensare a me.
Ho pensato a me quando, facendo una fatica impressionante, ho disdetto gli impegni di oggi e di domani e penserò a me sotto una doccia calda e profumata, o avvolta nelle lenzuola pulite che mamma ha già intenzione di preparare mentre mangio il mio pranzo con il termometro sotto l'ascella.
Ne facevo a meno di pensare a me costretta da una bronchite assassina, ma ormai che ci sono, pensiamomi.

domenica 5 aprile 2015

Mani

Oggi vi parlo un poco del mio ultimo progetto Instagram.
E' partito da una settimana giusta giusta e mi sta piacendo un sacco, devo però dire che è assai complicato.
Ho deciso, per chi non lo sapesse, di fotografare le mani della gente, mani di persone che conosco, mani di sconosciuti che non rivedrò mai più.
La parte più complicata è, banalmente, non farsi beccare. Avevo anche pensato di proporre al soggetto scelto di lasciarsi fotografare, spiegandogli il progetto e scattando in tranquillità. Avrei avuto gioco facile e avrei conosciuto un poco meglio le mani che stavo per fotografare, ma ci sarebbero stati due contro da non sottovalutare affatto:
1. Non ho quasi mai tempo, quando scelgo le mani, di stare a raccontare tutto quanto (metro, bus, marciapiedi affollati e treni di certo non si prestano agli spiegoni).
2. Temo che gli scatti, una volta "attesi", perderebbero moltissimo la spontaneità che per ora li contraddistingue.
Mi sono messa delle regole, che alla fine regole non sono ma servono per continuare con lo spirito giusto. Ho deciso, viste le oggettive difficoltà di questo progetto rispetto a quelli terminati fino ad oggi, di non costringermi a fotografare. Se non uscirò di casa tutto il giorno semplicemente non farò la foto. Così come credo che sceglierò mani "non riconoscibili", o per lo meno eviterò di diffondere immagini di abiti, borse e oggetti che possano tracciare lo spostamento di chi viene fotografato. Immagino che questa mia scelta non serva a nulla, Instagram è pieno di fotografie di passanti inconsapevoli, ma io preferisco comunque darmi un limite.
Il progetto, come al solito, durerà novantanove giorni, probabilmente anche qualcuno di più visto che magari certi scatti slitteranno al giorno successivo per "mancanza di mani".
Ovviamente siete tutti invitati a partecipare, chi vorrà potrà usare l'hashtag #onehandadayproject e, come faccio io, raccontare la storia delle mani che ha scelto. Se non la si conosce è ancora più divertente immaginarla: dove staranno andando quelle mani? Saranno mani stanche? Innamorate? Saranno mani tristi o impazienti? Spesso le mani ci dicono un sacco del loro proprietario, unghie curate, unghie mangiate, unghie schiacciate da un martello, dita tozze, affusolate, palmi ruvidi o tatuati, anelli giganti o semplici promesse.
Vi assicuro che è un progetto molto divertente e pieno di stimoli nuovi, provateci!

P.S. Nella foto di oggi lo so, non ci sono mani ma zampe. Sono di Agata, la mia gattina, che viene da sempre trattata come tale. Esce la notte se vuole uscire, dorme a casa se preferisce. E' un animale e così viene considerata, esattamente la stessa sorte toccata ai suoi predecessori. Dopotutto noi siamo gente di campagna!