domenica 31 ottobre 2010

These boots are made for walking


Ultimo post di ottobre.
Poi, almeno secondo l'autorevolissimo oroscopo di glamour, tutto cambierà:

"pronta per la tua trasformazione? sì, stai cambiando essenza e comportamenti, ma è un processo lungo e non sempre indolore. e c'è un elemento di casualità che non puoi controllare, adesso. ma ti assicuro che da metà novembre arriveranno rassicurazioni e conferme. sul lavoro, sii diplomatica anche e soprattutto se sai di aver ragione: il potere autentico è non avere bisogno di alzare la voce. la tua vera ricchezza non ha a che fare con quello che possiedi ma con l'esperienza. allora, comincia ad aumentare il tuo capitale prendendo nuove iniziative"

Quindi è il mio corpo che cambia nella forma e nel colore?
No, mi sa di no (cioè, nella forma può essere, visto quello che mangio e nel colore pure, visto che lavorerò per dieci giorni col ferrocianurodipotassio).
Però, mettiamo che non sia solo fisico il cambiamento, qui si parla di "essenza e comportamenti", beh, vorrei, se fosse possibile, che la mia essenza la lasciaste un pò stare. A me piace. Sono una testa di cazzo, mi arrabbiano le cose stupide e non affronto le questioni gravi, mi lascio intristire dal tempo atmosferico e dalle mancanze di rispetto di persone che non dovrei neppure lontanamente considerare, mi rendo disponibile per fare cose e tenere ritmi per me impossibili e poi mi demoralizzo se non riesco.
Però sono così io, è questa la mia essenza, non mi arrabbio per le cose serie perchè ho paura che lasciandomi andare potrei perdere il controllo ed esagerare, mi faccio massacrare dalla gente che non conta perchè fermarmi a guardare quanto male mi fa quella che conta è troppo difficile, dico di sì ad ogni proposta perchè il no deve essere sempre, nella mia testa, giustificato.
Quindi la mia essenza è così, ma ci sono delle motivazioni che la rendono così. Per quanto riguarda i comportamenti...ben venga una mutazione! Che magari tenga lontano le coliche e che se anche si porta dietro un pò di dolore fa lo stesso, basta vedere un risultato, anche piccolo, di questo cambiamento.
Metà novembre dice l'oroscopo...
Intanto c'è da finire il Festival della Scienza (di cui mi sono ripromessa di non scrivere nulla fino al termine, anche se come si fa a non dire che i bimbi ti scrivono "é stato belisimo grazzzie").
Poi c'è da risolvere qualcosa al lavoro (dove non devo alzare la voce ma essere diplomatica no?) e poi c'è da abbracciare nuove iniziative...che faccio?
Provo a cantare? Mi iscrivo a una scuola di ballo? Prendo un cane? Mi faccio un tatuaggio (e questo è l'unico pensiero reale)?
Intanto ho già la nuova frangia alla Betty Page e ho portato in Campopisano i miei boots gialli fatti per camminare sotto la pioggia di Novembre...

domenica 24 ottobre 2010

Tutta la verità, nient'altro che la verità.


Mi ero detta: "Prenditi del tempo per scrivere questo post". E invece no, invece lo lascerò uscire tutto dal mio stomaco, così come viene.
Doppia considerazione oggi, da chi ben mi conosce, sul mio modo di scrivere. Prima era bello, ora è banale. Motivo: ora sei felice e lo struggimento tanto appassionante dei tuoi vecchi pensieri non c'è più. Ci sta, sarebbe pure una bella notizia. Poeti e scrittori di tutti i tempi hanno alimentato la loro vena creativa con sconforto e disperazione, la gioia: peggior nemica dell'estro.
Il fatto è che l'ho notato anche io. O meglio, me ne sono accorta ogni volta che ho cominciato a scrivere nell'ultimo mese. Non sarà un caso che i post di ottobre siano otto, i più numerosi di sempre. Bisogno di colmare con la quantità una qualità pessima. Questo lo capisco e lo vedo anche io.
E' il motivo che mi fa male. Che vorrei davvero si trattasse di gioia traditrice, che arriva e spazza via la mia capacità di appassionare e di mettere nero su bianco sentimenti e pensieri.
Ma non è gioia.
E' vuoto.
Un vuoto tale che non si scrive. Un'incapacità di comunicare col prossimo così profonda che non riesco nemmeno a dirlo a me stessa, figuriamoci a sbatterlo su internet. Mi trovo a spiegare a persone che dovrebbero capire, se non altro per buon senso, cosa penso della correttezza e della coerenza. Mi trovo a uscire tanto per non stare in casa tutto il giorno e non sapere dove cazzo andare. Mi trovo a indossare maschere sorridenti come non facevo da anni, a guardare nel vuoto persa chissà dove, ad odiare cose che mi piacevano tantissimo.
Mi lascio vivere impegnando le mie giornate, il sapore delle cose che faccio è lo stesso, qualunque cosa sia. Non provo nulla perchè ho deciso così. Di difendermi fino all'ultimo in nome di non so nemmeno io chi. Dovrei farmi coinvolgere, dovrei far valere le mie opinioni, dovrei prendermi cura del mio aspetto (e non vuol dire camminare più che posso e andare a pilates due volte alla settimana o alla Sciorba).
Sono banale perchè tutto ciò che sento e che vorrei gridare al mondo non si può scrivere. E giuro che non è che in realtà sono felice e ora me la sto raccontando buia per crogiolarmi nella tristezza. Sono consapevole che dovrei gioire ogni giorno per quello che ho, lo faccio anche di ringraziare per la salute dei miei cari, per il sole, per i fiori, per il mare...Sono una ragazza che legge il quotidiano (per quanto inaffidabile e misero), che vede quanta merda ci circonda e quanto male si può stare sul serio.
Però poi vado a letto e non dormo. E non dormo non perchè le ragazze sono ammazzate dai parenti, perchè ad Haiti c'è l'epidemia di colera, perchè la politica ci affamerà tutti molto presto. Non dormo perchè in meno di un anno sono andata a vivere da sola, ho creato una società, ho lasciato un amore e continuo a sentirmi sola, continuo a pensare che le persone dovrebbero ricordarsi che anche io ho dei sentimenti (anche se faccio battute, anche se parlo di sesso con facilità, anche se sorrido e sono autoironica), che non sono stupida, che pure il mio tempo è importante, che mi piacerebbe sentirmi chiedere, ogni tanto, come stai. Perchè se non parlo di dolore, se improvvisamente divento banale o rido troppo, non è perchè sono felice, è solo perchè ho smesso di chiedere aiuto.

sabato 23 ottobre 2010

Since we're feeling so anesthetised in our comfort zone...


Sabato sera. Vesima.
Arrivata ieri per andare a pilates, cocktail da Wincy, sveglia ragionevole (ma notte brutta), mercatino bio, pranzo e poi Campopisano. Giornata "cambio degli armadi", visto il freddo improvviso urgeva rimedio immediato, quindi maglioni a collo alto al posto delle t-shirt e scarpe pesanti al posto delle birkenstock.
Salto veloce all'info-point del Festival per ritirare maglietta, pass e contratto, da brava animatrice e per consegnare la pigione (mezza pagnotta ai semi di lino) al vicino-vicino.
Caffè da Viganotti perchè la degustazione è gratis per un mese, giretto veloce nei vicoli con mammà e poi di nuovo Vesima. Finite le illustrazioni per la prima scheda didattica di Terra! da portare nelle scuole si va a prendere l'aperitivo con Sissi e Andrea. Era una vita che non li vedevo, mille racconti da ascoltare, qualche notizia da dare con la mia voce afona da giorni, un negroni sbagliato a farmi compagnia.
Cena a casa, a base di formaggio e cioccolata perchè io ci tengo alla linea, un paio di riflessioni con la pancia piena e l'amaro che mi aspetta accanto al computer.
Una giornata banale, però trascorsa "a casa", facendo ciò che mi fa stare tranquilla, parlando con persone che non mi pugnalano di problemi, pensando alle settimane di lavoro che seguiranno e ascoltando, come sempre, ottima musica.
Io credo che finchè mi sentirò così anestetizzata nella mia zona sicura riuscirò a salvarmi dalle mie paranoie...certo è che prima o poi dovrò uscire da qui, quando però non lo so.
See you at the bitter end

P.S. 8 post in meno di un mese...record...

martedì 19 ottobre 2010

Ascanio for president


Pazzo come un cavallo.
Uno dei mille modi per dirlo.
Stasera sono andata a vedere La Pecora Nera di Ascanio Celestini, con Sturm e il vicino-vicino.
Premetto che mi piace vincere facile, visto che seguo Celestini a teatro da anni e lo apprezzo moltissimo...dunque ero abbastanza tranquilla (per non dire sicura) che avei amato il film.
E' andata così, faticoso ma bello.
Un film sui matti, sui manicomi, sulla condizione dei pazzi negli anni sessanta (i favolosi anni sessanta). Un film sulla solitudine, sul male nero, sui rimedi estremi, sull'innominabile. Non c'è riscatto, anzi, va peggiorando. E' claustrofobico e tutto quello che c'è fuori è peggio di ciò che sta dentro.
Un film che ha i titoli di coda senza colonna sonora. I primi della mia vita.
Parole in bianco su nero che scorrevano sullo schermo con una platea immobile e muta che taceva e osservava nel buio (compresa una scolaresca).
Volti noti visti nelle serie tv (Tirabassi), volti spariti per un pò ma ottimi (Sansa), l'ironia e la faccia stropicciata di Ascanio, la sua voce, le sue litanie, le filastrocche, le galline, i 100 cancelli.
Cinema deciso all'ultimo ma meritato. Dopo-cinema di risate con amici e chiacchiere con vecchie conoscenze infantili davanti a un'ottima media bianca (abbondante...) con la fetta di arancia in un locale nuovo che mi piace assai.
Ora è tardi, si dormirà, col sorriso nonostante tutto o forse soprattutto.
Perchè se si ripensa alla poesia finale del film, non si può far altro che sentirsi fortunati, anzi, privilegiati:

“Com’è possibile, mi domando a volte, camminare sui prati verdi e avere l’animo triste? Essere immersi nel caldo del sole mentre tutto d’intorno sorride e avere l’angoscia nel cuore? Lasciate a noi le vostre tristezze! A noi che non possiamo andare nei prati e non vediamo mai il sole”.

domenica 17 ottobre 2010

Io


Oggi è stata la mia domenica. Anzi, il mio giorno.
Cosa ho fatto? Nulla.
Ieri sera inaugurazione della casa di Lucia e Andrea, perciò nel pomeriggio ho cucinato. Polpettone e acciughe ripiene impanate e fritte. Ho portato anche il pane del mercatino e i pomodorini piccolissimi tutti colorati che sembrano biglie, ma sono buonissimi.
E' piovuto, è venuto freddo. La serata è stata bella, c'era pure il Prof. con la sua compagna. C'erano Sturm e tanti amici dei festeggiati.
Abbiamo bevuto spritz e spumante, abbiamo mangiato, giocato e ascoltato musica.
Sul tardi tisana dal vicino-vicino con Sturm, i sui meravigliosi stivali col bottone e il suo bellissimo poncho col bottone pure quello. Il the cinese ha fatto il fiore e noi l'abbiamo bevuto dicendo "ooooooooooooooooo".
Poi casa, coperta super pesante trascinata nella tana e, come previsto, "notte bianca" a causa di ciò che fa di me un essere di cui non è possibile fidarsi, visto che sanguina una volta al mese, per diversi giorni e non muore mai, per dirla alla Luttazzi.
Quindi la mattina ho rotolato un pò nelle coperte, ho bevuto svariati caffè con i biscotti buoni (miele-anacardi), ho fatto una lavatrice, milleduecento maschere di bellezza e ho pranzato, alle tre, con pasta al gorgonzola.
Mi sono vestita di blu e turchese e sono uscita.
Genova alla domenica fa schifo, deprimerebbe anche il vincitore del superenalotto: tutto chiuso, bar, ristoranti, negozi, edicole, farmacie, tabacchini...tuttotutto chiuso. Sono andata a comprare i biglietti per lo spettacolo di Erri al Politeama, prima fila, e poi mi servivano delle matite colorate per disegnare le illustrazioni alle dispense di Terra! da portare nelle scuole. Le ho provate tutte, le ho cercate ovunque: Rinascente, Coin, Fnac, Accessorize. Alla fine, dalla Feltrinelli, in un angolo del reparto mocciosi ho trovato ben 64 pastelli a cera di tutti colori del mondo, c'è anche l'argento! Contenta come una Pasqua li ho comprati e me ne sono tornata a casa. Con me ormai avevo anche una salopette e un vestito trovati strada facendo...e nulla da mangiare.
Quindi ora scrivo qui, avvolta nella coperta di lana (non ho nemmeno il riscaldamento e fuori si gela), dopo una notizia un pò triste (perchè sono sempre i migliori, questo è vero, che se ne vanno) e una serata che si preannuncia tranquilla.
Ascolto a manetta l'Intro dei The XX e You've got the love di Florence+The Machine e ragiono su cosa potrei mangiare per cena. Pastelli a cera? Cominciamo col carnation pink...il nome pare commestibile...

P.S Il quadro è del mio solito pittore, Baldovino, fatto a posta per il mio rifugio nei vicoli.

lunedì 11 ottobre 2010

Prova a prendermi


Di corsa.
Devo cominciare a correre. Avevo già scritto qualche mese fa un post su questo argomento, avevo usato come immagine il mio paio di vecchie all stars. Stavolta la mia impronta del piede (piatto) sulla spiaggia di Mondello (Palermo). E' passato un anno da quando sono andata giù in Sicilia, ripenso spesso a quel viaggio in treno in totale solitudine. Fino a Roma col militare in missione in Afghanistan "dove doveva sparare a tutti quei curdi (!!!)", poi con lo psicologo pendolare e poi da Roma a Villa San Giovanni in cuccetta con l'avvocato donna di ritorno per il week end. Poi il treno fatto a pezzi e infilato nella pancia della balena e da Messina a Palermo con l'alluvione e i parenti delle vittime che rientravano, i binari allagati, l'acqua come una cascata e il fango che copriva tutto.
Arrivata giù cinque giorni di cibo fritto, di pane con la milza, di granite, fiori, alberi bottiglia e mare. Un viaggio catartico. Sola con me stessa, una compagnia difficilissima da sopportare.
In risalita è stato più semplice, nonostante la signora col compagno malato di cancro e curato col succo di aloe, la stanchezza accumulata e il mal di Sicilia.
In quei giorni avevo deciso di abituarmi a me, di continuare a viaggiare da sola, di correre verso la mia vita senza troppe paure.
In questo ottobre improvvisamente freddo ripenso al viaggio, alla forza strana che mi pareva di avere, alla voglia di provare a fidarmi di me e delle mie sensazioni.
Ora devo fare tesoro di quelle mie emozioni, devo raccoglierle dal fondo di questa pentola vuota che sta sopra il mio collo e cominciare a correre il più lontano che posso. Non si tratta di stupide difese, di "evitamento di personalità" come direbbero esperti terapeuti, di mancanza di responsabilità o di voglia di avventura. E' istinto di sopravvivenza, è quella cosa per cui il bambino che piange per un pò senza essere ascoltato si alza e va a giocare per i cazzi suoi.
A sto giro mi tolgo pure le scarpe, così sento meglio la strada.

domenica 10 ottobre 2010

A volte ritornano


Ore 2.54 del mattino.
Sabato sera (ormai domenica).
Non ho sonno, perciò bentornata cara insonnia, o per chi ama prendermi in giro per il mio spirito dal fondo triste: "hello darkness my old friend...". Peccato che nonostante l'oscurità io non senta minimamente il bisogno di dormire.
Anzi, ho appena steso una lavatrice gigante, controllato le mail e ora scrivo per passare un pò il tempo. Questa sera sono sola a casa, sono rientrata da una giornata lunghissima. Dopo la mattina di visite mediche, il pomeriggio è stato un crescendo delirante, iniziato con lo smontaggio-rimontaggio del box doccia (e chi abbia mai in vita sua smontato-rimontato un box doccia ha idea di ciò di cui sto parlando) e culminato quando, con un borsone pesantissimo, dopo un trenopresoalvolo + metro mi sono trovata davanti alla porta di casa senza le chiavi. Un incubo.
Ma mi sono detta "figurati se, con tutta la gente che ha un doppione, non trovi nessuno che possa aprirti". Infatti. Nessuno.
Così, dopo un momento di razionale ottimismo...scoppio a piangere! In piazza, davanti a mezzo mondo, con un maxi borsone (la metà della gente mi avrà immaginata sbattuta fuori casa dal marito tradito) e un sacchetto pieno di legumi per Sturm.
Mi ricompongo e chiedo aiuto, il vicino-vicino mi ospita il borsone e, seppur mezza assiderata (i vestiti caldi erano in casa) continuo decisa la mia serata, così come doveva essere: inaugurazione della "casa della convivenza" (e la proprietaria, se leggerà, si riconoscerà) e inaugurazione del Belleville. Come promesso a me stessa buon cibo e niente alcool, giusto due dita di prosecco per il brindisi: primo attraversamento di Genova. A metà festeggio prendo e scappo a recuperare un mazzo di chiavi dalla coinquilina rientrata per cena: secondo attraversamento di Genova. Mi cambio, faccio partire una lavatrice e torno alla seconda inaugurazione: terzo attraversamento di Genova. Gioco, bevo chinotto (!!!), chiacchiero con amiche un pò giù di morale e poi esco, per la missione "intercettazione di Sturm e consegna legumi" : quarto attraversamento di Genova. Ci si ritrova alle Erbe, si incontrano persone importanti, ci si sposta alla Bottega del Conte. Si canta e si suona e si decide: è ora di tornare a casa. Da sola. L'unica ad avere sonno.
Tagliati i vicoli più brutti arrivo a casa, pigiama e nanna? Il sonno non c'è più, ma c'è il bucato da stendere, le mail da controllare...
Sono le 3.15 e tutto va bene.

venerdì 8 ottobre 2010

Le vent nous portera


Un venerdì mattina a casa. Sveglia presto, mercato con mamma: verdure in quantità industriale, formaggi, fiori. Non lo facevo da anni ormai, ma oggi è stato facile e istintivo alzarmi presto, infilarmi una felpa, fare colazione al bar e girare tra le bancarelle.
Non avevamo fretta come al solito, mi sono goduta un paio d'ore tranquille, ho portato le borse di stoffa piene di cibo buonissimo che mangerò tra meno di un'ora, ho scelto il ciclamino con più boccioli e con il colore migliore.
Pensandoci bene anche ieri ho assaporato la quiete dopo la tempesta, ai giorni dell'alluvione sono seguiti mattine e pomeriggi di sole, come nel'70 pare. Perciò ogni mio spostamento, per quanto possibile, lo faccio a piedi, anche se dopo serate di arrampicata strong e pilates il mio fisico è stanco e senza forza.
Ieri camminavo a passo sotenuto, il mare luccicava tantissimo da fare male agli occhi, l'aria era calda e davanti al campeggio c'era un asino. Faccio tante cose in un giorno, ma nessuna mi pesa troppo, anzi. Quando non riesco ad andare a piedi prendo duemila treni e autobus e in quei tragitti penso, rifletto sul tempo che scorre e che cambia, a quanto mi spaventino le novità, ma anche a quanto siano giusti e sani i cambiamenti. Ho imparato però a lasciare i momenti pensierosi ai pezzetti di viaggio trasportata, il resto del giorno lo vivo come viene e se posso esco a comprare formaggi e ciclamini.
Metto un pezzo di una canzone, che se non fosse che l'autore ha ammazzato di botte la compagna qualche anno fa mi sentirei meno in colpa ad ascoltarla con così tanto piacere. La chitarra pare sia Manu Chao. E il testo è appropriato a questo periodo, mi fa pensare al film "Il vento fa il suo giro" e a "Chocolat", quando con l'arrivo del vento da nord cambiava tutto...


"...Je n'ai pas peur de la route
Faudrait voir, faut qu'on y goûte
Des méandres au creux des reins
Et tout ira bien là
Le vent nous portera..."


(Noir Desire - Le vent nous portera)

martedì 5 ottobre 2010

Sturm und Drang


Solo poco tempo fa scrivevo di isole felici che non ci sono, di panico di fronte all'impossibilità di programmare qualcosa.
Stasera è l'opposto. Chissà che non stia cominciando a guardare le cose (la vita!) in modo differente.
Forse la mia tranquillità risiede nel fatto che più o meno casualmente le mie giornate hanno cominciato ad essere organizzate da altri e io intervengo solo ogni tanto e marginalmente.
Devo lavorare ed essendoci delle scadenze imposte la tempistica non dipende da me, voglio prepararmi spiritualmente al periodo Festival della Scienza durante il quale dovrò essere in più posti contemporaneamente e lo faccio nel tempo che mi resta, trascorro week end bellidavvero in cui tutto ciò che devo fare è esserci, mi prendo di nuovo più o meno cura della mia alimentazione e della mia salute, mi stacco ragionevolmente da situazioni troppo complesse e mi riavvicino a ciò che mi fa bene.
Ho anche più tempo per la mia gatta, dedico meno spazio ai problemi (bollette? sms a cui non posso/voglio dedicare energia?...), mi rendo disponibile per qualche serata dietro al bancone del Belleville e seguo le vicende di Terra! al meglio che mi riesce.
Mi godo Campopisano, senza trascurare Vesima (urge cena dalla Ale!), mi riempio gli occhi di arte, di boschi, di prati, faccio l'angelo nelle serate di pioggia, ascolto musica perfetta, mi allungo dalla Deborah e mi appendo con Sturm.
Ora, in questo preciso istante, ho finito di lavorare immersa nei power point, ascolto Cat, penso alla mia cena propedeutica all'apprezzamento pomodori, controllo l'agenda dove appuntamenti dal medico, tecnici del pc, strumenti che arrivano in laboratorio scandiranno i miei prossimi giorni.
Per scegliere la foto ho impiegato un secondo, l'isola di muschio sulla Pietra di Finale mi riporta al periodo della tesi, quando scrivere non mi pesava, anzi, mi faceva stare benissimo e buttare giù paginate e paginate di roba era tutt'altro che difficile.
Quindi quel poco di natura che nasce in mezzo alla pietra è perfetto per me e chissà che non sia in qualche modo collegato al sogno di un paio giorno fa, in cui il Pegaso di marmo che tanto ho amato e studiato arrivava in laboratorio e mentre lo analizzavo si animava e volava via, osservava Genova dall'alto e si allontanava verso il mare.
Così faccio anche io, salgo sul tetto, guardo le case, mi perdo verso l'orizzonte e sorrido. Finalmente.

sabato 2 ottobre 2010

What comes is better than what came before


Banale? Sì.
Strappalacrime? pure
Però sono in modalità Cat Power/Placebo da un paio di settimane e nello stereo gira solo quello.
In verità sono due realtà opposte, ma si vede che è un periodo in cui mi sento divisa a metà.
La canzone che segue è una delle tante che ascolto ogni giorno, il testo è semplicissimo, quasi ridicolo forse, però nel complesso mi colpisce ogni volta. Probabilmente perchè è nella sua chiarezza e semplicità che sta la forza. Senza tanti giri di parole, ti dico che credo in tutto quello che mi dici, che so che ciò che succede ora è meglio di ciò che accadeva prima e ti chiedo di venire da me, di correre da me.
Melenso? Forse.
Il fatto è che la canticchio spesso mentre lavo i piatti, mentre me ne sto sdraiata sul futon o lavoro al pc. Se la si cerca su Youtube ci sono montaggi video sul film V per Vendetta, che io non ho visto, non so dunque se faccia parte della colonna sonora o meno. Consiglio comunque di ascoltarne un pò di canzoni di Cat, ovvio che deve piacere il genere, ma la cover di Wonderwall degli Oasis o The Greatest (che invece credo sia nella colonna sonora di My Blueberry Night di Wong Kar Wai, anche quello voglio vederlo), a mio parere meritano davvero.

Quindi eccola qua, non c'è nemmeno bisogno di traduzione.

I found a reason (Cat Power)
Oh I do believe
In all the things you see
What comes is better than what came before
And you'd better come come, come come to me
Better come come, come come to me
Better run, run run, run run to me
Better come
Oh I do believe
In all the things you see
What comes is better than what came before
And you'd better run run, run run to me
Better run, run run, run run to me
Better come, come come, come come to me
You'd better run