martedì 21 giugno 2016

"A proposito, mi compro un catamarano"


Il titolo è una storia di famiglia, ma rende l'idea di dove andrò a parare.
Il pretesto per questo post, che tardava ad arrivare, è (come al solito!) tutta colpa di Cindy.
Ogni volta che non ho avuto in mente nulla da scrivere lei è arrivata e mi ha mollato uno spunto, così, a tradimento. C'è stata la bucket list, la valigia degli oggetti da salvare in caso di incendio e ora l'elenco delle cinque cose che mi rendono felice.
Molto probabilmente l'avrò già scritto mille volte, il blog esiste dal 2010 e dubito che in sei anni di un post a settimana io non abbia mai affrontato l'argomento. Non ho però nessuna voglia di spulciare gli archivi de Ilmareingiardino e penso che in questi giorni un po' di sana relativizzazione non guasti di sicuro.

Il post di Cinzia affonda le sue radici qui (quindi anche il mio) e, dopo aver elencato cinque cose che la rendono felice, lei conclude così: "E voi ditemi, cosa vi fa essere davvero felici?".

In attesa di vederti domani ti rispondo subito, ma sappi già che ti copierò più volte.

1. Camminare nella natura. Mi bastano anche le due cose prese singolarmente, perché quando cammino vado in trance e non penso più a nulla e quando sono immersa nel verde pure, ma se riesco ad avere la fortuna di muovermi nel verde non ce n'è più per nessuno (ho liberamente deciso di comprendere il nuotare in questo primo punto, perché in un certo senso è un po' come camminare nella natura e nel mio caso non significa macinare miglia marine, quanto semplicemente sguazzare beata nell'acqua)

2. Cucinare. Un tempo solo per le persone che amavo, ora indipendentemente da tutto. Impastare, mescolare, frullare, friggere, cuocere, colare sono gesti che mi riconciliano prima con me stessa e poi con il mondo intero.

3. Spiegare. Tanto non mi piace raccontare di me (so che sembra strano, visto che scrivo su un blog, ma le cose più mie restano tali) quanto mi piace condividere quello che so. Chiamiamola divulgazione (possibilmente divulgazione scientifica!), chiamiamola didattica, ma quando mi mettete davanti un gruppo di persone, soprattutto se sotto i dodici anni, a cui spiegare qualcosa che so... mi rendete felice.

4. Leggere. Per staccare da tutto e da tutti, vivo questa passione in maniera strana, trascorrendo giorni con il naso nei libri e giorni senza sfogliare nemmeno una pagina. Ad ogni modo, non potrei mai farne a meno.

5. Scrivere. Vabbè, chevvelodicoaffare.

P.S. "A proposito, mi compro un catamarano" lo disse mio padre, a mia madre, tornando da un viaggio. Sarebbe stata la quarta barca, ma a lui, le barche lo rendevano felice.




lunedì 13 giugno 2016

Santo Sonno


Sono una ragazza fortunata perché mi hanno regalato il sonno. (semi-cit.)

Chi è capitato qui per la prima volta o mi legge da poco probabilmente non sa che io, ora, sto benissimo.
Fisicamente intendo, con il cervello siamo ancora in alto mare :-)

Ho trascorso gli ultimi anni a combattere, ciclicamente, con dolori di ogni tipo.
Già da ragazzina non me la passavo proprio bene: la pancia era il mio punto debole e non saprei contare le volte che sono finita al pronto soccorso in preda a coliche fortissime. Via l'appendice e via il dolore? Ma manco pe niente, come direbbero a Roma.
Le ho provate tutte: medicine, rimedi naturali, diete, sedute di analisi...poi, come sono arrivati, i dolori alla pancia se ne sono andati.
La mia personale interpretazione? Visto che i giorni no erano quasi sempre collegati ad una festività, ho scelto di credere che quando finalmente mi sono fatta una ragione che intanto mio padre, per Natale, non sarebbe tornato, ho smesso di stare male.

Le difficoltà più grandi sono iniziate qui, sono continuate qui e in tantissime altre occasioni raccontate in altrettanti post. Sono finite? Non so, sicuramente non sono mai più tornate così forti.
Non ho capito cosa succeda, non lo hanno capito fino in fondo nemmeno i medici che mi hanno visitata in questi anni, prescrivendomi punture, bende, pastiglie, esercizi, fisioterapie. Sono riuscita a contrarre il mio corpo a dei livelli a cui neppure quel santo dell'osteopata ha saputo, in certi casi, rimediare.

Un colpo di freddo, un periodo complicato sul lavoro, l'angoscia di un futuro lontano dall'essere un minimo definito mi hanno messa ko tantissime volte e ancora oggi, se esagero con l'ansia, con la palestra, con le sudate, con la rabbia o la tristezza, mi blocco come una bambola senza pila.
Però, questo post, è un post positivo (anche se per adesso non sembra).
La frase con cui l'ho iniziato non è affatto casuale perché c'è una novità nella mia vita e quella novità mi ha tolto i dolori.

Dormo.

Vado a letto sempre (o quasi sempre) prima di mezzanotte e mi alzo sempre (o quasi sempre) intorno alle otto.
Mi sveglio solo un paio di volte per la pipì, gli incubi sono piuttosto rari e quando apro gli occhi non darei via un rene per poterli richiudere.
Incredibile.
Sono certa che il mio benessere dipenda da questo e se non è così non mi importa, perché dormo e non ho male al collo quando mi alzo.
Dormo e la schiena è distesa.
Dormo e non mi vengono i crampi ai polpacci.
Dormo e gli occhi non mi esplodono nelle orbite.
Dormo e non ho male ai denti o alle orecchie.
Dormo e non ho una mannaia piantata nella nuca.
Dormo.
Semplicemente dormo.

lunedì 6 giugno 2016

Il Giornale delle Gite

Delle meraviglie contenute nel Sacchetto Segreto del Cottage di Rita ve ne ho già parlato qui.
Oggi vi racconto cosa stanno diventando i quadernini, come sto impiegando le penne colorate, quale funzione hanno i bellissimi timbri alfabeto.

Tutto nasce da una delle mie passioni più sfrenate: camminare. In realtà, a questa che più che una passione è un bisogno, si aggiunge l'amore immenso per la natura sotto ogni sua forma e in particolare sotto quella arborea (foglie in primis), la fissazione atavica per cartoleria e similari (trovatemi una femmina nata negli anni ottanta che non abbia questo problema), l'invasione inarrestabile di diavolerie imperdibili come washitape e timbri, il mondo di Instagram e la sua popolazione: lei e le amiche in particolare.

Questo minestrone di stimoli ha risvegliato in me la voglia (mai realmente sopita, diciamocelo) di erbari, notes, disegnini, appunti verdi, foglie pressate, graffette, citazioni. Raccolgo residui della natura da tempo immemore, il primo albo in cui ho attaccato e catalogato foglie e fiori risale all'epoca delle elementari, possiedo una pressa bella e funzionale che si chiama Tessa e, quando esco per una gita, torno sempre con qualcosa in tasca. Una castagna, una pigna, una piuma, un rametto, un sasso, un insetto morto.

Dalle camminate, però, rientro anche piena di ricordi, di odori, di cose che vorrei fermare per riguardarle quando non posso uscire: che fare?
Semplice! Un Giornale delle Gite.

Ho preso la decisione definitiva guardando questo filmato (diecimila volte) e lasciandomi incantare da siti, video, tutorial, schemini, fotografie.
Per vedere come è andata a finire occorrerà aspettare un po', il mio Giornale delle Gite è solo a quota due uscite, ma intendo riempirlo per bene e, se la tecnologia (altrui) mi assiste, voglio fare un videino.
Cosa sto usando? I timbri alfabeto per i titoli, le foglie pressate, i washitape, le penne colorate, i disegni con i pastelli a cera, le fotografie stampate con una roba come questa. Il risultato, per ora, è un po' confusionario, come ogni prima volta che si rispetti. Magari tra qualche tempo sarà ancora più incasinato, non lo saprò finché non lo sfoglierò tutto, annusando rametti, riappiccicando disegni scollati, sottolineando nomi scientifici, aggiungendo schizzi, scrivendo citazioni, mostrandolo a voi.