venerdì 4 marzo 2022

La Muta


Per onorare le vecchie buone abitudini: musica.

Questo post è nato sul tappetino da yoga, mentre praticavo e, come sempre, riuscivo a fatica non riuscivo minimamente a stare "nel qui e ora". 
Ascoltavo le mie sensazioni e cercavo di ritrovarle in momenti già vissuti, lontano da asana e mattoni di sughero.

In quell'istante ero in pace, ero in una situazione di tranquillità così piena da commuovere anche i cuori più duri. Persino il mio.
Nonostante questo sia un periodo, per l'ennesima volta, tanto teso quanto difficile, quel momento liquido nella penombra silenziosa, mi ha scaraventata in un viaggio velocissimo, alla ricerca di altri attimi così, nella mia proverbiale memoria inesistente.

E li ho trovati, sapete?
Tutti con un punto di contatto, con una caratteristica comune, che, come ho scritto poco fa, è la liquidità.
Mi spiace però per l'amico Zygmunt, perché, mentre sul tappetino da yoga la liquidità la portavano i movimenti fluidi del vinyasa, nelle altre occasioni che ho ricordato la liquidità era, semplicemente, quella dell'acqua. Niente liquidità sociale, dunque, almeno per adesso.

Mi sono sempre pensata legata all'elemento terra, tutta boschi, sentieri, prati, montagne e piante.
E, invece.

Invece gli attimi di felicità, quella che dura poco, ma anche quella che resta quel tanto che basta per essere riconosciuta, accolta e persino festeggiata, erano accanto all'acqua, in tutte (o quasi) le sue declinazioni.
Non di ogni momento ho una foto, in certi casi ho scatti perfetti, di altri ho solo il ricordo. Ne ho contati 12, ma credo, anzi ne sono certa, siano molti di più.

1) Una mattina di settembre, in spiaggia, a Varazze. Ne ho già parlato in altri post.
Con la maschera sotto il pelo di un'acqua increspata dalla tramontana, alla ricerca di sassi colorati, pesci e tesori, ho trovato, invece, la felicità. Mamma leggeva sulla spiaggia di sassi, io stavo proprio bene.

2) Un pomeriggio d'estate, sdraiata accanto a una pozza, ai laghetti di Fiorino. Non ero sola, guardavo il cielo e le piante secche incastrate nella roccia sopra di noi, con gli occhi socchiusi per la troppa luce. Avevamo appena incontrato una vipera impegnata a digerire su un sasso rovente, faceva un caldo infernale, ero felice.

3) Sugli scogli di Pieve Ligure, un rito di ormai tante estati fa. A guardare le meduse con la maschera, a prendere il sole con il seno scoperto, a mangiare gli spaghetti con le vongole dal benzinaio. Giornate anni settanta che spero di non dimenticare mai.

4) A Is Arutas, circondati da milioni di mosche, il primo giorno di Sardegna. Poche ore per vedere tutto, sposare due amici grandi, raccogliere fiori e mangiare tonnellate di fregola. Ma quel pomeriggio di vento, in una spiaggia deserta di inizio giugno, sarà davvero difficile da dimenticare.

5) Sulle rive del lago di Castillon. Che i laghi, forse, mi mettono pure malinconia, ma davanti alla loro calma, io, dormo. Sotto il salice piangente, in mezzo a famiglie allegre, gonfiabili bellissimi e chioschi di cibo improponibile ho telefonato a casa e mi sono addormentata. Per ore. Poi, ho fatto il bagno.

6) Alla piscina del Porto Antico, dove sono riuscita a nuotare, praticamente da sola, tantissime volte. Non ho mai capito come sia stato possibile, visto che una delle sue caratteristiche più note è l'affluenza, ma a me è successo spesso e ho goduto sempre, fortissimo.

7) Sui laghi d'Orta e Maggiore, durante l'ultima mini vacanza con mia madre, in un viaggio organizzato dalla sua "classe di arte". I laghi mi mettono malinconia, l'ho già scritto poco più su e, in questo posto, credo non riuscirò a tornare mai più.

7) A Roscoff, nella Bretagna che sognavo da sempre. La marea che arrivava a lambire l'albergo, con l'acqua illuminata dai lampioni e un'atmosfera fredda nebbiosa da perfetto giallo francese. Uno dei ricordi più belli che io abbia.


8) Alle terme di Bagno Vignoni, con i piedi a mollo, pochi giorni dopo la fine del viaggio di mamma. Una fuga che mi ha salvata dalla burocrazia imminente e mi ha permesso di ricoprirmi di argilla bianca, di riempirmi gli occhi di verde sconfinato e di osservare incantata decine di cipressi scuri come la morte.

9) A Galtero, un pezzettino di terra minuscola attaccato a un'isola piccola, durante una vacanza enorme. Un viaggio stanco e bellissimo, pieno di tutto quello che amo. In quel posto dimenticato dal caos, tra brughiere, pecore e sassi, ci siamo fermati sulla spiaggia battuta dal vento, a raccogliere conchiglie, aspettando la pioggia.

10) Davanti al Rifugio Vallanta, con le nuvole basse e le prime gocce che creavano piccoli anelli concentrici sulla superficie del lago. Il temporale stava arrivando, la pandemia l'avevamo faticosamente e momentaneamente allontanata dai nostri pensieri, i lupini in fiore ci aspettavano sul prato del rifugio dove alloggiavamo, insieme a un grande cane bianco.

11) Sul bordo della piscina di Colletta di Castelbianco, l'estate scorsa. Lì mi sono rilassata, abbronzata e pure un poco angosciata. Lì ho letto uno dei libri più belli di sempre, ho disegnato, e mi sono guardata attorno, per ore intere, senza quasi capire dove fossi.


12) Nella spiaggia del campeggio vicino a casa, di nuovo l'estate scorsa. Poche settimane dopo il matrimonio, con i nostri amici e con Nora che cresceva accanto a noi, nel sole di Agosto. Un posto insospettabile per una felicità semplice e, nello stesso tempo, grandissima.

E adesso, forse, vi chiederete: "perché il titolo La Muta?" Perché ormai qui scrivo poco, in particolare quando le cose cambiano e di cose, in questi anni, ne sono cambiate tante, per tutti. Se quando le cose cambiano tendo a scrivere poco, beh, parlo ancora meno. Faccio la muta, insomma. In tutti i sensi.