mercoledì 13 luglio 2016

Bluebirds on our shoulders

Treno, interno giorno (tardo pomeriggio, in verità).
Sto tornando da Pistoia con il mio amico Edu, siamo andati insieme al concerto dei The National (per chi non li conoscesse sono loro, scegliere una canzone tra le mille che amo è impossibile, quindi beccatevele tutte).
Questa settimana, ormai arrivata a metà, terminerà con un altro concerto, ma per ora ho bisogno di lasciar sedimentare quello di ieri sera.
Com'è andata? L'ho scritto stanotte su Instagram, con ancora le canzoni in testa e in bocca, con le gambe gonfie, la schiena a pezzi e la voce roca (sei ore in piedi, di cui metà a 35 gradi, non ho più il fisico per reggerle!).

C'è chi ha bevuto 18 litri di birra, chi ha saltato ininterrottamente sui piedi degli altri, chi ha litigato con la sicurezza, chi ha risposto a telefonate di lavoro (?!), chi ha fotografato tutto il fotografabile, chi ha seguito il concerto dallo schermo del telefono (?!), chi ha urlato a sproposito, chi ha limonato duro, chi ha battuto le mani fuori tempo, chi ha vomitato in un sacchetto, chi ha spinto, chi ha cantato...e poi ci sono io che, come da tradizione, ho pianto.

Volevo vedere i The National dal vivo da un sacco di tempo, avevo grandi aspettative e non sono rimasta per niente delusa, anzi, persino la maglietta con la mezza luna sulla montagna se n'è venuta a casa con me senza protestare!
Oggi, reduci e felici, abbiamo fatto un giretto a Pistoia e poi Edu ha avuto un'idea, di quelle idee inaspettate che ribaltano un pomeriggio e ti fanno vivere due giornate in una: prima di pranzo abbiamo preso un treno e siamo andati a Lucca. Io non c'ero mai stata (mi fa sempre molto ridere che a visitare le città italiane mi ci porti un amico venezuelano) e mi sono letteralmente innamorata di questo giardino color crema stretto dall'abbraccio delle mura.

Ho fatto subito amicizia con un tiglio, ho fotografato chiese, piazze e canali, ho mangiato pasta ripiena di carne al sugo di carne, ho camminato lungo i viali alberati e sono salita sulla Torre Guinigi. Cosa ha, questo posto, di tanto speciale? Per esempio un gruppo di lecci che vivono sulla sua cima, oltre a un panorama mozzafiato, un vento meraviglioso e un tappeto di licheni di tutti i colori. Per crederci basta guardare la foto quassù.

Ora, di ritorno da un week end infrasettimanale (meritatissimo, visto quello ufficiale trascorso a scrivere e a correggere bozze), penso che non doveva andare così eppure è andata benissimo lo stesso. Perché, si sa, le deviazioni inaspettate sono sempre le migliori, perché le notti sola in stanza, in un posto sconosciuto, tra ventilatori super rumorosi e zanzare elicottero servono per pensare e andare oltre, perché il primo caffè del mattino è buono ovunque e comunque, perché per quanto tu possa piangere a un concerto ci sarà sempre una ragazza inglese accanto a te che piangerà più forte di te.

P.S. Ah, è finito così.

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