lunedì 3 ottobre 2016

Stelle marine nel bosco

Sono di ritorno da Roma e chi un poco di mi conosce sa che i viaggi rappresentano un luogo fecondo per la scrittura, specie se in treno come oggi.

Ho trascorso meno di ventiquattro ore nella Capitale per partecipare ad un incontro di lavoro: la presentazione di un progetto a cui ho collaborato nell'ultimo anno e che, piano piano, si sta avviando alla conclusione. C'era forse un modo migliore di festeggiare che bersi un aperitivo quassù, sperando in un futuro per la nostra idea? Naaaaa.

In realtà in questo posto meraviglioso ero già stata, qualche anno fa, di nuovo in occasione di una fine. Evidentemente i Fori Imperiali sono il mio luogo dei saluti, la casa della resa dei conti. Diciamocelo: potrebbe anche andarmi peggio!

Sono stati due giorni compatti, trascorsi per la maggior parte seduti, tra vagoni, stazioni, saloni, ristoranti, letti e divani. Come sempre ho onorato la partenza con il ciclo, che, a sto giro, ha cercato di uccidermi, costringendomi a prendere una quantità di antidolorifici mai sperimentata, con mix che temevo letali e tempistiche assolutamente casuali.
Il risultato è che ho un sonno, come dire, importante e che prevedo di boicottare senza troppi sensi di colpa il pilates di questa stasera, anche perché, a proposito di notti, ultimamente le cose non stanno filando troppo lisce. La sera prima della partenza per Roma, ad esempio, ho inanellato una serie di sogni che tenevo (finalmente) lontani da mesi.

Innanzi tutto un bel cadavere, che alla fine si scopriva essere "solo" un quasi cadavere. Tornando a casa per preparare gli ultimi bagagli (sono bravissima a rendere estremamente realistici gli incubi, per esempio sognando un viaggio il giorno prima di un viaggio) per partire verso la Cina (e qui ci sarebbe un lungo capitolo da aprire), vedevo un cappuccio bianco galleggiare nel laghetto condominiale. Riconoscevo subito la giacca di mamma e mi lanciavo nell'acqua ghiacciata per salvarla. Una volta tirata fuori almeno la testa e urlato "Aiuto!!!" con tutto il fiato possibile, l'unica persona arrivata in mio soccorso era un ex fidanzato medico, attualmente non proprio veloce nei movimenti, che mi consigliava qualche medicina, mi guidava nella rianimazione e si muoveva lentissimamente verso di noi. La scena successiva si svolgeva a casa dei miei, un litigio tra me e mamma che voleva vendere tutto, nonostante la già bellissima vista dal terrazzo fosse ulteriormente migliorata: una seconda spiaggia era infatti nata in mezzo al mare, all'improvviso, favorendo la formazione di una vera e propria barriera corallina, con tanto di squali, coralli e acqua cristallina. Non ero la sola ad essere in disaccordo con la vendita: anche mio padre, seduto sul divano, decantava le bellezze della natura e mi sorrideva benevolo, apparentemente in ottima salute. Ultimamente, le rarissime volte che lo sogno (a differenza del passato, quando lo incontravo ogni notte), non appena compare mi rendo subito conto di essere in un incubo e tendo a svegliarmi. Questa volta, invece, mi sono difesa cambiando ambientazione e ritrovandomi in un bosco buio, su di un sentiero in salita, circondata da stranissimi animali: un serpente peloso (e, francamente, parecchio orribile) mi ha tagliato la strada all'improvviso, mentre una stella marina gialla, dal corpo pulsante adagiato su un muschio, mi ha svegliata definitivamente.

Non so cosa mi riserveranno le prossime notti, certamente posso dire di aver iniziato nel modo migliore la mia stagione preferita. Si vedrà!

P.S. A questo proposito, nella foto l'Autunno che arriva sui gelsi del Porto.



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