domenica 14 maggio 2017

Mamma

Non sono brava a scrivere per delle occasioni speciali, non sono nemmeno brava a leggerle le cose scritte per le occasioni speciali.

Vivo accanto a tante persone, una in particolare, che la mamma non l'hanno più. Io, del resto, non ho più mio padre da molti anni ormai e ad ogni festa del papà, per quanto sia cinica e nonostante questa ricorrenza non l'abbia festeggiata mai, nemmeno da bambina, sussulto sempre un po' davanti a baffi finti, cravatte impacchettate e vignette sui padri gelosi delle figlie.
Oggi, tutte le volte che apro Facebook trovo post di auguri, post nostalgici che pensano a chi non c'è più, post di neo mamme che festeggiano, post che incoraggiano le donne che madri non riescono ad esserlo, post che si scusano per i comportamenti irrispettosi dell'adolescenza, post che si incazzano contro tutti i post che ho appena elencato.

Io, in questa domenica di recupero dopo settimane di lavoro ed evitabili (evidentemente non per me) preoccupazioni, ho deciso di provare a scrivere qualcosa su di lei, mia mamma. Perché proprio ora? Perché non cinque anni fa? Non lo so, ma credo, in fondo, di riuscire a intuirlo.
La fine del duemilasedici e l'inizio del duemiladiciassette non sono stati lievi per la signora che vedete nella foto quassù (datata 1984, se non sbaglio): tanto dolore fisico, tanta pazienza, tanta rassegnazione. Io, come figlia, ho provato a fare molto e ho potuto fare poco. Nessuna delle due era pronta ad affrontare questa situazione, perché da sempre ci siamo occupate, insieme, degli altri componenti della famiglia e quando le cose non giravano giuste per me lei era lì pronta a darmi una mano... il contrario non è quasi mai capitato.

Quando ero bambina avevamo un buon rapporto, trascorrevamo un sacco di tempo nei posti che entrambe amavamo frequentare (la montagna, le mostre, i cinema...) e tutto quello che so credo di averlo imparato da lei, che mi ha sempre insegnato molte cose e permesso di andare a conoscere da sola quello che non poteva o sapeva insegnarmi. Non ho mai avuto limiti dal punto di vista culturale: concerti, musei, corsi, libri, film... dove non andavo con lei andavo grazie a lei, che mi prestava i soldi, che intercedeva con mio padre, che chiudeva un occhio (a volte pure due), che mi incoraggiava davanti ai mille dubbi di ragazzina fifona.

Durante l'adolescenza le cose sono inevitabilmente cambiate: io ho iniziato a frequentare persone per lei incomprensibili e a fare scelte così assurde che la donna che mi aveva vista curiosa e piena di vita fino a pochi mesi prima proprio non poteva comprendere. Beh, anche in questo caso non mi ha ostacolata: ha lasciato che rovinassi i miei anni migliori senza allontanarsi da me e senza impedire che sbattessi la faccia sugli errori. Non è mai stata mia amica (ricordo perfettamente il momento in cui le chiesi di esserlo e lei rifiutò categorica) e per questo la ringrazierò in eterno, perché soprattutto ora che lavoro con i bambini ogni giorno (e lei da brava insegnante ben lo sapeva) non faccio che incontrare situazioni difficili alimentate proprio dalle amicizie genitori-figli. Credo sia la persona a cui racconto più cose di me (nonostante per molto tempo da questo punto di vista l'abbia protetta) e, malgrado mi confidi con lei ogni volta che posso, non la reputo affatto un'amica: è "semplicemente" mia madre.

Temo ancora di deluderla, vorrei tanto vederla serena da sola o in compagnia, spero ogni giorno di ritrovarla ulteriormente migliorata nella sua riabilitazione e mi auguro con tutto il cuore che non si debba mai sentire abbandonata da me, come credo che invece si senta spesso. Abitiamo relativamente vicine, ma i miei tempi sono cambiati: lavoro nel weekend, faccio mille cose e non riesco più a trascorrere intere giornate a casa sua. Mi dispiaccio, mi sento una persona orribile, ma poi penso a quanto negli ultimi dieci anni il nostro rapporto si sia rafforzato e mi tranquillizzo subito. Dodici estati fa mio padre moriva e noi ci legavamo indissolubilmente in una lotta silenziosa contro tutto ciò che ci sembrava ingiusto, contrario o lontano dagli insegnamenti che lui ci aveva lasciato. Combattiamo ogni giorno contro l'incoerenza, la prepotenza e l'arrivismo non accorgendoci quasi mai che lo facciamo per lui, per rimanere in contatto con l'integrità in cui abbiamo vissuto finché papà ha abitato insieme a noi. Era un uomo complicatissimo, senza dubbio, ma era puro, proprio come sappiamo essere noi davanti alle piccole grandi scelte.

Per questo oggi volevo scrivere di lei, perché è vero, assomiglio sempre di più a mio padre, ma spero comunque di conservare quello sguardo curioso sul mondo che mi ha insegnato mamma, indicandomi ogni volta dove guardare.





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