giovedì 31 agosto 2017

"Little solutions all along the way"


Se avessi aspettato il momento giusto per scrivere questo post probabilmente non sarebbe arrivato mai.
Perciò mi sono obbligata (cosa che nel mondo dei blog credo sia solo inutile e dannosa), mi sono seduta, mi sono connessa e ho aperto la pagina di blogger "nuovo post". Sì perché di solito scrivo di getto, non faccio un documento di prova, butto tutto giù direttamente qui e chi si è visto si è visto.

Se i post di fine ferie erano pieni di positività e buoni propositi non posso dire lo stesso del rientro, immersa tra cose di lavoro e vita quotidiana. Un intoppo dietro l'altro, una difficoltà continua. Sono in burn out e non ho nemmeno ancora iniziato. Ad ogni modo migliorerà e non ho voglia di scrivere nulla che riguardi questo periodo.

Invece mi farebbe piacere riprendere il discorso lasciato sospeso l'ultima volta che ho pubblicato qualcosa: le sensazioni che i luoghi visitati questa estate mi hanno lasciato.
Sono state tante, sono state uniche e... non me le ricordo.
Ho fatto l'enorme errore (che continuo a perpetrare) di non appuntarmele tutte subito, manco fossi a corto di taccuini e quaderni di viaggio.
Quindi ora non so cosa tirare fuori, mi torna alla mente la farfalla scura che si è posata sul fiore-palla mentre aspettavo in macchina che Andrea guardasse gli orari del bus. La sensazione di essere in un libro mentre andavo a comprare i panini al chioschetto sul lago, forse nata dal fatto che questa estate ho letto moltissimo (ora, come al solito, mi sono bloccata) o forse nata dal fatto che, davvero, un posto del genere si pensa possa esistere solo tra le pagine di un romanzo.
Mi ricordo il colore dell'aria durante la passeggiata sulle Isole del Frioul, all'ora del tramonto, con i fiori secchi illuminati di arancione e i muri scrostati riscaldati dall'ultimo raggio di sole. Mi ricordo la luce bianca polverosa che filtra tra gli alberi nel Verdon, vicino alla casa dove abbiamo abitato.

Non ricordo molto, non ricordo quanto vorrei e nella necessità di fermare gli attimi mi riconosco in Vivian Maier, con l'urgenza di scattare una foto al momento, che non è un'inquadratura, ma è una sensazione.
Sono andata a vedere la mostra qualche giorno fa, di ritorno da una trasferta di lavoro. L'ho trovata bellissima, commovente fino alle lacrime che, lo so, detto da me vale poco (visto che piango sempre di fronte alle emozioni), ma giuro che è davvero meravigliosa. Ci tornerò, sicuramente e andrò a vedere il film su di lei, se ci riuscirò.

Nel frattempo, però, scrivo qui parte della didascalia espositiva che più mi ha colpita:
"Oggi, con i social media, siamo in grado di produrre immagini e con un semplice click di proiettarle in tutto il mondo. La fotografia è la prova massima di esistenza, e di fronte al talento di Vivian Maier e al desiderio di tenere per sé la propria attività di fotografa come una questione privata, restiamo smarriti e affascinati [...] Se era Vivian a scattare siamo noi ora a fare il resto; a colmare, più o meno arbitrariamente, di vita e di significati quelle immagini nate e conservate così gelosamente dalla sua autrice, accumulate perché potessero preservare la sua vita esattamente come lei la stava vivendo. Da sola"

Io, come tutti, non so quali fossero i sentimenti predominanti nella vita di Vivian Maier, ho letto che era un'accumulatrice piuttosto seriale, che non usciva mai senza macchina fotografica, che era francese per metà e che è morta in maniera banale.
So anche che oltre ai bellissimi scatti in bianco e nero ci sono immagini a colori, a fine mostra. Una parete intera è dedicata a dettagli giallo banana, esattamente come il nuovo muro della mia cucina, il bordo attorno alle piastrelle della zona in muratura, la nicchia della lavastoviglie, la caffettiera, i fiori di melone, la dymo...

Nella foto quassù, quindi, c'è il giallo di Vivian e ci sono io. Da sola.


P.S. Il titolo del post è tratto da uno dei video del corso di Tinkering che sto seguendo on line. La frase si riferisce alle caratteristiche che questa tipologia di apprendimento e insegnamento porta con sé: andare avanti passo per passo, senza fretta. Io non ne sono capace.

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