domenica 3 febbraio 2019

Programmi?


Sono una persona organizzata, lo sono sempre stata.

Mi circondo di quaderni, agende, foglietti, liste, pizzini, scontrini scritti sul retro, post it, appunti, block notes e tutto quello che vi possa venire in mente come metodo per non dimenticare impegni e cose da fare (a proposito, se conoscete altri sistemi scrivetemeli! Gli avvisi e i numeri di telefono scritti sul polso con la biro non valgono, li uso già in emergenza).

Sono una persona organizzata, dicevamo, non mi pesa esserlo (anzi!) ed è tutta la vita che provo, inutilmente, a programmare le mie settimane. Negli ultimi anni sono cambiata migliorata molto, lascio maggiore possibilità di manovra al caso, mi godo intere giornate di "zero impegni" e lo faccio senza sentirmi troppo in colpa. Credo di avere un karma parecchio incaxxato, che ha deciso di farmi pagare caro il mio comportamento della vita precedente (ma che ho fatto???), mettendomi spesso contro mille ragioni e vicissitudini che hanno quasi sempre stravolto le aspettative.

Da bambina ero fissata con le isole felici:
eventi futuri di vario genere così belli e importanti per me da rendere la loro attesa più leggera. Immancabilmente queste fantomatiche occasioni di gioia venivano spazzate via dall'inconveniente di turno, che fosse l'influenza dell'amichetta o lo sciopero mondiale dei trasporti poco importa. Col tempo ho quindi imparato a "non metterci il cuore sopra".
Quanto ho impiegato? Decenni.
Ora posso dichiararmi ufficialmente la persona più disillusa del pianeta, ma le facciate che ho preso non si contano.

Cosa mi ha aiutato a relegare la programmazione a semplice abitudine, indispensabile sul lavoro, e nient'altro?
Il Cancro.
Prima quello di mio padre, poi quello di mia madre.
Nel mezzo hanno contribuito a mantenere alta la bandiera del "non contarci" i miei acciacchi più o meno psicosomatici e la sfiga congenita.

Ultima rappresentazione dell'incognita del giorno dopo? La foto quassù.

L'ho scattata stanotte, verso le quattro del mattino, in una stanzina del pronto soccorso, mentre la buttavo in caciara con mamma che aspettava di essere trasferita in osservazione (ora è a casa, le cose sono migliorate in mattinata).
Oggi avrei dovuto spararmi sei ore di laboratori e invece mi sono limitata a condividere le foto scattate ai colleghi, che mi hanno sostituita più che egregiamente, mentre cercavo di recuperare un po' di ore di sonno rimaste congelate nel viaggio in motorino delle cinque.
Lo avevo programmato? Certo che no! Ma è andata così.

Qualche giorno fa pensavo di scrivere un post sugli acquisti zero waste, sulle cose comprate nei saldi e sul regalo di compleanno ricevuto da poco, ma il ribaltone era dietro l'angolo e sono finita ad attaccarmi degli elettrodi sul maglione e a sognare il divano nuovo che dovrebbe arrivare domani a salvare la mia schiena.
Ho scritto dovrebbe, non sono mica scema.

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