giovedì 24 dicembre 2020

Il fantasma dei Natali passati



Ci prepariamo a un Natale diverso, lontano dai parenti più cari, dagli amici, dai viaggi, dai ristoranti, dagli scambi di regali in stanze calde, affollate e illuminate a festa.

C'è chi si strugge, chi ci gode, chi si arrabbia con chi si strugge, chi si arrabbia con chi ci gode, chi si arrabbia e basta.

Io, come credo molte persone, sto in un'altra categoria: quella di chi prende atto. Sono abituata a farlo, non mi pesa e non credo nemmeno di aver voglia di chiedermi il perché. Capisco ogni punto di vista, ne condivido pochi, ne invidio molti.

Questo sarà il primo Natale nella Casa sull'Albero, finalmente quasi finita e saremo in tre: io, Andrea e Agata. Mangeremo pesce comprato in centro storico, non ci scambieremo regali perché abbiamo deciso di spendere in acquisti per vivere meglio in questo mini appartamento. 

Da qualche settimana, su Instagram, faccio un esercizio ogni sera: scrivo tre cose positive successe nella giornata e le abbino a una foto e a una canzone. É il mio modo per trovare il buono, motivarmi e cercare la bellezza prima di dormire. La mia personale #listanotte che non vuole insegnare niente a nessuno se non a me stessa.

Su questa scia ho pensato di complicare l'esercizio e riflettere sui Natali passati, provando a ricordare le cose belle che ci sono state. 
Chiaramente non ho intenzione di riesumare trentotto anni di alberi e lucine, ma qualche immagine felice mi viene in mente senza fatica. Tutta questa lunga premessa per dire: beccatevi sto elenco delle dieci cose belle dei Natali passati!

1. Sono nata subito dopo Natale, chissà che facevo il 25 Dicembre del 1981. Mi piace pensare che abbia cercato di restare dentro a mangiare panettone e ravioli finché ho potuto.

2. Le Barbie degli zii: una certezza durata anni, senza case di plastica, ma con i divanetti di legno. Dalla Luce di Stelle alla Fior di Pesco passsando per tutta la Famiglia Cuore al completo, con ferrari e cavalli al seguito.

3. Il mio gatto siamese, presente in tutte le foto sotto l'albero, accovacciato tra palline e regali, pronto a pisciare sulla moquette.

4. Le VHS Disney, il regalo tradizionale di un amico di mia madre che per una decina d'anni mi ha riempita di cartoni animati e di scherzi.

5. Il presepe di Papà, in parte meccanizzato da lui, in parte decorato da me e mamma, così bello che vinse pure un concorso. Alla premiazione, manco a dirlo, dovetti andare io, totalmente incapace di stare al centro dell'attenzione e in preda a una crisi d'ansia. Ho ritrovato la pergamena questa estate in cantina, quanta tenerezza...

6. Centomila ravioli, impastati sulla madia e tagliati da me con la rotellina. Mi toglievo la fame mangiandoli crudi, tra le minacce dei miei, mentre il sugo per condirli pipettava sul fuoco.

7. Le gite al presepe di Crevari, categoricamente a piedi per digerire, a osservare con gli occhi felici l'immenso lavoro di tutta la comunità. Il tuono, la pioggia sul mare, il tramonto, la neve, le luci delle case che si accendono e le musiche, sempre le stesse, sempre diverse.

8. Il cinema, il 24, il 25 o il 26, rigorosamente con mamma, a guardare e riguardare lo stesso film per tutto il pomeriggio. Poi cioccolata calda con la panna e via.

9. Il ramo addobbato con le palline di ceramica fatte al corso con i bambini del mercoledì. Lo abbiamo tagliato assieme due anni fa, nella fascia di fronte a casa e appeso in salotto. L'ultima occasione, la più dolorosa, ma anche il ricordo più bello del 25 dicembre 2018.

10. I pranzi dell'anno scorso con gli zii, i miei e quelli di Andrea, dove ancora mi sentivo in una bolla e non riuscivo a esserci anche con la testa, ma ero sollevata all'idea che da quel Natale in poi le mie radici sarebbero state per sempre con me, senza avere paura, senza sentire dolore.

In questo lungo elenco non ho scritto tante cose, ma in realtà avrei molte altre occasioni belle da ricordare. I Natali con i vicini, quelli nelle case dei vecchi amori, pieni di gente, di cibo, di usanze diverse dalle mie, l'insalata russa di Mario, la vigilia dell'anno scorso, passata sui monti a mangiare focaccia di Priano e mandarini. Ho però deciso di lasciare fuori le malattie, le somatizzazioni delle feste, le ultime consapevolezze dei miei genitori, così dolorose che non solo non riesco a scriverle, ma nemmeno a pensarle. 

Quindi, alla fine, voglio augurarmi Buon Natale e augurarlo a voi che mi leggete da tanti anni, da pochi mesi, per la prima volta o per l'ultima. Che quest'anno, gli auguri, servono più di sempre. A tutti.


2 commenti:

  1. Un buon natale e un forte abbraccio da tutta la family Tozzi 🧡

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  2. Amici! la notifica l'ho vista solo adesso... perdonatemi! un abbraccio grande!

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