Musica
Questo post segna un (gran) ritorno: la voglia di raccontare un po' di quello che leggo.
Gran parte della responsabilità è della mia amica Cinzia con cui, ormai (troppi) anni fa, avevo dato forma a una mini rubrica sul suo blog. Si chiamava, appunto, "Leggermente" e ospitava i miei consigli di lettura accompagnati dalla musica.
Qualche mese fa Cinzia mi ha scritto questo messaggio:
"Comunque dovresti parlare dei libri che leggi! (o almeno parlarne a me ☺)"
E da quel momento si sono susseguite talmente tante coincidenze che, alla fine, ho capitolato volentieri.
Ve ne racconto una: la maggior parte dei libri che ho letto negli ultimi tempi deriva proprio dai consigli di Cinzia, che, ogni mese, condivide le sue letture sul suo profilo Instagram A Casa di Cindy, accompagnandole con brevi ma essenziali recensioni.
Tra i titoli da lei citati c'era anche Un albero cresce a Brooklyn.
Questa estate, alla libreria vicina al paesello, ho acquistato, come da tradizione, una scorta di romanzi per le giornate di ferie. Mentre sceglievo cosa comprare ho notato, su un espositore girevole, il libro visto tra i consigli Cinzia e che mi aveva colpito, come potrete facilmente immaginare, per la parola "albero" nel titolo. Avendo già ordinato altri libri avevo deciso di lasciarlo lì, per la prossima mattinata di shopping letterario.
Se avete seguito le ultime avventure su Ilmareingiardino sapete che ho trascorso le ferie inscatolando la casa dei miei. Beh, indovinate quale libro, nell'edizione tradotta in italiano del 1947, ho trovato tra gli scaffali di mamma, poche ore dopo averne lasciato la copia contemporanea in libreria?
Esatto, proprio lui, Un albero cresce a Brooklyn.
Ovviamente ho accantonato tutti gli altri romanzi acquistati e ho iniziato da questo piccolo libro verde, riparato preventivamente dal mio Cuore con il nastro adesivo colorato e poi portato ovunque, dalla spiaggia al treno, dal treno all'ufficio, dall'ufficio al divano.
Sembra breve, ma non lo è affatto, sono quattrocentoottantaquattro pagine di velina sottile che non finiscono mai. E meno male.
Dentro a Un albero cresce a Brooklyn c'è tutto: ci sono l'America e la povertà, l'indipendenza e la dignità, il coraggio e l'amore, la famiglia e il lavoro, l'amicizia e la tradizione, la paura e l'orgoglio, il dolore e il perdono, il freddo e la fame, la speranza e la gioia, il passato e il futuro, la morte e la vita.
Potrei continuare all'infinito, scrivendo di come vengono raccontati gli italiani immigrati, così, giusto per ricordarcene quando sputiamo il nostro schifo su chi lascia la sua terra per cercare possibilità altrove al grido di "noi partivamo per lavorare!", potrei dire di quante volte, ogni giorno, io ripensi a questo libro, così tante da aver cercato il film a lui ispirato, il cui inglese, però, temo sia troppo difficile per me.
Un albero cresce a Brooklyn è una perfetta serie tv, mi stupisco che nessuno ci abbia ancora pensato, ma, tutto sommato, meglio così, la storia di Francie non merita nessun adattamento, taglio, modifica, sta bene lì dov'è, tra le pagine sottili di un libro che ha più di ottant'anni ed è ancora perfetto per raccontare la vita.
Grazie Betty Smith per questo regalo, a Cinzia per il consiglio e l'incoraggiamento e a mamma, per averlo conservato così a lungo e avermelo fatto trovare al momento giusto.
