domenica 8 agosto 2010

Animator non porta pena


Ci sono tornata.
Ho trascorso di nuovo dieci giorni con i ragazzi del Campo Avventura WWF.
Solo una questione economica mi dicevo, quando pensavo di ritrovare una ventina di piccoli Snorky-Arrampicatori, inesperti, spaventati, con la voglia costante di sentire la mamma e sempre alla ricerca di attenzioni o conferme.
Non è andata così questa volta.
Il posto era lo stesso, diversi i colleghi, uguali le gite e le promesse fatte alle famiglie.
Sapevo che avrei trovato spazio per me, che sarei riuscita, nonostante la fatica e la responsabilità, a rilassarmi e a pensare come prendermi cura dei miei bisogni.
In pochi momenti però ho dovuto ritirarmi per stare bene, in mezzo ai ragazzi, infatti, mi sono ritrovata e letteralmente divertita. Ho avuto la fortuna di essere circondata da ventidue pre-adolescenti (terribile definizione) che sapevano scherzare in modo adulto, che si accorgevano dei loro errori, che chiedevano scusa per le mancanze di rispetto e addirittura per le disattenzioni. Certo non tutti erano così, alcuni più disobbedienti, altri semplicemente più distanti da me, molti capaci di strapparmi un sorriso improvviso, di scaldarmi con un abbraccio.
Spaventosa la loro precocità, quello sì, bruciavano tutto, non avevano sogni, poche le emozioni e raro lo stupore nei loro occhi. Sapevano in anticipo cosa avrebbero visto? Avevano già visitato quei posti? No, solo si lasciavano trasportare dalle giornate, chiedevano cosa avrebbero mangiato, si lamentavano per le troppe passeggiate, domandavano le stesse cose centinaia di volte.
Però erano speciali, infatti ho imparato i loro nomi in pochissimo tempo, forse perché quasi tutti avevano una personalità ben definita, delle precise caratteristiche che distinguevano perfettamente gli uni dagli altri.
Le serate a ricordare il “coprifuoco”, a gridare “Tutti nelle proprie stanze!”, ad ascoltare le chiacchiere e le paure delle ragazze, a fare brindisi per le sorprese della vita arrivate per la prima volta proprio in questo campo.
E’ stato difficile gestirli perché i compiti di noi animatrici erano anche, o soprattutto, intrattenerli, preparare attività, fare didattica e organizzare giochi di gruppo…ma le loro battute, i soprannomi affettuosi, le richieste di aiuto e le ricerche di un consiglio hanno ripagato le fatiche, sostituendo nei miei ricordi le cene cucinate in pochissimo tempo, le pulizie, i sentieri duri e i pensieri tragici sul futuro che non c’è.
Devo ringraziarli tutti questi ragazzi, compresi i più difficili, devo augurare loro di cambiare obiettivo, di guardare maggiormente la loro condizione di bimbi e non correre per forza incontro alla vita. Devo ricordare a quelle minigonne che sono bellissime anche in pigiama e a quei cappellini con la visiera storta che sono forti anche senza parolacce.
Devo ripetere a me stessa che ho fatto bene, nonostante tutto, a tornare da loro, a conoscere amici nuovi con cui chiacchierare davanti a una birra e a osservare dieci giorni di crescita di un gruppo di ragazzini preziosi.

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