domenica 10 luglio 2011

The Wedding


C'erano le more, tantissime more verdi. C'erano le margherite piccole, c'era la salvia. C'erano le rose col bordino fuxia, c'erano le foglie lunghe e sottili. C'erano le dalie bianche e c'erano i ranuncoli, bianchi pure quelli.
Di bianco c'era anche la luce sul piazzale della chiesa, c'era il vestito della sposa, c'erano i barattoli di polpa di pomodoro smaltati e usati come vasi, c'era la camicia di lino del vicino-vicino, c'erano i tovaglioli del ricevimento, c'era il sottogiacca della mamma, c'erano le candele sul tavolo, c'erano le zampette del gattino nero nato nel granaio.
E' durato pochissimo, come un esame studiato per mesi. E nulla è andato storto, come quando si arriva davanti al professore davvero preparati. Ogni volta che i miei occhi curiosi incontravano un dettaglio, nel mio cervello compariva la frase "eh beh certo, non potevano che esserci quel vaso, quel colore, quella luce, quella stoffa...". Ad una appassionata organizzatrice di cenette curate e festicciole ragionate, i coni del riso di carta da pacchi, la stessa usata per rifasciare i libri accatastati sui tavoli, non potevano passare inosservati.
L'atmosfera era la stessa di un film, di un sito on line per nozze super trendy, di una rivista di design di quelle che ti fanno innervosire guardando soluzioni semplici e d'effetto e pensare: "Ma cavoli, è vero! Perchè non ci ho pensato prima???". L'atmosfera era la stessa di un film, ma le persone eravamo noi. Noi che lavoriamo insieme tutti i giorni da due anni, noi che ci scriviamo spesso e ci telefoniamo ancora di più. Noi che ieri ci siamo truccate per due ore ridendo come pazze, che abbiamo sudato nei nostri vestiti, che abbiamo perso la strada e ci siamo arrampicate sui monti, che abbiamo mangiato benissimo, bevuto ancora meglio, riso, ballato, guardato satelliti e stelle. Ogni cosa è andata come doveva: c'è stato un discorso di gran valore per chi portava il vestito bianco, c'è stata una cena fenomenale, c'è stato uno sposo/David Bowie in all star, c'è stato un tavolo lungo con tante scarpe col tacco nascoste sotto e altrettanti piedi nudi che accarezzavano l'erba, c'è stato l'open bar con la frutta che piaceva tanto al vicino in bretelle e l'angolo dolci bello da morire. In tutta questa perfezione, fatta di fatiche, pensieri, calcoli, organizzazioni, preparativi...c'erano loro, gli sposi, che da oggi cammineranno ancora più vicini, costruendo ogni giorno una festa curata nei dettagli ma solo per loro, cercando di non perdere mai di vista quello che conta davvero: il loro amore.

P.S. Per la foto, grazie al vicino-vicino (in bretelle).

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