venerdì 21 giugno 2013

"Cadranno mille petali di rose..."

Primo giorno d'estate, oggi.
Un terremoto lieve, una visita dall'osteopata, un'ora di pilates, una mostra di fotografia, una pizza e due passi con la Elli.
La situazione del mio fisico è buona, a parte l'enormità di chili presi che non riesco a spiegarmi. Le sedute per ora hanno dato i loro frutti e, non c'è dubbio, la spalla è quasi dritta, gli allenamenti in palestra non mi danneggiano più come in passato, i dolori al collo sembrano diminuire.
Il problema, se di problema si tratta, è la testa. O meglio, quello che c'è dentro. Oggi s'è parlato di omeopata, non so, una possibilità a questa opzione penso la darò, ma la verità è che mi sembra di essere rotolata indietro, in fondo al sentiero percorso in questi ultimi tre anni.
Giornate trascorse ad aspettare che finiscano. Sonni che dire leggeri, inutili e a volte terribili è poco. Entusiasmo sul lavoro pari a zero. Entusiamo in generale, a dire il vero, pari a zero. Il corso di foto, che sembra anche andare bene, rimane una cosa che faccio e non condivido. I libri che leggo mi piacciono ma restano lì, comodino-borsa-mensola.
Le serate con gli amici passano leggere, anche se non le cerco quasi mai io e quasi mai ho la sensazione di essere di compagnia.
Mi manca il motore, un motore qualsiasi, mi manca la voglia di pensare a una estate, la prima dopo anni, in cui potrò permettermi qualche giorno di ferie. Mi manca la forza di iniziare a scrivere la tesi di dottorato, obiettivo quasi raggiunto e così lontano. Mi manca il senso delle cose che faccio, ne trovo molto di più in quelle che non faccio.
Ore a fissare le travi sul soffitto ho idea che mi servano maggiormente che chiacchierate, confronti e riflessioni.
Eppure esco quasi tutti i giorni per andare al lavoro, faccio attività fisica almeno due volte a settimana, mi nutro in maniera dignitosa (anche se i tempi della cucina sono ormai finiti, supermercato e cena pronta hanno sostituito le mie belle serate ai fornelli e le mie torte di verdura). Ho raggiunto livelli di disillusione a dir poco storici, anche se la consapevolezza di essere molto fortunata è chiarissima e forte dentro di me. Resta l'apprensione per la salute di mamma e i prossimi responsi, resta l'immaginario lontano della fine della borsa, resta una sempre più debole speranza di uscire da questa situazione.
Che diritto ho di sentirmi così inutile?
Ma, del resto, in cosa dovrei sentirmi utile? Per chi?
So fare molte attività diverse ma in tutte sono mediocre, non c'è un campo in cui mi sento bene, in cui sono brava, non c'è un'attitudine che mi accompagna.
E se come da molti anni a questa parte a mangiar pesci sotto l'albero ero circondata "solo" da amici la responsabilità è unicamente mia.
Una persona senza una vera passione non potrà mai attirare persone appassionate. Potrà essere la confidente di molti, una figlia premurosa, una collaboratrice affidabile, una persona gentile, ma poi, per se stessa, sarà solo la confidente di molti, una figlia premurosa, una collaboratrice affidabile, una persona gentile.
"Tornerà un altro inverno, cadranno mille petali di rose" e io comincio seriamente a pensare che sarò sempre qui, a scrivere della mia immobilità, di questi lunghi periodi di apatia che presto mi allontaneranno, giustamente, anche dalle amicizie, di tutte le insicurezze nelle mie incapacità che da sempre si mangiano pezzi di me.
Della Elena che guida l'auto, della Elena che vola a conoscere un posto nuovo, della Elena che esprime i propri sentimenti con determinazione, della Elena che dimostra di saper fare una cosa qualunque, fosse anche cucire un bottone, della Elena che si prende cura con costanza degli altri e delle loro difficoltà.

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