venerdì 18 ottobre 2013

La rossa

Serata da blogger, oggi. Un nuovo progetto che è ancora presto per parlarne, gli occhi che bruciano e il cuore risollevato da un pomeriggio fertile per la mia autostima. Conferenza su parte del lavoro che sto svolgendo in Università andata bene, meglio del previsto, non tanto per il successo avuto quanto per le conferme circa l'esattezza delle analisi che faccio, arrivate come un fulmine al ciel sereno dalla presentazione dopo la mia. E c'è persino la possibilità che io abbia accesso a quei dati per confrontarli con i miei e inserirli in tesi...incredibile.
Ma non è di questo che voglio scrivere, né del Festival in arrivo, né delle grandi scadenze vicine in maniera inversamente proporzionale al tempo che ho a disposizione per organizzarmi.
Stasera, prima di rannicchiarmi sotto al piumone, voglio raccontare la domenica che ho trascorso ormai quasi una settimana fa. Non è successo nulla in particolare per la verità, ma ho vissuto una serie di piccole situazioni che sembravano simboleggiare il mio percorso.
Alzata presto con mamma ho infilato le scarpe da trekking, la felpa verde e siamo uscite di casa, direzione Marcia delle Lische. Questa camminata amatoriale, organizzata tutti gli anni nell'infame stagione autunnale (che peraltro io amo moltissimo!), si snoda lungo una serie di sentieri che conosco e che frequento, non troppo di rado, con Andrea.
La salita verso la Baiarda, le Lische Basse e quelle Alte, i Piani di Pra', sono tutti luoghi dei quali in qualche modo ho parlato anche qui. Le volte che avete trovato alberi, terra rossa, mantidi religiose, piedi che camminano silenziosi davanti ai miei, spesso si trattava proprio di quei posti.
Quindi, l'altra mattina mi sono preparata per una salita, a modo mio, con un po' di entusiasmo e con il pessimismo che mi contraddistingue piantato su quelle nuvole nere a cappello sui sentieri.
Colazione, iscrizione e marcia. Appena partite tappa dagli zii, un caffè al volo, due parole sul tempo in peggioramento e via di nuovo, io e mamma da sole. Da questo momento in poi solo qualche battuta ogni tanto, il fiato risparmiato per il cammino, la sosta al ristoro alla ricerca di acqua e cioccolata, la strada che diventa sentiero e si fa più ripida. Io davanti e lei dietro, i ruoli invertiti rispetto alle mie abitudini "di montagna". La via ogni tanto si interrompe per attendere, accanto a cespugli freschi di taglio che mi pare di riconoscere uno ad uno, sulla vetta sembra che piova e noi optiamo per il percorso intermedio, "la rossa", sperando di scansare aria, acqua e risparmiarci qualche difficoltà.
Ed è in mezzo all'erica di due colori che il vento mi porta una voce: io lo so che è la sua perché mai la confonderei, ma non si vede nessuno all'orizzonte. Basta camminare ancora un poco, svoltare la curva e Andrea è lì di vedetta, che controlla, davanti al mare lontano, che nessuno si perda imboccando una via sbagliata. Un sorriso, anche due, le battute del cacciatore di compagnia e il braccio che si tende, mi dice dove la mia strada si staccherà dal percorso lungo e mi indica il vento sulla pala eolica, fa freddo laggiù.
Da qui in poi è discesa, la mamma mi saltella dietro, io trovo una mantide religiosa senza testa (la prima!) e penso al prezzo salato che si paga a volte per amare qualcuno. Mi sento felice e realizzo in un attimo quanto quella mattina somigli alla mia vita, fatta di preparazioni, salite, piccole soste veloci, previsioni, cambi di programma, rinunce. E' la vita di tutti, no?
Ancora qualche chilometro e ricomincio a riconoscere i posti, stiamo arrivando all'ingresso del sentiero per la Baiarda nel verso in cui lo imbocco io di solito, la polenta calda e il vino rosso sono vicini e solo il cielo sa quanto ci facciano piacere in mezzo a quel freddo polare. Andrea aveva ragione, la pala diceva "vento" e lui, come da un sacco di tempo ormai, a modo suo, mi ha indicato la strada. Mettendoci un sorriso.

3 commenti:

  1. Ho sorriso con questo post, grazie Elena! I miei sentieri assomigliano molto ai tuoi, fortuna che si riesce a riconoscere, prima o poi, da chi farsi tendere la mano e, anche se a sua insaputa, aggrapparsi un pò e riposarsi.

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  2. Ciao Elisa, ho dato una scorsa velocissima al tuo blog...incastrata in una pausa pranzo lampo. Mi è bastato leggere di Murakami, di attese e di poesia per capire che abbiamo molto da leggerci mi sa!
    Grazie a te!

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