mercoledì 1 gennaio 2014

A un passo dal cielo

Cosa c'è di buono nel dover scrivere una tesi e non averne voglia? Per esempio che il cervello registra la necessità di sedersi al computer e lasciarsi andare sui tasti, ma all'ultimo minuto svia su altri argomenti...e così il mio blog si ritrova con un sacco di post nuovi in pochi giorni.
Questa in realtà è una pagina doverosa, quasi istintiva e (penso) anche breve, perché dopo tonnellate di pensieri negativi e difficoltà credo sia giusto, innanzi tutto per vederle meglio, scrivere pure delle cose belle.
Oggi, di bello, c'è il pensiero a poche ore fa, quando le mie gambe scendevano incerte da un sentiero conosciuto.
La prima riflessione che mi viene da fare è "Ma quanto è diverso camminare di notte rispetto a camminare di giorno?". Moltissimo, e non ci sono frontali che tengano. Nonostante le luci, nonostante si tratti di un percorso già fatto tante volte, per me è come muovermi in un sogno, con poca visuale e soprattutto poca aria. Quindi la salita non è stata semplice, o meglio, lo è stata perché inspiegabilmente ho tenuto il passo e in un'oretta (forse meno) siamo arrivati in cima, però ho faticato, con la concentrazione soprattutto, a rimanere lì e a non cedere alle ansie di questi giorni. Mi hanno aiutata i soliti passi davanti ai miei, le parole nel silenzio, i rumori della notte, gli occhi luminosi di un capriolo coraggioso, il freddo (poco in verità), la voglia di staccare da tutto e da tutti. Dal niente mi arrivavano delle indicazioni preziose, "le salite, il piano, le salite di nuovo, i prati, la cappelletta", un gesto così discreto e così dolce che mi è servito per capire dov'ero, quanto stavo camminando, come stavo andando. E, nonostante tutto, mi mettevo alla prova: nel mio cervello cantavo questa e non mi davo tregua.
E' stato un viaggio bellissimo e un arrivo ancora più bello: la città vista dall'alto, le navi che sembravano volare nel buio, i fuochi d'artificio in anticipo, i bengala rosa che parevano arrivare fino a noi, la moretti stappata sul bordo del tavolo di legno, i cioccolatini rossi per farci gli auguri, le ginocchia rannicchiate per stare al caldo.
La discesa, più lenta della salita vista la notte e il sentiero a tratti un po' ripido è stata però facile per me, che ormai avevo in testa questa da quando lo scintillio delle stelle aveva calmato i miei pensieri difficili.
E' stato bello, è stato diverso, è stato una cura, seppur breve, per il mio animo che non ha tregua mai perché non gliene do.
E basta così, perché tutte le sensazioni che ho provato non rendono se cerco di spiegarle, perché nemmeno le foto sono riuscite a dire come si sta lassù, a un passo dal cielo e da se stessi.

Nessun commento:

Posta un commento