giovedì 9 luglio 2015

Io e loro

Oggi fa un caldo incredibile. Non sono una persona che patisce l'estate, sudo a malapena e gestisco bene anche le temperature più alte, ma non mi era mai successo di bruciarmi le piante dei piedi con l'asfalto bollente, indossando le scarpe.

Devo confessare che con una gamba colpita, seppur un decennio fa, da una bella trombosi, non è facile zampettare per la città, salire sui bus, trasportare materiali più o meno pesanti e ingombranti, tenere laboratori quasi sempre in piedi, con cinquanta gradi secchi. In questo periodo ho scelto consapevolmente di non indossare il gambaletto elastico perché mi sembrava una tortura ancora peggiore costringere il polpaccio in quella morsa spessa, ma le conseguenze che sto pagando sono un gran male a tutta la gamba, la sensazione di avere un bambino di due anni costantemente appeso al ginocchio e l'arrivo di una bella varice verde, la prima così visibile, proprio sotto al punto X.

Tutto questo spiegone un po' lamentoso e di stampo medico per dire che invece i ciclamini no, loro proprio no, non sentono il caldo. La foto quassù, infatti, non risale a febbraio ma a un'ora fa, mentre stendevo i panni e controllavo le mie care compagne di viaggio (e di vita, che poi è la stessa cosa).
Il post di oggi sarà tutto dedicato alle coinquiline con cui divido la casa, chiacchiero la mattina, commento le giornate appena concluse.
Chi mi conosce bene, ma anche chi mi conosce appena, e pure chi non mi conosce affatto, sa che adoro le piante, gli alberi, le foglie, i fiori, la campagna, l'erba, i monti e tutto quello che riguarda la natura in senso più generale. Sono cresciuta circondata da ciò che amo: come ho già scritto da qualche parte, il primo ricordo che ho riguarda l'enorme magnolia che viveva nel cortile di fronte a casa e non ci sono momenti belli della mia vita di bambina in cui il verde non fosse presente. Quando sono andata a vivere da sola, come prima cosa mi sono immaginata e procurata delle piante (non esattamente in quest'ordine!) e le ho sistemate ovunque: in bagno, cucina, sala, ma anche sui balconi più luminosi. Ho piante da interni, da esterni, fiori, verdure, alberi da frutto, piante sospese e appoggiate, piante pendule e rampicanti, piante grasse e tillandsie.
Si potrebbe pensare che la loro vita nella mia casa sia sempre andata a gonfie vele e che i magnifici fiori bianchi, completamente fuori stagione, del ciclamino quassù siano solo l'ennesima esplosione verde tra queste mura buie e stritolate dai vicoli della mia città.

Bene, vi smentirò perché non è affatto così.
Le piante con cui sono venuta a vivere qui quasi tre anni fa sono morte tutte, tranne una. L'unica superstite è quella che vedete posata sul davanzale interno, con il bruco di metallo piantato nel vaso: lei ha resistito irriducibile, ma tutte le sue compagne sono morte strada facendo. A parte le primule che cambio ogni anno, ho dovuto dire addio ad edere, succulente e bulbi un sacco di volte, senza capire dove stesse il problema, cosa avessi fatto di sbagliato, quali parassiti fossero responsabili delle mie perdite.

Poi, improvvisamente, hanno smesso di morire.

Anche in questo caso ho provato a ragionare sui motivi: forse avevo azzeccato il vaso giusto, magari anche la quantità d'acqua e la terra erano migliorate...mille domande finché non ho capito cosa fosse cambiato davvero.
La risposta sono io.
Io sono cambiata, il mio rapporto con questa casa è differente da quello degli anni scorsi e, finalmente, ho fatto pace con un sacco di sensi di colpa e di pensieri negativi che mi hanno accompagnata per molto tempo.
E' come se le piante avessero percepito che la precarietà stava finendo, come se avessero capito che questa poteva essere davvero la loro casa perché poteva essere davvero la mia.
Ho iniziato a chiacchierare con loro ogni giorno, con costanza le saluto appena sveglia mentre apro le persiane, le incoraggio mentre do loro da bere, le curo togliendo foglie secche e rami di troppo. Ultimamente ho accolto anche alcuni nuovi arrivi da casa di Raffaele: due pothos giganti e un paio di altre piantine da interni...pensavo non avrebbero sopportato il passaggio da un appartamento luminoso al mio piccolo bunker e invece, per ora, ce la fanno.

Quindi, insieme ai bei ciclamini della foto, vivono con me tante edere rampicanti, due piccoli ulivi, qualche cactus, dei vasi tipici da lotteria di paese che però sono cresciuti a dismisura e ora popolano i miei balconi. I contenitori sono spesso abitati anche da oggetti, come dinosauri di plastica, lanterne, Mini Pony, libellule di stoffa e ballerine che sculettano ad energia solare.
Io sono felice così, con le coinquiline che misurano il mio stato d'animo ogni giorno, buttando fuori nuovi getti o seccando una foglia qua e là, raggiungendo una parete lontana o schiudendo un fiore.
In questo modo riesco a capire e quasi a sentire vicina una frase che ho sentito per la prima volta ieri sera al cinema, guardando Youth di Paolo Sorrentino:

Io sto sempre andando a casa, sempre alla casa di mio padre (Novalis)

2 commenti:

  1. Io faccio morire tutte le piante :( a parte il pothos in bagno, che a quanto pare si autoalimenta col vapore della doccia. Mi dà grandissime soddisfazioni.
    Dici che quindi....non ci credo abbastanza? Alcune mie amiche mi hanno regalato una begonia e ho promesso loro che non sarebbe morta....tremo per lei.

    Ti mando un bel buongiorno e un abbraccio grande!!!

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  2. Cara Norma, non saprei dire...le mie hanno cominciato a stare bene quando ho smesso di preoccuparmi e preoccuparmene!
    Buongiorno e un abbraccio a te!

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