venerdì 6 maggio 2016

Warriors o Worriors?

Ho in mente questo post da un bel po' di tempo, ma non riuscivo a farlo partire.
Questa settimana, complici alcune situazioni un tantino spiacevoli (leggi: che mi hanno fatta incazzare da morire), ho deciso di scriverlo davvero.
Sta tutto racchiuso nel titolo, il senso di quello che voglio tirare fuori.

Da qualche settimana ho iniziato a guardare una nuova serie in streaming, How to get away with a murderer; in questo modo ho fatto l'en plein con Shondaland. Non so ancora se mi piace, ma continuo a vedere puntate su puntate e, alla fine, mi lascio prendere dai casi di omicidio di ogni episodio. Cosa mi colpisce di più? Come al solito i dialoghi: non essendo abituata a guardare la tv, che ormai non possiedo più da anni, resto incantata quando i protagonisti parlano fitto fitto, quando si urlano contro, quando spiegano le cose. Dal momento che questa serie è basata quasi esclusivamente su momenti di arringhe, accuse e aule di tribunale, i dialoghi sono moltissimi.

Tutti gli streaming che guardo sono in inglese con i sottotitoli in italiano, sono convinta (ma non sono certo l'unica) che non ci sia nulla di più bello che godersi la recitazione originale, con le voci autentiche degli attori, le cadenze e le tonalità. Per darvi un'idea di cosa intendo ecco una scena di Scandal che ho amato moltissimo e che, diciamocelo, se fosse stata doppiata in italiano ci saremmo persi la meraviglia della voce di Joe Morton (premiatissimo per la sua interpretazione nella serie).

Ma, ritornando al titolo e al post, cosa vuol dire "Warriors o Worriors"? Intanto la prima parola esiste e la seconda no, se non in gergo. Warriors vuol dire guerrieri e worriors si può, forse, tradurre con "persone che tendono a preoccuparsi, a vivere la vita con preoccupazione". Da dove arriva questa idea? Da una puntata di How to get away with a murderer, quando Annalise, la protagonista, accusa uno dei suoi di essere un worrior. Io, ascoltando le battute in inglese senza soffermarmi troppo sui sottotitoli, subito non avevo capito, perché credevo avesse detto guerriero e, in quel contesto, mi sembrava non ci fosse nulla di sbagliato a comportarsi da guerrieri, anzi, mi pareva che la persona che si stava pigliando la sgridata non fosse affatto un gran lottatore. Poi ho fermato tutto, ho cercato di ascoltare meglio, ho spulciato il web e ho trovato le risposte: Annalise aveva detto preoccupone (mia personalissima traduzione della nuova parola imparata), non guerriero!

Questo errore di comprensione si è stabilito nel mio cervello, saldamente, da settimane. Perché io, alla fine, non credo ci sia poi così tanta differenza tra i due termini, per lo meno non dentro di me.
Certo, sono famosa per essere una che si preoccupa troppo, al liceo mi chiamavano miss paranoia e non avevano tutti i torti. Crescendo sono migliorata, anche perché essendo una persona molto razionale riesco abbastanza a tenere a bada i momenti di stress. Non tutti, però: nelle situazioni in cui avverto pericolo per i miei cari vado fuori di testa. Ma proprio che non ragiono più e non so come comportarmi. Sia chiaro, agli altri cerco di non mostrarlo, ma nel mio cuore muoio piano (neppure troppo, piano). E quindi lotto, lotto per resistere, per darmi una calmata, per tenere lontano i vecchi attacchi di panico, per non prendere più nessuna medicina, per non farmi deridere, per non essere di peso, per aiutare, per non sembrare isterica, per non venire allontanata, per non essere lasciata, per meritare ancora amore. Lotto fortissimo nel momento in cui sono più spaventata, fragile e preoccupata.

Una guerriera preoccupona. Ecco cosa sono.


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