sabato 9 giugno 2012

Un racconto

Un'auto azzurra, un prato colorato, un bosco verde e un vento fortissimo.
Una sera in mezzo alla settimana, in mezzo a una brutta settimana in verità, mi infilo una tuta, la mia felpa preferita con il cappuccio, le scarpe da trekking...ed esco.
Sono chiacchiere, curve, curve e silenzi, prati. Poi sono un sentiero di foglie di castagno, un albero caduto, un ruscello timido e il vento sempre più forte. Non c'è bisogno di dire nulla perché ognuno ha il suo spazio, perchè io trovo sempre un tronco, un sasso, un letto di muschio. Perchè lo Sminatore osserva, decide, si ripara con prudenza, fa quello che deve e mi sorride.
Il vento continua a soffiare e la luce cala, gli uccellini mi sembrano cellulari che suonano e ogni volta mi arrabbio con disturbatori umani che non arrivano, spero in un daino e temo il cinghiale. Gli occhi mi lacrimano perché c'è troppa aria, le mani si ghiacciano e il collo si tira, ma sto benissimo. Si torna, si supera l'albero caduto, si passa accanto al ruscello timido e si arriva sui prati colorati alla luce del crepuscolo, l'ora più bella. Due curve e l'auto azzurra si ferma, dietro a un cespuglio infilo il vestito nero, i leggings, le scarpe leggere e la felpa fucsia...ho fame. Il telefono ha di nuovo campo, un paio di chiamate per il nonno che ha raggiunto gli altri nonni, i miei piedi freddi su un ciottolato silenzioso, un paese vuoto e zitto che ci guarda camminare. La pizza è buonissima, con un sacco di cipolle, sguardi che si conoscono, chiacchiere tranquille, il dolce e le mele verdi.
Camminando vicini, spinte e prese in giro, il freddo si infila sotto la felpa, il buio è quasi buio davvero. La strada ci accoglie con la nebbia, poca, tanta e poi ancora poca, nessun animale attraversa, qualche quaglia si traveste da pipistrello e ci sorprende. Un luogo mi ricorda gli anni dell'incubo senza quasi che me ne accorga, l'autostrada è un cantiere a cielo aperto, cipolle rotolano in carreggiata perse da chissàchi, un gesto silenzioso mi calma i pensieri del passato.
Tutto il resto è nostro.

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