mercoledì 11 luglio 2012

Bibidibobidibù

E' mia!
La casa dico.
E' MIA.
Da due giorni sono proprietaria di una casa, un appartamento in verità, un piccolo appartamento a dirla tutta. Il famoso Albero della Coccagna.
Come per magia, bibidibobidibù, ho aspettato tanti mesi, posticipato incontri e firme, zittito amici che chiedevano e colleghi che volevano sapere...ed eccomi qui, è mia!
In un salone affrescato e condizionato di nascosto, su poltroncine vellutate e comode, tra sorrisi di circostanza e strette di mano fredde e sudate, abbiamo firmato.
La mamma seduta con le mani in grembo, che pensava a lui sicuramente, contenta di sistemarmi e triste di farlo da sola, tranquilla nel suo fare la madre che pensa al futuro di una prole precaria, ma stanca davanti ad una assenza troppo pesante anche stavolta.
Io, come al solito, mi sentivo in colpa: graziata da tanta generosità, taciuta dal destino che mi ha tolto a chi dire un grazie vero, bloccata dai ricordi e dal pensiero che avevo un tempo. Come mi immaginavo questo giorno da piccola?
Con un uomo accanto, un compagno, marito, fidanzato, vattelapesca che firma con me l'acquisto di un rustico da sistemare, circondato da terreni, alberi e campi di meloni, con un pancione in avanzata malcelato da un vestito di mussola a fiori e un po' di genitori assortiti rimasti a casa, pronti per brindare e criticare la nostra scelta affrettata.
E invece? Di bucolici mi sono rimasti i pensieri, il nido di capelli arruffati, la salopette da contadino anni '40 e l'abbronzatura da prato che mai eviterò; davanti al notaio non c'erano compagni, mariti, fidanzati, vattelapesca, non c'erano pancioni, meloni e tetti da ristrutturare, ma c'era la mamma con tutta la sua forza e c'ero io con tutta la mia paura. Paura di non meritarmelo, di non farcela a pagare le bollette, di vivere mesi senza un frigorifero e con i libri nelle scatole, di crogiolarmi nella solitudine a vita senza considerare che non c'è il prato fuori dalla porta e che in città ci viviamo in tanti. La ragazza di campagna, come mi chiama a volte il vicino-vicino, si trasferisce nella metropoli, sarà in grado di non piantare bulbi nel bidet, non indossare le galosce per andare al Carrefour, non appendere foglie anche in dispensa e non raccogliere l'insalata nelle aiuole?
Credo di no. E meglio così!

2 commenti:

  1. Cara, te lo meriti eccome il tuo regno con il salone affrescato.
    E non importa se non questo passo lo compi in maniera diversa da come avevi immaginato, ci sei!
    E la tua mamma da come la descrivi dev'essere proprio una gran donna!
    Beh, quando passerò in quei caruggi, sui quali devo scrivere una storia che mi è successa, penserò a te!
    Buon sabato carissima!

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  2. In verità il salone affrescato era quello del Notaio...ma dubito che le pareti di casa nuova resteranno bianche, conoscendomi!
    La mia mamma sì...è proprio una gran donna come dici tu.
    Non vedo l'ora di leggere la tua storia...buon sabato a te!

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