domenica 12 ottobre 2014

Ci sono cose che voi umani...

Avviso: non è un post sull'alluvione.
E la foto allora? La foto c'è perché sì, siamo ancora finalmente in allerta meteo e ieri sono stata nei luoghi colpiti dove ho scattato un'unica foto del disastro, quella quassù appunto.
Non ho intenzione però di fare dietrologie, cercare responsabilità, analizzare le cose accadute e quelle non accadute, perché qui non lo faccio mai, per scelta. Sono stati rari i post con un po' di cronaca e/o polemica, ne ricordo uno sull'otto marzo, uno sul crollo della torre dei piloti, e pochi altri. Sicuramente ci sono colpe, inadempienze, anche criminali se vogliamo chiamarle tali, visto che c'è una vittima, ci sono milioni di danni e soprattutto c'è una ricorrenza di questi fenomeni sempre più preoccupante e certamente non casuale.
Se proprio devo dire la mia opinione mi trovo d'accordo con chi parla di territorio violentato dalla cementificazione scellerata, di opere di bonifica, idraulica, edilizia che non sono state completate e spesso nemmeno iniziate, di natura che si riprende gli spazi che le abbiamo tolto senza porci minimamente il problema. Patisco invece moltissimo chi si improvvisa, nell'ordine, ingegnere, progettista, architetto, meteorologo, giudice, politico, tecnico e potrei continuare all'infinito. Parole, parole, parole vane che si sommano a un mare di opportunismo, uno sciacallaggio non certo migliore di quello vero e proprio, con mezzi politicanti che da un dramma cercano di strappare voti, visibilità e futuro.
Ma questo non sarà un post sull'alluvione.
Sarà un post di somme tirate, e non tirate, di riflessioni da domenica casalinga, con i calzettoni di lana, la camicia a scacchi e tantissimo lavoro da portare a termine. Il curriculum europeo è quasi pronto, tempo di recuperare i certificati richiesti e di farlo leggere a qualcuno di competente e poi via, si spedisce e chissà come andrà. Il bando è sempre fermo e nessuno mi risponde alle e-mail, immagino già una prossima settimana da incubo con la scadenza imminente e il silenzio totale delle istituzioni. Il viaggio che arriva tra poco mi emoziona, perché oltre a vedere meraviglie e a girovagare per Roma, credo riuscirò finalmente a finire il percorso di giusta distanza che ho iniziato da un po'. Che per carità, è una roba che faccio da sempre, a cadenza regolare come il cambio degli armadi, ma adesso ho deciso che non sarà più un problema: evidentemente ogni tot devo aggiustare il tiro perché lo scenario cambia e non tutti i mirini che ho sono adatti.
Poi c'è la questione torre o lumachina che dir si voglia, ma a risolverla ci provo già ogni giovedì, il resto della settimana cerco solo di non fare cazzate. E così in questi giorni di terrore per la mia città e pure per me che non amo moltissimo svegliarmi nel cuore della notte con la sensazione di essere da sola in mezzo al nulla, io metto insieme i pezzi. Con una fatica boia, in verità, e non poco scoramento. Certamente che cambiare prospettiva e fare le cose anche con attenzione per me stessa è molto utile, perciò a spalare il fango vado nel posto che rappresenta più di ogni altro le gioie della mia infanzia: il Museo di Storia Naturale, ma con un occhio fisso alla situazione a casa di mamma. E poi ok la domenica a lavorare, ma con il permesso accordato di prendermi una pausa ogni tanto per pensare a un compleanno speciale che sarebbe oggi ma che ormai non si festeggia più. E lo smalto rosso alle unghie, il colore rame ai capelli, la tisana di malga per scaldare la pancia sottosopra, il mantra positivo nel cervello che mi ricorda che in qualche modo ne uscirò. Una soluzione la troverò, una possibilità per il mio futuro da qualche parte ci sarà.
Per me e per la mia città distrutta, ancora una volta.

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