domenica 7 giugno 2015

"Ha dimenticato quanto può essere crudele la pelle degli alberi?"

Allora,
è successo questo: è successo che da una settimana non faccio altro che imbattermi in coincidenze.
Non è la prima volta che capita, figuriamoci, ma me ne sto accorgendo di più, più profondamente, più dolorosamente.
Ma dolorosamente è un avverbio bello, positivo intendo, è un dolore buono che rimonta pezzi smontati.
Martedì ho visto un polletto, un figlio di merlo che provava a volare sotto lo sguardo benevolo di merlo padre e merla madre. Mercoledì sono tornata a casa mia e un polletto identico stava sullo zerbino, occhi piccoli e bocca spalancata. Ho provato a prenderlo e si è buttato dalla finestra, hanno provato ad acchiapparlo le vicine di sopra ma secondo me polletto è riuscito a fuggire.
Due giorni e due polletti diversi. E' la stagione direte voi, e io questo lo so, ma non riesco a non trovarci la coincidenza inaspettata. Venti chilometri tra un polletto e l'altro sono una coincidenza inaspettata. Punto.
Poi è successo che a Genova, come sempre, sono scoppiate le cose da fare. C'è l'Andersen Festival a Sestri Levante, c'è la Biennale della Prossimità, c'è la Repubblica delle Idee. E poi c'è Gipi.
Gipi al Museo Luzzati, dove è allestita la sua mega mostra, è venuto due giorni fa. Io sono andata ad ascoltare Smargiassi al Ducale e poi sono andata a Porta Siberia, con "Una Storia" nella borsa e cinquanta euro per comprarmi tutto quello che potevo. Ho preso il catalogo, ho preso una borsa di tela con l'albero bianco (io compro borse di tela e compro alberi, figuriamoci se non compro una borsa di tela con un albero stampato sopra. Qualcuno potrebbe dire che "E' la modernità che lo domanda", bene, lo dice anche l'albero quindi state sereni). Mi hanno pure regalato una calamita.
La scorsa settimana ho pubblicato questo post, dove ho scritto così: "Ho paura che tutto mi scapperà di mano senza che nessuno se ne accorga, ho paura che quello che vedo ogni giorno e che è così bello da farmi quasi male possa restarmi dentro e scoppiare. Come se togliessi la linguetta a una bomba e poi non riuscissi a lanciarla lontano".
Ecco, stavo ascoltando Gipi e lui ha parlato di cosa che scoppia, di cuore che non regge ed esplode, ha parlato di bisogno di raccontare, ha parlato della sua capacità di "farsi arrapare" anche dalla panchina dove ha passato l'adolescenza.
Polletto per due.
E' capitato di nuovo così, a distanza di pochissimi giorni ho trovato lo stesso mio pensiero nelle parole di qualcun altro e mi è persino venuto da vomitare, perché avrei voluto alzarmi e dirgli "Cazzo sì! E' quello! E' quella cosa lì!".
Poi ha parlato di Fiducia nell'acqua, o meglio, ha raccontato della tecnica che usa per dipingere qualcosa senza farsi guidare dalla parte di cervello (la sinistra) che quella cosa l'ha registrata e tende quindi a prendere il sopravvento e a dirigere il tratto, portandosi dietro preconcetti e sovrastrutture, penalizzando l'istinto e la forma primaria. Non credo di essermi spiegata ma di sicuro una cosa io l'ho capita: è possibile spegnere la parte sinistra e dare respiro a quella destra anche quando si scrive. Io a volte lo faccio ma non lo faccio di proposito, anche se mi piacerebbe molto esserne capace; di sicuro non scrivo come Gipi disegna, ma quello che ha detto io davvero l'ho capito.
Per curiosità sono poi andata a casa e ho guardato un video che era stato citato come valida spiegazione della tecnica divisoria di Gipi (destra/sinistra). Non so se si comprenda davvero guardando una mezz'ora di acquerello, di sicuro si vede chiaramente quanto il lavoro di questo artista (il corsivo è d'obbligo, sennò poi s'arrabbia!) sia una roba di testa, corpo, pancia, jeans, barba, phon, bestemmie e pomodori ripieni. Una meraviglia senza senso, esattamente come vorrei che fosse per me la scrittura e quest'anno che me lo stanno chiedendo, di scrivere intendo, mi allenerò tutti i giorni a farlo così, con un emisfero, con due, in piedi, seduta, da sola, in compagnia, con qualche punto luminoso di terra chiara coprente. Oppure senza.

"Anche se io non vorrei una pianura, vorrei dei boschi di montagna, per favore, se è possibile averli" (Gipi)

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