venerdì 22 dicembre 2017

Nothing's gonna change my world

Oggi, ultimo giorno di lavoro.
Oggi, primo giorno di febbre.

E Buone Feste a tutti.

In realtà, come dice il titolo di questo post pre natalizio, Nothing's gonna change my world, figuriamoci l'ennesimo virus.
Del resto bastava vaccinarsi. In mia discolpa il fatto che meno di un mese fa stavo a 38.7 e il tempo per ripigliarmi e andare a farmi punzecchiare non l'ho avuto. Pace, tocca fermarsi un po'.

Sì, perché a parte le ferie estive, un paio di fine settimana fuori e delle trasferte allungate di un giorno per rendermi conto di dove fossi, non mi sono fermata quasi mai quest'anno. I miei primi dodici mesi da libera professionista sono passati, direi velocissimi se mi volto indietro, ma se invece sfoglio l'album dei laboratori che ho organizzato ci sono talmente tante foto del 2017 da farmi girare la testa e pensare: "ma come caxxo ho fatto?".

Giusto ieri sera alle dieci mangiavo una focaccia al formaggio di ritorno da un giorno e mezzo nella capitale per un corso di formazione al MIUR, roba grossa per me che me la canto e me la suono da sola, roba grossissima essendo andata per conto di Scuola di Robotica e avendo, quindi, doppia responsabilità sui risultati.
Il workshop è andato bene, i viaggi un po' meno (undici ore non sono proprio una passeggiata, se condensate in poco più di una giornata). Infatti, oggi, sono rimasta a malapena in piedi per il laboratorio pomeridiano a scuola e poi, quando stavo per farmi aggiustare la frangia dal parrucchiere e iniziare ufficialmente le vacanze, le articolazioni hanno cominciato a suonare le sirene e, tempo di controllare l'orto, stendere il bucato e sistemare i materiali, la febbre era bella che arrivata.
Come al solito si è portata dietro la fame del secolo, non smetterei mai di mangiare, ma questa è un'altra storia.

Tornando al titolo, forse mi sbaglio e non è adatto.
Il mio mondo, infatti, è cambiato molto nell'ultimo anno e nonostante le soddisfazioni innegabili non sono così contenta di come sia diventato.
Ho lavorato molto e "lavorato al lavoro", chi è libero professionista (e non solo) sa cosa intendo. Alle poche ore in classe ne corrispondono molte altre di preparazione. Che sia un'attività per bambini (occorre provare i materiali, calcolare i tempi, cercare approfondimenti e collegamenti curricolari, trovare un filo conduttore, essere semplici ma completi) o per adulti (bisogna recuperare link e fonti utili, dare esempi pratici, anticipare le curiosità e le domande, fare fronte alle possibili perplessità), molto, moltissimo tempo se ne va ben prima del laboratorio vero e proprio. Poi ci sono le foto da sistemare e pubblicare, i post per il blog da scrivere (se il lavoro è fatto per l'associazione), i materiali da sistemare e riassortire, le faccende burocratiche da sbrigare, i fili da continuare a mantenere perché significano professionalità, disponibilità e gentilezza, ovvero quello da cui non vorrei prescindere mai.

Quindi, dopo tutto questo elenco di cose da considerare, sarà facile capire che il tempo per leggere, per sgambettare in palestra, per fare una passeggiata, per scrivere, per andare a trovare mamma con la stessa frequenza del passato non c'è stato più.
So che è normale, so che forse in futuro la faccenda migliorerà, ma magari anche no.
Quindi?
Quindi devo fare in modo che il mondo (di prima) torni di nuovo un poco in superficie, innanzi tutto perché altrimenti ne risentiranno molti aspetti della mia vita, lavoro compreso. Non so come mi muoverò, non credo ricomincerò ad andare in palestra perché l'abbonamento disatteso mi mette più ansia che altro e non penso che mi dedicherò di più allo shopping (non compro cose per me da secoli) perché l'argomento soldi, almeno fino a giugno, è tabù.
Vorrei però riuscire a ritagliarmi due momenti fissi durante il giorno, quello per il movimento e quello per la lettura: non credo ci sia ragione per non trovare due ore su ventiquattro.

Nel 2018 inizierò probabilmente anche dei corsi universitari che attualmente mi entusiasmano come un riccio nelle mutande, però dai, non si può dare nulla per scontato e magari anche questa avventura (che toglierà altro tempo al tempo) alla fine mi piacerà. Vedremo.

Quindi, direi che il post sconclusionato (a sto giro però ho la scusa) può terminare qui. Non è il classico post di bilanci, né di buoni propositi, preferisco solo dire, innanzi tutto a me stessa, le cose come stanno e scendere a patti con la parte di me che quando non organizza robe di lavoro si arrabbia o si dispera per robe di lavoro.
Non ne ho motivo, è stato un anno pieno e quasi perfetto.
Quindi, cara Elena, mollaci.

E Buon Natale.




2 commenti:

  1. Buona guarigione e buone feste.
    Troverai il tempo per te e per quello di cui hai bisogno ❤
    Ti abbraccio
    Francesca

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