venerdì 3 giugno 2022

10 cose che il Covid mi ha detto




Non ho (quasi) mai scritto nulla su questa pandemia. 
Né sui social né qui.

Non ho raccontato di quando mi sono vaccinata e delle peripezie, ogni volta, per capire cosa fosse meglio fare tra i mille pareri discordanti che mi vorticavano intorno (dei miei medici eh, non del besagnino).

Non ho fatto commenti a favore o contro le mascherine, il distanziamento, il green pass, perché, semplicemente, non ne so nulla e sono (fin troppo) abituata a seguire le regole.
Anche se non mi piacciono.
Anche se le trovo ingiuste e/o sbagliate.
Anche se sono palesemente eccessive.

Figuriamoci se cominciavo adesso, con una pandemia mondiale in corso, a dire la mia su un argomento che non conosco.
In questi giorni, però, ho deciso di scrivere anche io qualcosa sul Covid 19.
Perché, vi chiederete?
Perché sono in mutua, a casa, con il Covid 19.

In questo periodo sospeso, ad oggi otto giorni ma, a giudicare dalle due righe spesse spesse sul tampone di stamani, temo che la questione non sarà di veloce risoluzione, ho riflettuto parecchio e ho raccolto ben dieci cose che mi ha insegnato o ha confermato questa esperienza.

Eccole, tra rivelazioni e banalità.

(31-05-2022)

1) Viva il vaccino
Non so come sarebbe andata se non avessi fatto due dosi più il booster.
Ma il fiato sta tornando oggi, gusto e olfatto sono ancora un miraggio e mio marito, che è partito con 93/94 di saturazione attualmente sfiora il 97.
Ci sono voluti Brufen, aerosol con il cortisone, Fluimucil e per me ci è voluta pure l'eparina.
A mio modestissimo e ignorante parere, ci è voluto, soprattutto, il vaccino.

2) Lo yoga è magico
Ho praticato solo due volte in questi otto giorni, solo con i miei tempi e, certamente, non durante i sintomi più forti.
Ho provato una lezione sull'apertura, che mi aiutasse a espandere il più possibile la cassa toracica e una sulla movimentazione di anche e bacino, per tentare di sgranchirmi un po'. 
Ho fatto bene? Non lo so.
Mi ha fatto bene? Secondo me sì.

3) Se un libro non mi piace, non mi piace
2022 anno terribile per la (mia) lettura.
Ho finito un libro e ne ho iniziato un altro che non mi sta piacendo. Da mesi.
Ma, per carattere, non sono capace di lasciare, persone, situazioni, cose, fiori, colori, città e, pure, libri.
Il Covid mi ha insegnato che, nonostante abbia più tempo a disposizione e poche alternative sottomano, se un libro non mi piace non mi piace. 
Non mi arrendo, ma che fatica.
Il ragionamento in più che vorrei fare è: ne vale la pena? Ha senso?
Vedremo.

4) La natura e in particolare il mio giardino salveranno il mondo

Se ci fossimo ammalati in centro sarebbe stato ben diverso.
Un po' come all'epoca del primo lockdown, tombati in casa con il sole fuori.
Qui è tutto verde, i fiori sbocciano, le verdure del nostro micro-orto crescono, Agata saltella tra i vasi, noi mangiamo all'aperto e, quando il caldo non è ancora troppo forte ci sediamo lì, davanti al mare.
Tra una cianotipia e un'annaffiata alle piante.

5) Il tempo è prezioso
Avere tempo mi sta permettendo di perderne un po', cosa che guai, non si fa, è sbagliata, è il male più assoluto.
Così sono cresciuta, così temo tornerò a gestire le mie giornate non appena il tampone mi dirà che è finita.
Ora, però, il pisolino, le due pagine di libro, lo smalto alle unghie, il giardinaggio estemporaneo, la ricetta un poco più elaborata, la serie TV, non me li leva nessuno.
Nonostante diverse ore della mia giornata siano comunque dedicate a portare avanti progetti lavorativi, tra call, mail e post sui social, il tempo per me c'è e sono così disabituata a godermelo che, il più delle volte, non so come usarlo.

6) Il potere del pisolino
Chi ha avuto il Covid probabilmente concorderà: che sonno.
Non solo stanchezza infinita, per me il primo sintomo in assoluto, ma proprio sonno, bisogno di spegnere il cervello totalmente.
Quindi lunghe notti, non sempre soddisfacenti e, sicuramente, mai quanto i brevi pisolini pomeridiani, diventati ormai così indispensabili che sto meditando di mettere un branda in lab, come all'asilo.

(03/06/2022)

7) Dormire insieme è sopravvalutato
Questo punto si collega bene a diversi di quelli precedenti.
Se ci fossimo ammalati in centro, l'alternativa al dormire insieme sarebbe stato uno scomodo divano.
Qui abbiamo tanti letti a disposizione e, dopo i primi due giorni inconsapevoli della mia positività, nei quali abbiamo dormito insieme favorendo la corsa di Andrea tra le braccia del Covid, le restanti notti le abbiamo passate separati.
Alternandoci tra il letto matrimoniale che usiamo abitualmente e quello più piccolo ma decisamente più smart collocato nella mia vecchia cameretta.
Il risultato? Che benessere.
Del resto, se a Versailles i reali avevano addirittura due aree del parco divise, ci sarà stato un motivo.

8) La delusione è sempre dietro l'angolo
Abbiamo fatto la spesa on line: una gran comodità, devo dire.
Abbiamo comprato forse più del dovuto, senz'altro cibi diversi dal solito.
Abbiamo anche acquistato due buone bottiglie di gin, scegliendo l'acqua tonica più adeguata con cui berlo e chiedendo le opportune consulenze all'amico espertissimo.
Oggi, mezz'ora prima della consegna, riceviamo il solito messaggio con gli articoli mancanti: zero acqua tonica.
Al gin liscio non siamo ancora arrivati, quindi: delusione.
Ma ci rifaremo, questo è sicuro.

9) Devo fidarmi di me
Tutti i sintomi che ho avuto negli ultimi dieci giorni erano quello che temevo, pare.
Li ho presi sul serio subito? Ni.
Quando però mi sono fatta coraggio e ho teso per bene l'orecchio le mie paure sono state confermate.
Cosa ho imparato? Che devo fidarmi di me. Non ascoltarmi, quello lo faggio già, da sempre. Devo imparare ad accogliere davvero quello che sento.
Sembra facile, ma, diamine, non lo è.

10) Mio marito è un artista
Non che non lo sapessi già eh, è una delle ragioni che popolano il mio amore per lui.
Ma le cianotipie che ha sfornato in questi giorni lenti, servendosi di poche cose e senza mai uscire dal cancello di casa, sono una meraviglia.
Uno dei ricordi indelebili di questo maledetto Covid primaverile, sarà, senza dubbio, l'immagine dei suoi fogli blu, pieni di fiori, rametti e mini articoli di cancelleria trovati nei cassetti polverosi di casa, appesi agli ombrelloni con le mollette di legno, per asciugare liberi nel sole. Come noi.

Bene, il post è finito e io, finalmente, sono negativa.
Andrea, invece, sperimenterà con il blu di Prussia ancora qualche giorno ;-)


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