martedì 5 ottobre 2010

Sturm und Drang


Solo poco tempo fa scrivevo di isole felici che non ci sono, di panico di fronte all'impossibilità di programmare qualcosa.
Stasera è l'opposto. Chissà che non stia cominciando a guardare le cose (la vita!) in modo differente.
Forse la mia tranquillità risiede nel fatto che più o meno casualmente le mie giornate hanno cominciato ad essere organizzate da altri e io intervengo solo ogni tanto e marginalmente.
Devo lavorare ed essendoci delle scadenze imposte la tempistica non dipende da me, voglio prepararmi spiritualmente al periodo Festival della Scienza durante il quale dovrò essere in più posti contemporaneamente e lo faccio nel tempo che mi resta, trascorro week end bellidavvero in cui tutto ciò che devo fare è esserci, mi prendo di nuovo più o meno cura della mia alimentazione e della mia salute, mi stacco ragionevolmente da situazioni troppo complesse e mi riavvicino a ciò che mi fa bene.
Ho anche più tempo per la mia gatta, dedico meno spazio ai problemi (bollette? sms a cui non posso/voglio dedicare energia?...), mi rendo disponibile per qualche serata dietro al bancone del Belleville e seguo le vicende di Terra! al meglio che mi riesce.
Mi godo Campopisano, senza trascurare Vesima (urge cena dalla Ale!), mi riempio gli occhi di arte, di boschi, di prati, faccio l'angelo nelle serate di pioggia, ascolto musica perfetta, mi allungo dalla Deborah e mi appendo con Sturm.
Ora, in questo preciso istante, ho finito di lavorare immersa nei power point, ascolto Cat, penso alla mia cena propedeutica all'apprezzamento pomodori, controllo l'agenda dove appuntamenti dal medico, tecnici del pc, strumenti che arrivano in laboratorio scandiranno i miei prossimi giorni.
Per scegliere la foto ho impiegato un secondo, l'isola di muschio sulla Pietra di Finale mi riporta al periodo della tesi, quando scrivere non mi pesava, anzi, mi faceva stare benissimo e buttare giù paginate e paginate di roba era tutt'altro che difficile.
Quindi quel poco di natura che nasce in mezzo alla pietra è perfetto per me e chissà che non sia in qualche modo collegato al sogno di un paio giorno fa, in cui il Pegaso di marmo che tanto ho amato e studiato arrivava in laboratorio e mentre lo analizzavo si animava e volava via, osservava Genova dall'alto e si allontanava verso il mare.
Così faccio anche io, salgo sul tetto, guardo le case, mi perdo verso l'orizzonte e sorrido. Finalmente.

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