domenica 2 settembre 2012

Riposa in pace

Un invito che mi fa sorridere ogni volta e che ha sempre la stessa risposta (Tiè).
Io però in pace non riposo quasi mai. Negli anni, anzi nei decenni, il mio rapporto con il sonno è cambiato tantissimo: da piccola non dormivo e non mangiavo. Una bambina maledetta. Di notte mi alzavo, volevo uscire o giocare e una delle prime parole che dissi fu "chiavi", ovvero "Andiamo?". Poi, quando la mania di non dormire poteva essermi d'aiuto permettendomi di alzarmi presto per andare all'asilo o a scuola, stare a letto cominciò a piacermi. Come avrei preferito rimanere a casa e magari passare la mattina con il gatto a giocare sulla moquette! Invece andavo in classe, disegnavo, scrivevo, mi spingevo con gli altri bimbi, costruivo casette con i lego e fingevo di mangiare l'insalata alla mensa scavando un buco nel panino, inghiottendo la mollica e nascondendo le foglie all'interno.
Il momento peggiore era il pisolino post pranzo, sulle brandine blu accanto al pianoforte. Non volevo starci. Non avevo sonno. Volevo giocare in giardino o andare a casa per mangiare pane burro e zucchero. Guardare le altre facce addormentate, i pollici in bocca, le pipì che colavano giù dai lettini e i pupazzi che cadevano tra la polvere mi faceva sentire a disagio.
Crescendo la pisa pomeridiana è diventata un rifugio irrinunciabile. Andare a letto tardi, stare fino alle due del mattino a guardare Notte Horror con papà, che veniva subito dopo il Festivalbar e che era annunciata in uno spot pubblicitario poco prima di decretare il vincitore, mi piaceva tantissimo. Andavo in bagno a lavarmi, prendevo il gelato nel freezer e mi rannicchiavo sul divano letto, terrorizzata ancora prima che il film iniziasse. Poi papà si addormentava e io non avevo più il coraggio di andare a letto attraversando da sola il salone buio. Così restavo lì.
Il giorno dopo, andare al mare la mattina presto e ingoiare quintali di insalata di riso a pranzo, significava per forza dormire nel primo pomeriggio. Che meraviglia le lenzuola fresche, le voci lontane dei bagnanti, il vento tra le foglie e il rumore ovattato dei piatti in cucina...
Durante gli anni del liceo la sveglia presto, i corsi di recupero alle due e le serata in Via Longo non hanno aiutato la riconciliazione tra me e Morfeo, ma sono stati anni meravigliosi e per dormire ci sarebbe stato tempo dopo.
Il tempo per la nanna è infatti arrivato con l'università, a parte le lezioni di latino alle 8 (siamo pazzi???), gli altri corsi iniziavano tardi e io potevo dormire di più. Al pomeriggio riuscivo persino a fare la pennica al Porto Antico, fingendo di leggere il giornale e lasciando invece cadere in avanti la testa, come i vecchi alla bocciofila. La sera da superfidanzata non terminava mai troppo tardi e quando nel week end ci si concedeva un Old da Wincy c'era sempre il pomeriggio del sabato da trascorrere sul divano a pelle d'orso. Peccato per le difficoltà logistiche di avere un ciclo sonno-veglia opposto al proprio innamorato, lui stramazzava sul tappeto all'inizio della sera e io tentavo di trascinarlo a letto alle tre del mattino, per essere a mia volta svegliata alle 7 con un "Andiamo? è tardi!". Bruttissimi gli anni in cui il sonno era diventato un rifugio, giorno o notte che fosse ero in grado di dormire per ore e ore di fila, senza quasi ricordare i miei sogni, con la voglia di ricominciare a dormire appena aprivo gli occhi. Adesso è la notte il momento peggiore, non faccio mai troppo tardi ma non riesco a garantirmi un sufficiente tempo di sonno, mi sveglio tre o quattro volte e alla mattina è come se mi fossi assopita sul treno. In realtà sui mezzi dormo ancora oggi come un ghiro, rischiando come al solito di perdere la stazione di discesa o di farmi rubare anche le mutande. Il pomeriggio è ormai più facile che vada a camminare piuttosto che a dormire, anche senza caffè tiro lungo fino a sera. Il mio parco sogni, infine, continua ad essere assurdo, variegato, divertente, terrorizzante al limite del trauma mentale, complicato, eccitante e chi più ne ha più ne metta. Per fortuna è molto raro che al mattino non ricordi le mie avventure.
Ora sono quasi le due, sono mediamente lucida e ho voglia di vento, perciò mi berrò 'na tazzulella 'e cafè e andrò a fare due passi. Cià.

Nessun commento:

Posta un commento