sabato 8 settembre 2012

Evocator

E' sabato sera, sono appena tornata da un matrimonio, ho ancora le unghie laccate di rosso, ma è tutto ciò che resta (a parte quei 15 chili in più che si posizioneranno sapientemente sul girovita).
Voglio scrivere questo post da qualche giorno, ma dovrei fare mille altre cose più urgenti: preparare un esame per esempio, riflettere sul preventivo dell'elettricista, cercare suggestioni per lafestadellefeste.
Però ora sono stanca, ho la pancia piena, fa caldo e ho voglia di musica, libro e lenzuola fresche. Quindi, scrivo questo e poi bon.
La settimana appena trascorsa è stata insolita: sono tornata a scuola.
Da lunedì a mercoledì ho seguito la Scuola di Robotica & Design, un'idea nata questa estate e concretizzata quasi senza accorgermene. Una bella idea però.
Con in ballo una possibile collaborazione futura mi sono buttata in questa avventura senza sapere nulla di robot, elettronica, informatica, tecnologie varie ed eventuali. Non ho il mac, non ho uno smartphone, non parlatemi di iphone, ipad, ipod, tablet, ebook e similari perché non so dire nulla e capisco ancora meno. Ma questa settimana mi sono divertita e, per la miliardesima volta negli ultimi tre anni, ho messo alla prova un pezzo di me. Educatore ambientale, animatore scientifico, barista, cameriera, aiutocuoca, imprenditrice, studentessa, giornalista, roba che alla fine non so più nemmeno chi sono, cosa mi piace davvero, dove riesco meglio, quanto posso reggere.
Ma sono fatta così, mille porte aperte, duemila ansie, tremila crisi esistenziali e tanta tanta pazienza. Innanzi tutto sono paziente con me, poi pure con gli altri non scherzo.
Comunque, bello il corso, belli i compagni, bella l'organizzazione, bravi i docenti, buono (e tanto!) il cibo, bella l'atmosfera. Primo giorno di scuola: ultima fila. Compagno di banco: il vicino-vicino. Una pacchia.
Abbiamo ascoltato, provato, sentito (cioé accolto sensazioni), riso, imprecato, acceso, spento, schiacciato, bevuto, progettato, parlato, mangiato, guardato, collegato, scritto, disegnato (tanto e compulsivamente, come al solito), riflettuto, immaginato, evocato.
Io ho evocato tantissimo. Il corso ha previsto una parte di lavoro di gruppo, in cui occorreva presentare un'"idea robotica", ovvero organizzare una possibile applicazione tecnologica, non per forza realizzabile adesso, non per forza realizzabile in futuro, ma per forza pensata insieme. Noi abbiamo inventato Evocator (figlio di Navigator, Terminator, Predator, Liquidator e compagnia cantante). Il nostro super sistema è in grado di riprodurre immagini, odori, suoni e pure sensazioni tattili, a comando. Magari mentre si legge un libro (e si vogliono vivere le pagine che ci scorrono tra le dita), magari mentre ci si rilassa in giardino (e l'odore di un fiore ci porta indietro nel tempo), magari mentre si pensa a chi non c'è più (e una musica, un profumo o un oggetto incontrato per caso ci trascinano da lui).
Ovviamente per me è stato inevitabile rotolare giù nella mia vita di prima, un continuo attacca-stacca cavi elettrici, resistenze, led, circuiti che puzzavano, un inconfondibile odore di elettronica sigillato in piccole scatole numerate, un senso di soddisfazione visto mille volte su una faccia che mi somiglia(va) un sacco.
Lo dice anche la foto no? Se si nasce da una persona che riordina(va) così i suoi transistor, come si fa a non divertirsi a un corso di robotica?

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