domenica 17 marzo 2013

Rome wasn't built in a day

Di ritorno da un viaggio a Roma di tre giorni, un po' per dovere e un po' per piacere, dove ho visto e fotografato (anche se qui metto solo un'immagine del rientro in treno) un sacco di posti meravigliosi, ho visitato tre mostre splendide, ho mangiato cibo buonissimo e ho lasciato mal di stomaco e di gamba a casa.
L'unico modo che mi riesce, questa sera, per raccontare cosa è stato per me questo breve viaggio è, come spesso mi accade, l'elenco:
I buchi del travertino, l'azzurro del cielo, gli occhi a mandorla, il pepe sui bucatini al cacio, le viole del pensiero nella veranda, l'insegna del "Sottocasa di Andrea", il tram verde n°3, la cartina della città sempre troppo grande, il tossico senza denti che fischiava sul bus, i licheni sulla guancia dell'angelo al Verano, il baccalà fritto, i capelli fini delle donne di Tiziano, i fiori gialli tra le rovine, la musica diffusa nel Chiostro del Bramante, il cavallo bianco in Piazza di Spagna, il tabaccaio col ciuffo, la bambina spagnola che gioca sotto al tavolo in trattoria, i ritratti dipinti tra le tombe, il braccio del manichino sul lunotto della roulotte, i peli pubici delle foto di Newton, la marmellata di visciole, il ragazzo nero seduto di fronte a me sul 492, il gufo posato sul culo di un uomo nei "Sette peccati capitali" di Bosch, il gelato più schifoso di tutti i gelati del mondo, il muccetto alto che ho adesso mentre scrivo, le ultime pagine di "Tutta la vita davanti" che ho letto all'andata, il signore con la gamba di ferro seduto all'angolo di una via, il violinista che suonava sotto l'arco buio, le pantofole di Pluto della ragazza che alloggiava accanto a noi, il tramonto sulle pozze d'acqua che ho fotografato poco fa, gli incontri immaginati che poi si sono avverati, la musica di Einaudi che sto ascoltando, le cose che non ho capito al workshop, il pensiero a mio padre che mi accompagna sempre quando viaggio in treno, la gatta morbida che si è strusciata sulle mie gambe al cimitero, i preti tedeschi pieni di anelli seduti al ristorante, la carbonara indigeribile del pranzo di oggi, lo shampoo immancabilmente aperto in valigia, le prove di foto vicine e lontane, con la luce e con il buio, in appoggio e in movimento, i miei vestiti gialli, i negozi di antiquariato pieni di oggetti bellissimi, la sete di notte, la voglia di casa.

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