lunedì 29 luglio 2013

Ciao, come stai?

Ultimo (forse) post di luglio, mi sa. Questo mese ho scritto poco, ma ho fatto e pensato molto. Ora sono da mamma, in ritiro nel "giardino incantato" per un paio di giorni, recupero del week end trascorso lavorando.
E' tutta la mattina che piove, previsioni azzeccatissime: tuoni, acquazzoni, la gatta che entra ed esce inquieta, la connessione che va e viene, il vestito giallo con il golfino bianco sopra, le cicale comunque instancabili, l'odore di terra bagnata.
Ho male al collo, ieri sera non ho asciugato la testa e forse ho preso freddo; magari, la notte mal dormita e piena di ricordi e pensieri tristi, ha contribuito.
Tuttavia, se qualcuno oggi mi chiedesse "Ciao, come stai?" risponderei bene. Anche se mamma non è in forma, anche se sono stanca, anche se il mio rapporto con i pasti, dalla preparazione alla digestione, continua ad essere complicato, anche se mi sembra di non avere tempo per il lavoro e per la tesi di dottorato, anche se le ultime notizie delle persone vicine non sono buone, io sto bene, è giusto imparare a riconoscerlo.
Mesi (anni forse?) fa scrissi un pezzo sulla "giusta distanza", non ricordo nemmeno di cosa parlasse, ricordo solo che riflettevo sull'incapacità e necessità di tirare su dei muri tra la mia vita e le cose dure attorno a me. Ancora oggi e forse per sempre, dovrò combattere con la mia attitudine istintiva a farmi coinvolgere troppo, anche in cose che non posso in alcun modo manovrare, su cui non si può assolutamente intervenire, che arrivano e basta, occorre solo accettarle.
Sono stanca e sempre meno multitasking, chi mi vuole bene lo nota. Lo vede. In questi due giorni di corso con i bambini ho fatto più fatica a mantenere la calma, mi sono innervosita prima e durante, ho rischiato di non riuscire bene nei laboratori che avevo preparato perché ci sono arrivata sommersa da mille altre cose. Non deve accadere più, è necessario prendere aria e calcolare ancora una volta la giusta distanza, ponendomi dei limiti, accettando la mia fallibilità, dicendo semplicemente NO.
Ho trascorso questa mattina a mandare e-mail arretrate, aggiornamenti e comunicazioni, intendo dedicarmi un po' alla tesi buttando giù i report tecnici delle ultime settimane super intense tra analisi, trabatelli, corridoi al sole e depositi polverosi, ma voglio anche uscire a fare due passi, annusare il mare finchè sarà troppo gonfio per andarci vicino, condividere un caffè con la De, giocare in giardino con la mia piccola gatta bianca.
Perciò, con la playlist di Stereomood puntata su Cloudy, ripenso ai trenta occhioni curiosi di questi ultimi due giorni, a quelli grandi e interrogativi di Arturo, a quelli chiari e arrabbiati di Alice, a quelli azzurri e taglienti di Corinne, a quelli limpidi e ghiacciati di Zeno, a quelli furbi e belli di Asia, a quelli scuri e coraggiosi di Federico e a tutti gli altri, puntati su di me che spiego il galleggiamento partendo da "Eureka!" e arrivando a una pallina di carta stagnola sul fondo della vaschetta trasparente. Quindi, dopo tanto tempo, riporto qui qualcosa di pratico e mi allontano un po' (la giusta distanza) dalle mie difficoltà...
Nel prossimo post tre esperimenti veloci che potete fare con i più piccoli per spiegare il galleggiamento, le fonti di ispirazione sono state le innumerevoli pagine web sull'argomento, l'esperienza accumulata negli anni, la reperibilità degli "ingredienti" e la semplicità di realizzazione.
Buon divertimento!

2 commenti:

  1. Un abbraccio a te e alla tua mamma cara Elena, leggerò i post che ci preannunci!

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  2. Ciao cara! Ricambio l'abbraccio anche a nome di mamma!
    A presto

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