venerdì 16 maggio 2014

Sottobosco

Ti crei un sottobosco tuo negativo
Già.
E quindi?
Mi mal dispongo? Mal dispongo gli altri?
Forse la prima. Forse la seconda. Probabilmente entrambe.
A me la parola sottobosco piace, anzi, mi piace proprio il sottobosco in generale. Il rumore delle foglie secche quando le calpesti in una passeggiata di autunno, l'odore della terra umida dopo un poco di pioggia, il colore verde scuro così intenso e vivo, la morbidezza dei cuscini di muschio che sembrano velluto sotto i polpastrelli, i funghi che spuntano qua e là tra le rocce fredde, gli insetti che camminano svelti e si nascondono in un attimo, i rami che fanno crack sotto il peso di un passo.
Quindi le parole sottobosco e negativo per me insieme non stanno bene, anzi non stanno proprio.
Ieri ho ritirato le lenzuola stese e sono uscita, quando sono rientrata a casa e ho cominciato a piegare il bucato la stoffa era ancora tiepida di sole. Lo avrei urlato al mondo. In camera c'era odore di caldo, di aria tiepida, di vento, di Tramontana e io non avevo nessuno lì vicino a me a cui far toccare quel cotone bianco e pulito.
Ho rifatto il letto con le stesse lenzuola e ho dormito dentro a quel piccolo pomeriggio di fine primavera. Ho dormito bene.
Ieri ho lavato tre bottigliette di ginger ale, le ho decorate con un washi tape a quadretti verdi e le ho legate insieme con un po' di rafia. Nei vasetti ho infilato delle calle fresche. Ora stanno sul tavolo, in cucina e sono belli.
Ieri ho scritto una lettera di motivazione per entrare in una scuola estiva, l'ho scritta a matita su un piccolo quaderno verde, avvolta dalla luce e circondata da righe azzurre, mentre un gruppo di bambini in mutande dipingeva con le tempere da dita.
Ieri ho comprato un vaso di margherite per un'amica che compieva gli anni, non avevo carta da regalo e l'ho avvolto nella velina con cui vengono ricoperte le arance di Sicilia, un po' di spago bianco e il pacchetto era pronto. Era buffo. Era carino.
Ieri ho camminato un sacco, sono arrivata nella piazza piena di magnolie, sono entrata nella piccola stanza che sa sempre di fumo e poi, quando la porta bianca si è aperta mi sono seduta sulla poltrona arancione. Come tutti i giovedì pomeriggio.
Ti crei un sottobosco tuo negativo
Già.
E quindi?
Oggi il tempo è peggiorato, non c'è più quell'aria calda che ieri intiepidiva le lenzuola, né la luce che illuminava il mio quadernino verde.
Oggi pomeriggio mi chiuderò nella camera del microscopio e poi mi ingegnerò per recuperare l'ennesima cosa volata dalla finestra e caduta nel giardino sotto casa. E' la federa bianca della nonna, quella con le iniziali ricamate, non voglio che resti immersa nella terra quando comincerà a piovere.
Non sono una persona semplice, questo io lo so.
O forse lo sono troppo e così è più facile e divertente prendersi gioco di me e del mio sottobosco.





2 commenti:

  1. Come mai questa primavera somiglia così tanto a un autunno? A un settembre in cui si vanno a rispolverare malinconie e ci si interroga sul tempo andato, sul ripensamento...? Mi sento di darti un minuscolo consiglio che forse cadrà nell'etere della rete e finirà come un granello di sabbia in un deserto. Prova a mettere un pizzico di ironia in quello che scrivi, solo un goccino alla volta. Se entra anche nella vita, per quanto sia dura, vedrai che è come guardare da una lente diversa.

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  2. Com'è vero! L'ironia mi ha salvata tante volte e soprattutto l'autoironia mi aiuta ogni giorno. Ci sono momenti difficili e altri più lievi, in questo periodo della mia vita sono certamente in pace sotto tanti aspetti, quello della salute in primis, perciò non posso davvero lamentarmi.
    Per quanto riguarda il post quassù è arrivato in un giorno complicato, in cui il lavoro su me stessa era più duro del solito e in cui i ripensamenti non erano i miei ma quelli di chi mi stava accanto.
    Comunque viva l'ironia e viva l'autunno, la mia stagione preferita! ;-)

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