domenica 8 giugno 2014

Guida rapida agli addii

Quando ho scattato la foto quassù non ho affatto pensato a questa, lo giuro. Però, chissà perché, è andata che ben si accordano e che ben si capiscono. Ho iniziato il libro poco tempo fa e l'ho finito stamattina, sdraiata sotto a questo sole caldo, circondata da fiori, insetti e voci lontane che arrivavano dalla spiaggia.
E' un romanzo bello, che a giudicare dal titolo si potrebbe immaginare doloroso: non è così.
Sì certo, c'è un lutto, c'è una lunga fatica, c'è lo sguardo pietoso, c'è la rabbia, c'è il vuoto, c'è la solitudine, c'è il caos, c'è il silenzio. Ma non è un libro di dolore, è un libro di dignità, un libro di semplicità.
Semplicity Semplicity Semplicity, come diceva il mio amico Thoreau.
E allora, come faccio quasi sempre, lascio parlare un poco direttamente le pagine, chi meglio di loro sa come presentarsi?

"Se ti allontani abbastanza da un avvenimento, è come se si appiattisse, per così dire, si amalgama con il paesaggio circostante"

"Un tempo mi piaceva pensare che quando moriamo scopriamo finalmente il senso della nostra vita. Non avevo mai immaginato che si potesse scoprirlo alla morte di qualcun altro"


"Le persone che non avevano ancora avuto un lutto mi davano l'impressione di non essere davvero adulte"

Ci sono i brani di cui ho già scritto qui e ci sono le sensazioni che ognuno si scoprirà a riconoscere senza alcun dubbio tra quelle legate ad una perdita e sepolte per difesa in fondo al cuore.

E poi c'è l'ultima frase, nelle ultime righe, dell'ultima pagina, ma quella non la rivelerò, vale la pena leggerlo tutto e ritrovarsi nelle discussioni di coppia, così ripetitive e così inutili, rivedersi tra gli scaffali vuoti e profumati di vernice fresca, sedersi in giardino a guardare l'erba che si bagna contro luce, camminare per le strade della città sperando di rivedere il volto amato tra quelli del resto del mondo.



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