sabato 20 dicembre 2014

C'era una volta un re...

Vesima, interno giorno.
E' mattina e scrivo nello studio illuminato dalla luce delle undici, quando il sole sta per fare capolino in giardino e inondare anche quest'ala della casa.
Nella foto quassù era interno notte (fonda) sull'Albero, e non c'era verso di dormire.
Settimana bianca, non di neve ma di sonno.

"C’era una volta un Re,
bafè biscotto e minè
che aveva una figlia, bafigghia,
biscotto e minigghia..."


Le ho provate tutte: la tisana, il libro, la respirazione calma e regolare (calma e regolare, calma e regolare), il qui e ora, i pensieri positivi, il prato fiorito (con l'odore di estate e i grilli, una delle mie tipiche visualizzazioni nel tentativo di lasciarmi dormire) e le filastrocche. Quella che ho ripetuto di più è "C'era una volta un re", sentita la prima volta in uno spettacolo di Davide Enia, che amo follemente. Se non lo aveste mai fatto leggete Così in terra, suo bellissimo libro.
Beh, la filastrocca "C'era una volta un re" (bafé biscotto e miné...), che trovate qui in versione integrale recitata live, non ha funzionato, o meglio, la mattina a colazione la canticchiavo ancora, ma ero morta di sonno.
Perché in questa settimana non ho dormito?
Non lo so.
Probabilmente per una serie di motivi, che trovano casa in primis nel mio cervello, ma anche in ufficio, dal ginecologo, in classe, al paesello, ovunque insomma.
C'è la notte che non ho dormito per le cose che si sgretolano, quella in cui ho pensato ininterrottamente al lavoro che finisce, quella che "ho paura per la mia salute e le eventuali scelte che dovrò fare", quella dedicata alle feste (maledette) che arrivano, quella impiegata a digerire, quella del "tutti vanno avanti tranne me", quella "dei progetti che iniziano oggi e magari la sveglia non suona".
Alla fine, dunque, non ho dormito e la scena nella foto si è ripetuta talmente tante volte che alle 3.50 ormai rispondevo alle mail di lavoro.
Tutto sommato, però, va bene così, perché a discapito di una presenza vera riesco a stare su tutto senza starci troppo da farmi travolgere. Come questa estate che però avevo l'aiutino, ora ci riesco di nuovo, senza l'aiutino.
Ci perdo in qualità, quello sì, e ci perdono in qualità anche le cose che faccio, perciò immagino che ci perdano in qualità anche le persone che passano del tempo con me, un tempo più evanescente, più calmo e tranquillo, ma anche più trattenuto, superficiale, separato. Un tempo distante.
Se però questa fase, perché di fase si tratterà sicuramente, potrà servire ad essere serena, non dico felice ma almeno serena, aiutandomi un po' non dico per sempre ma almeno durante le feste e durante quel delicato momento di passaggio tra 32-33 anni, tra assegnista-disoccupata, tra in salute-nella merda, sarà cosa gradita, non dico buona e giusta ma sicuramente gradita.
E quindi, sempre per stare in linea con i pensieri appena scritti, un week end da mamma tra pesto, cioccolatini alla viola di Torrielli, gatte grasse e gambe in spalla non potrà che fare bene. Non dico benissimo ma bene, non dico per sempre ma almeno fino a lunedì. Che poi da lunedì sarà tutto una cena, un pranzo, uno scambio regali, un viaggio a Milano, un brindisi e una dormita a pancia piena. Su quest'ultimo punto, alla fine, se le cose non dovessero funzionare e di nuovo il mio corpo non volesse occuparsi della mia parte notturna, mi resterà comunque questa:

"C’era una volta un Re,
bafè biscotto e minè
che aveva una figlia, bafigghia,
biscotto e minigghia..."



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