venerdì 26 dicembre 2014

Intrecci

Per scrivere bilanci è ancora presto e poi io non sono molto brava in quel genere di post, tendo a deprimermi dalla terza riga in poi. Ogni anno, attorno al primo di gennaio, mi faccio una foto con i calzini a righe sull'uscio di casa e butto giù riflessioni, propositi e cose simili (ecco l'ultima volta che l'ho fatto), credo che lo farò anche tra una settimana, ma ho ben poche idee per adesso su cosa scriverò.
Oggi è Natale, sono reduce da un pranzo super buono a casa di amici di mamma e ho persino infilato leggings e scarpe da running per correre un po', all'imbrunire, con la musica nelle orecchie e il capponmagro di traverso.
Dopo secoli non sono ancora finita al pronto soccorso durante le Feste, che non sono ancora terminate quindi non si sa mai, ma mi sento blandamente ottimista. Sono giorni di intrecci, di cose che finiscono, di tempi incastrati, di insicurezze che si mescolano a certezze, di tentativi, errori, obiettivi da raggiungere.
Giusto ieri scrivevo su Facebook:
In 24 ore ho:
Pranzato per l'ultima volta in mezzo alle persone con cui ho lavorato cinque anni.
Comprato i regali con mamma nelle botteghe storiche della mia città.
Festeggiato la nuova casa di due amici portando nella mia tazze piene di me.
Scambiato i regali con chi parte per un viaggio speciale.
Comprato i biglietti per il festival più bello che c'è.
Cenato venezuelano con la mia barba preferita.
Fatto la colazione di natale con il vicino-vicino.
Ricevuto il Secret Santa di Cindy.
Per me può iniziare il 2015. Sono pronta!

Ed è tutto vero, piccole cose attorcigliate che hanno reso serene queste ultime ore, un fatto non banale visti i continui riferimenti a morti, rimpianti, assenze, fatiche, fallimenti e altre natalizie amenità.
Il mio lavoro è ufficialmente giunto al termine, a gennaio avrò giusto il tempo di produrre i report di fine assegno, infilare le mie (poche) cose in una scatola di cartone e liberare la stanza. Poi dovrò cercare di sopravvivere (e diciamo che quest'ultima affermazione è già un buon riassunto della mia incapacità a guardare in grande: avrei dovuto scrivere "Poi cercherò una nuova dimensione dove provare a realizzarmi e a mettere in campo le mie qualità", e invece parlo di "sopravvivenza").
Scuola di Robotica e le sue attività imbastite durante gli ultimi mesi dovrebbero permettermi di respirare fino a fine marzo, dopodiché non ho davvero idea di come potranno andare le cose: troppo vecchia come apprendista, troppo qualificata per fare la lavapiatti, troppo distante geograficamente per un lavoro di didattica della scienza in cui speravo, troppo inadeguata per un altro a cui ho mandato un bel cv infiocchettato.
L'ideale sarebbe che riuscissi a vivere di attimi, intrecciando incontri e opportunità, cavalcando la mia fantasia, sfruttando la creatività che ho così tanto sviluppato quest'anno, rovistando nell'ansia alla ricerca di una briciola di fiducia nel futuro e, soprattutto, in me stessa. Oggi però è già più difficile di ieri e per quanto mi sforzi di darmela a bere, ci sono troppe cose che sto affrontando in un modo evidentemente sbagliato.
Persino questo post mi sta deludendo.
Perché è Natale e dovrei vorrei essere circondata da lucine, bambini che corrono, musica tintinnante, e programmi di festa per i prossimi giorni, invece mi muovo con i passi felpati nella speranza che non si rompa nulla, che il precario equilibrio che ho raggiunto resti tale fino all'otto gennaio, senza scricchiolii sinistri e senza sorprese inaspettate.
[...]
La piega che questo post natalizio stava prendendo era talmente deprimente che mi sono autocensurata, ho spento tutto, ci ho dormito su (con una buona dose di prevedibili incubi) e ho ricominciato a scrivere in un nuovo giorno di sole e di aria fresca. Sono andata a correre anche questa mattina, con una luce fortissima e il mare metallico a fianco, sgombrando la testa e pensando ai ravioli del pranzo sull'Albero: oggi si mangia nella mia casa, lontano da fantasmi e passati ingombranti.
I prossimi giorni saranno di bellezza e amici, almeno così vorrei che fossero, e mi piacerebbe provare a vedere tutta questa incertezza lavorativa (e non solo) come un'opportunità. Non so cosa farò, non so se troverò un impiego, non so di cosa mi occuperò, quanto tempo libero avrò, ma quello che so è che devo ricominciare, non da capo ma quasi, come ho fatto stamattina con questo post, provando magari(!) a migliorare le cose e a vedere possibile anche quello che istintivamente mi sembra solo un'utopia.
Io dico che ce la farò.

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