lunedì 25 maggio 2015

Una stanza tutta per me

Questa mattina, appena uscita dal bar della seconda colazione, una signora diceva ad un amico che di fronte all'asilo i vigili stavano cercando di allontanare un capriolo, ma lui non ne voleva sapere di andare via dal giardino.
In quel momento ho capito che alzarmi presto per andare a camminare era stata la scelta giusta.
Avevo bisogno di una stanza tutta per me in cui trovare spazi adatti a riordinare i pensieri pesanti degli ultimi giorni, dove cercare silenzio, concentrazione e, perché no, pace. Ora, sul silenzio magari poteva andarmi meglio, la combriccola a cui mi sono unita (la classe "di arte" di mamma) non si può dire brillasse per mutismo, ma in fondo è andata benissimo così: la compagnia nei giorni no alla fine fa bene, perché ci costringe a relativizzare e a spostare l'attenzione su altro. Ci sarà sempre qualcuno con una disgrazia più grande della tua che ti farà pensare "vabbé dai, che sarà mai".
Oggi l'obiettivo era percorrere parte dell'acquedotto storico di Genova e sicuramente il fatto che ci fossi stata questo inverno in una giornata tanto speciale da rimettermi al mondo, mi ha aiutata parecchio a puntare la sveglia alle sette (e, soprattutto, a scendere da letto).
Quindi, con estrema tranquillità, abbiamo camminato, ci siamo fatti raccontare la storia di quello che incontravamo, abbiamo attraversato ponti, boschi e prati e abbiamo visto un asino, due capre e tre pecore (di cui due agnellini così piccoli da avere ancora il cordone ombelicale appeso alla pancia).
Qualcuno ha raccolto sambuco per i decotti, succhiato il nettare dei gelsomini, mangiato asparagi selvatici e fotografato i fiori di kiwi, io, nel frattempo, ho ripensato ai giochi che facevo da bambina quando mi avventuravo nei boschi. Me ne sono venuti in mente un sacco: il riso al pesto con gli ombelichi di venere, i fischietti con le cime nuove delle canne, le ballerine con i fiori di papaveri, i palloncini con una pianta che non ho mai saputo che nome abbia. Anche allora, come oggi, cercavo una stanza tutta per me.
La stessa forse la cercavano i tre bimbi che ieri hanno partecipato al mio laboratorio: costruendo animali fantastici con materiali di recupero (io mi ero persino portata un vecchissimo libro sulla fauna ligure così mal ridotto che Gabriele, stupito, mi ha detto: "ti consiglio di aggiustare un poco questo tuo libro!") e regalando alle loro creazioni delle piccole luci che le rendessero ancora più speciali. Hanno lavorato quasi due ore con calma, concentrandosi sulle loro idee e lasciando il giusto spazio alla fantasia, rispettandone ogni aspetto, anche se bizzarro.
Dovremmo farlo tutti, ogni tanto, perché ogni volta che rispettiamo qualcosa ci rendiamo felici.

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